Provenzano sullo Stretto, strumentali le sue ragioni del “No” - QdS

Provenzano sullo Stretto, strumentali le sue ragioni del “No”

redazione

Provenzano sullo Stretto, strumentali le sue ragioni del “No”

martedì 29 Settembre 2020

Riceviamo e condividiamo la lettera del nostro lettore, l’ingegnere Giovanni Mollica

Caro Direttore,

una caratteristica del Suo giornale – e, in particolare, dei Suoi editoriali – è sempre stata quella di non accettare come verità rivelate le affermazioni dei politici. Soprattutto quando parlano in qualità di esponenti del Governo. Ho pensato a questo quando ho letto l’articolo del 26 Settembre u.s. nel quale il siciliano Ministro per il Sud e per la Coesione ha informato i Suoi lettori che il Ponte sullo Stretto “non è finanziabile” e che “i tempi sono incompatibili con quelli del Recovery Fund”.

Che Provenzano sia contrario al Ponte non è una novità: lo ha detto e ripetuto infinite volte, pur con l’excusatio non petita dell’assenza di pregiudizi. Quelle che giungono nuove, fasulle e strumentali sono, invece, le ragioni del suo No. Sulla falsariga della piacentina Ministra dei Trasporti, infatti, Provenzano sostiene che il Ponte non rientra nelle Linee Guida delle opere da inserire nel Recovery Plan ma non dice che si riferisce alle Linee Guida scritte dal suo Governo. Non a quelle europee, che il Ponte lo approverebbero subito. Sarebbe stato onesto dire che non si fa perché non vuole farlo. Perpetuando un’anomalia planetaria, in quanto non esiste altra isola al mondo con più di 100 mila abitanti e distante dal continente meno di 2 miglia che non sia collegata stabilmente con la terraferma. Forse, come diceva il Principe di Salina, Provenzano e i suoi colleghi si sentono i più intelligenti in un mondo che va in direzione opposta. Sbagliano tutti gli altri a realizzare grandi infrastrutture che forano montagne e scavalcano fiumi e bracci di mare per contrastare la marginalizzazione e il degrado dei territori periferici.

Hanno ragione i vari Delrio, Toninelli, De Micheli e Provenzano che hanno condotto la Sicilia fino al rischio di povertà (Eurostat) grazie a un isolamento che porta 25 mila giovani a fare le valigie. Sulla pelle dei siciliani, Provenzano non vuole rompere col M5s, è fin troppo chiaro, ma che ci prenda in giro è intollerabile. Il Suo giornale non può lasciarla passare come se niente fosse. Non può dire che il Ponte “non è finanziabile” dal Recovery Fund se è stato proprio il Suo governo a scrivere le regole che lo escludono, in pieno contrasto con le richieste europee che il collegamento stabile lo chiedono da almeno vent’anni. Sia come completamento del Corridoio Berlino-Palermo (oggi Helsinki-La Valletta) che come spinta alla coesione, miglioramento della mobilità ed eliminazione di uno dei peggiori colli di bottiglia del continente. Non posso credere che uno studioso come il Ministro non sappia che il Parlamento europeo, nella risoluzione 1-636/83 ha affermato che il link tra Sicilia e continente “would be of infinite benefit to the economy and the development of the regions concerned”.

Come fa a continuare a prendere in giro i siciliani delirando su un’Av che, in Sicilia, non necessita del collegamento stabile? Pur sapendo (spero) che i treni non volano e che nella (sua?) isola non è prevista la vera Av ma una patetica e farlocca imitazione di quella dell’Italia centro-settentrionale? Perché finge di non sapere che il Ponte riduce drasticamente l’inquinamento e che, senza di esso, è impossibile il trasferimento del 30% delle merci da gomma a ferro entro il 2030, come impone l’Ue? Dire che i tempi di realizzazione sono “incompatibili con quelli del Recovery Plan” è un vero capolavoro di disinformazione in quanto il Ponte è – insieme all’Av/Ac Na-Ba – l’unica grande opera che può partire in sei mesi e generare i primi – sottolineo, i primi 1.000 posti di lavoro in 10 mesi. Duecentomila in 6 anni, tra diretti, indiretti e indotti. Un’opera che attribuisce al Sud e all’Italia un ruolo fondamentale nel panorama euromediterraneo in quanto avvicina l’Europa a meno di 150 km dall’Africa, favorendo gli scambi col Continente del futuro.

Con quale faccia di bronzo, Provenzano parla di diritto alla mobilità e, contemporaneamente, mantiene lo sbarramento rappresentato da un braccio di mare di soli 3 km? Contraddicendo secoli di Economia dei Trasporti, la logica e la storia che considerano prioritarie le infrastrutture sovraregionali rispetto a quelle locali. Se avesse fatto politica in California, all’inizio dell’800, il Ministro Provenzano si sarebbe opposto alla ferrovia che univa l’Atlantico al Pacifico per realizzare prima la San Francisco- San Diego? Il Suo giornale non può lasciare passare sotto silenzio le baggianate di un Ministro che dovrebbe essere ribattezzato “contro il Sud e contro la coesione”.

Ingegnere Giovanni Mollica
Messina

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