Dopo 10 anni di grandi pensate la politica ha partorito un voto svogliato e in ordine sparso, le coalizioni si sono scolorite, se non spaccate, come ad Agrigento e Siracusa
Si torna al voto, ma solo per addetti ai lavori. Le Province siciliane, dopo la nottata in cui ci fu il patto Crocetta-Cancelleri per abolire le province sicule e fare la grande riforma, tornano al voto seguendo ob torto collo la legge Del Rio, con la votazione indiretta dei consiglieri comunali delle città e dei paesi costituenti il territorio delle ex province.
La grande riforma
La Grande Riforma durò 12 giorni prima di essere cancellata, e così il patto del primigenio Campo largo di centrosinistra, dall’Assemblea regionale. In seguito tanti tentativi abortiti di tornare esclusivamente all’elezione diretta, senza cambiare nulla delle funzioni e competenze.
Di fatto le aree cosiddette vaste sono state commissariate per 10 anni, hanno perso risorse finanziarie ed umane, e sono oggi ridotte al lumicino, come le strade provinciali, ben 14.000 km ormai diruti e dissestati senza nessuno che se ne sia occupato. Andare da un paese all’altro ormai in Sicilia è come fare la Parigi-Dakar o il Camel Trophy. Dopo 10 anni di grandi pensate la politica ha partorito un voto svogliato e in ordine sparso, le coalizioni si sono scolorite, se non spaccate, come ad Agrigento e Siracusa.
Al voto
E meno male che non si vota per il Presidente nelle tre città metropolitane, perché sarebbero stati dolori, politici, ben più vasti degli attuali. Vi immaginate se il voto a Palermo avesse ricalcato la situazione dell’aeroporto locale, o a Messina se qualcuno di centrodestra si fosse candidato contro il rais De Luca. Dopo il voto i malumori saranno matematici all’interno delle coalizioni e dei partiti, con ovvi risvolti sul piano regionale. Le giunte saranno di difficile costituzione e si preparano vari redde rationem.
I problemi rimangono
Il vero problema è che le strade rimarranno dissestate, senza tecnici e “piccioli”, le scuole rimarranno quelle che sono, solo le salsicce delle sagre verranno forse arrostite insieme a qualche carciofo provinciale. In Italia le province furono inventate da Napoleone, e da allora molti si sono messi il dito nell’orecchio ma nessuno ha inventato un modello migliore di gestire il territorio. Nonostante ci vellichiamo della nostra ormai famigerata Autonomia abbiamo oltremodo perso la nostra specialità. Tranne spararci addosso per futili motivi, due morti e tre feriti gravi a Monreale.