Ospite di QdS Pausa Caffè, condotto da Luigi Ansaloni con l’opinionista Giovanni Pizzo, l’imprenditrice Doriana Ribaudo, una delle ristoratrici più famose di Palermo e che da anni lotta per i diritti dei lavoratori nel centro storico.
Anche lei ha subito, come tutti, questo infinito lockdown dovuto al Covid 19 e dopo quella che sembra la fine dell’emergenza, con la riapertura dei ristoranti, traccia un bilancio, sincero e pesante, su quello che è stato vivere tutto ciò.
“La stagione promette bene, i turisti sono tornati, abbiamo belle aspettative, ed era ora. Noi e anche gli albergatori eravamo titubanti, ora sono arrivati anche gli americani – dice la Ribaudo -. Resistere in questi mesi è stata una traversata nel deserto che non auguri nemmeno al mio peggior nemico, molto peggio del primo lockdown. Il gioco dei colori è stato per noi una chiusura perenne. L’esterno? Il 70% dei miei colleghi non lo ha, e anche questo non è stato tenuto in considerazione”.
Continua la Ribaudo: “Anche a livello comunale non ci sono state deroghe, e nemmeno ora c’è chiarezza. L’autunno ci fa ancora paura, un terzo lockdown sarebbe insostenibile per tutti, siamo però fiduciosi sui vaccini. Siamo stati molto rispettosi con le istituzioni, io personalmente quasi all’estremo. Ora mi è venuto a mancare il senso dello Stato, anche il senso delle stesse regole – dice amara l’imprenditrice -. Continuiamo a essere sottoposti a controlli rigidi, trovo paradossale tutto questo quando all’esterno dei nostri locali oltre il coprifuoco c’è il delirio, discoteche a cielo aperto e nn veniamo intervenire nessuno. Questo mi ferisce tanto, ma penso che stia venendo a mancare il senso della misura nei nostri confronti, almeno questo ce lo meritiamo. Molte ordinanze non sono mai state fatte rispettare, piazze e strade non sono state controllate a dovere. Mai un cliente è stato multato, invece i pubblici esercizi a volte sono stati chiusi. Sono rimasta delusa da questa mancanza di sensibilità”.