Inchiesta

Alla Pa italiana piace vincere facile grazie a obiettivi semplici e premi garantiti

ROMA – Premi di produzione erogati ai dipendenti pubblici senza adeguati presupposti meritocratici. È la valutazione della Corte dei Conti, che bacchetta così l’Amministrazione pubblica italiana sulle premialità riconosciute ai dipendenti delle Pa centrali nel periodo 2020/2022, trovando “indicazione di obiettivi particolarmente bassi e autoreferenziali, oltre alla scelta di indicatori di performance poco sfidanti”.

La Corte dei Conti parla senza mezzi termini di “insufficiente efficacia del sistema di misurazione e valutazione, inidoneo a determinare in maniera uniforme e pienamente adeguata la qualità delle prestazioni dei dipendenti pubblici”.

L’analisi, approvata con Delibera n. 62/2024/G, è stata fatta sull’effettività del Sistema di misurazione e valutazione della performance dei dipendenti pubblici, previsto dal Decreto legislativo n.150/2009. La Corte ritiene insufficiente l’efficacia della misurazione della qualità delle prestazioni dei dipendenti pubblici con un appiattimento verso l’alto delle valutazioni del personale. “Se la logica istitutiva degli Organismi indipendenti di valutazione – viene sottolineato dai magistrati contabili – è legata all’unificazione dei compiti prima svolti dai servizi o dagli uffici di controllo interno delle Pa e all’uniformazione delle modalità di verifica delle prestazioni, l’assenza nell’attuale sistema di parametri realmente omogenei è un rischio di allontanamento dagli scopi ispiratori della norma”.

Le formulazioni sono state dedotte anche grazie alle relazioni fatte dagli Oiv, che monitorano il funzionamento complessivo del sistema di valutazione, della trasparenza e integrità dei controlli interni ed elaborano una Relazione annuale sul suo funzionamento. Per esempio, l’Oiv del ministero delle Imprese e del Made in Italy ha formulato una specifica osservazione, relativamente alla “qualificazione” dei target. Per il 2020 si era rilevato come quasi tutti quelli fissati fossero stati pienamente realizzati, aspetto questo che poteva indicare una “criticità strutturale” (target troppo prudenti in sede di programmazione) e la stessa valutazione è stata fatta per il 2021. Nella relazione l’Oiv afferma che “nonostante lo sforzo delle strutture di recepire, utilizzare e valorizzare il set di indicatori trasversali, definiti nella nota del Segretario Generale n. 4449 del 13/12/2021, la misurazione, la valutazione nonché la verifica di alcuni indicatori trasversali sono risultate difficoltose e richiedono un maggior impegno nelle fasi sia di pianificazione sia di monitoraggio e consuntivazione…”. Questa valutazione rappresenta solo un esempio delle criticità rilevate dagli Oiv delle amministrazioni centrali, segno di un problema generalizzato che svela come i premi di produzione vengano distribuiti praticamente a pioggia.

Il Governo, “Basta con i premi a pioggia”

Il nuovo Governo aveva già mostrato l’intenzione di frenare questa distribuzione di denaro con il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, che in una intervista al quotidiano La Stampa alla fine dello scorso anno aveva detto: “Basta con i premi a pioggia. Cambieranno anche le pagelle, il metodo per valutare i risultati dei dipendenti, verranno misurate le performance individuali e quelle di gruppo e in prospettiva poi gli impiegati potranno esprimere le loro valutazioni sui dirigenti ed anche gli utenti avranno voce in capitolo”.

“Dobbiamo introdurre in maniera significativa – ha aggiunto – il valore del merito nella Pubblica amministrazione, questo perché noi abbiamo bisogno sempre più di inserire tante persone nella Pa e dobbiamo essere più attrattivi soprattutto nei confronti dei giovani. Che oggi cercano un’organizzazione che consenta di dare loro competenze, la possibilità di entrare in ambienti che li fanno crescere e capaci di individuare e premiare i meritevoli. Per questo ho emanato una direttiva sulla performance con la quale introduco un concetto abbastanza rigoroso di premio del merito. Quando sono arrivato alla guida del ministero mi son fatto dare le statistiche sulla valutazione dei risultati della pubblica amministrazione: il 99,8% dei dipendenti pubblici sono valutati eccellenti. Siccome non mi pare che i cittadini e le imprese abbiano una percezione di eccellenza bisogna che cerchiamo di capire che cosa non sta funzionando. E certamente la voce del cliente è sempre rilevante”.

Certamente gli intenti per porre fine alla distribuzione di denaro pubblico senza meritocrazia sono positivi, ma il rapporto della Corte dei Conti dà ancora più forza alla necessità di mettere un freno a uno spreco di denaro che si reitera nel tempo. E, al di là di considerazioni meramente moralistiche, l’avvio di una politica meritocratica per erogare i premi di produzione avrebbe un positivo impatto non solo sui dipendenti pubblici nello svolgere con impegno e produttività il proprio lavoro, ma anche sulla fiducia dei cittadini sull’operato della Pubblica amministrazione, fiducia oggi ai minimi storici.

Necessari meccanismi per promuovere la buona amministrazione

Le conclusioni della Corte dei Conti sullo spinoso tema dei premi di produzione nella Pubblica amministrazione hanno rilevato una serie di mancanze, prima fra tutte la collaborazione tra gli Organismi interni di valutazione e la Corte stessa: “Con riferimento all’orizzonte temporale considerato nell’indagine (2020-2022) – viene scritto nella relazione – è emerso in più ipotesi l’omesso raccordo con questa Corte, alla quale non sono stati trasmessi i dati. Più in particolare, gli Oiv del ministero della Giustizia, del ministero dell’Economia e delle Finanze, del ministero della Cultura, nonché del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica non sempre hanno ottemperato all’obbligo di comunicazione alla Corte dei conti”.

In relazione invece alle segnalazioni pervenute è risultata diffusa l’indicazione di obiettivi particolarmente bassi, insieme all’opzione per indicatori di performance altrettanto poco sfidanti. Questo “ha comportato l’appiattimento verso l’alto delle valutazioni del personale (del tutto prevalente risulta l’attribuzione della classe di punteggio massima sia alla dirigenza sia al personale delle aree funzionali) e il conseguente riconoscimento di premialità in assenza degli adeguati presupposti meritocratici che le avrebbero, a rigore, giustificate”.

La Corte dei Conti ha rilevato anche l’assenza di un adeguato sistema di controllo di gestione; il mancato aggiornamento del sistema di misurazione e valutazione della performance, con particolare riguardo alle misure di valutazione previste dalle Linee guida n. 5/2019; la mancanza del rispetto dei criteri di valutazione partecipativa, che avviene nell’ambito del rapporto di collaborazione tra Amministrazione pubblica e cittadini, con il coinvolgimento di utenti interni ed esterni. E ancora la Corte dei Conti segnala la mancanza di una adeguata attenzione al cosiddetto bilancio di genere e la conseguente mancanza di un’adeguata integrazione della dimensione di genere nella programmazione. Insomma, un quadro decisamente critico.

Per la Corte i target fissati al ministero del Made in Italy sono stati troppo facilmente conseguibili, mentre per i ministeri Ambiente, Lavoro, Agricoltura e Sovranità alimentare c’è stata poca attenzione al bilancio di genere e al coinvolgimento di cittadini e altri stakeholders nella valutazione delle attività. Al ministero della Salute non sono stati adottate misure per promuovere le pari opportunità, così come è stata riscontrata l’assenza di un adeguato sistema di controllo di gestione nella Relazione di validazione dell’Organismo del ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica e la mancanza di adozione di un sistema di misurazione e valutazione della performance al ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste.

“Emerge la necessità – conclude la Corte dei Conti – di meccanismi premiali che, in linea con la teoria degli incentivi propria dell’analisi economica, risultino realmente efficaci, ai fini della piena promozione della buona amministrazione”.