Qualità della vita, il Mezzogiorno è alla deriva - QdS

Qualità della vita, il Mezzogiorno è alla deriva

Paola Giordano

Qualità della vita, il Mezzogiorno è alla deriva

martedì 15 Novembre 2022

Italia spaccata: il Nord eccelle mentre il Sud affonda, si spopola e colleziona ultimi posti nelle varie classifiche. Colmare il divario è una sfida per il Governo Meloni

PALERMO – Tra le sfide più insidiose per il nuovo Governo nazionale c’è quella di colmare un gap tra Nord e Sud del Paese che nel corso degli ultimi decenni anziché diminuire è cresciuto a dismisura. A offrire una panoramica dello squilibrio che persiste tra un’Italia – quella centrosettentrionale, che viaggia a velocità sostenuta – e l’altra – quella meridionale, che invece arranca – è la classifica sulla qualità della vita stilata da ItaliaOggi e Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni (Gruppo Generali), giunta alla 24^ edizione.

Come ogni anno, l’indagine consta di una graduatoria generale e di nove classifiche relative ad altrettante “dimensioni”, frutto dei risultati registrati sulla base di svariati indicatori: affari e lavoro; ambiente; reati e sicurezza; sicurezza sociale; istruzione e formazione; popolazione; sistema salute; tempo libero; e reddito e ricchezza.

Se per trovare le siciliane bisogna scendere nella parte bassa della classifica – la prima che incontriamo è Ragusa, in 84^ posizione – ampliando la ricerca alle province meridionali non vi è traccia di Sud prima della 72^ posizione, occupata da Matera. In vetta dominano Trento, che dal secondo posto dello scorso anno balza in prima posizione, Bolzano (seconda, anch’essa in risalita di una posizione) e Bologna, che dal 4° posto dello scorso anno recupera una posizione e conquista il gradino più basso del podio.

Classifiche come quella di ItaliaOggi o come quella “Ecosistema urbano” di Legambiente realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, incentrata sull’ambiente – lo abbiamo sempre detto e continuiamo a sostenerlo – non sono la Bibbia ma restituiscono la fotografia di un Paese che viaggia a due velocità. Per i territori meridionali risalire la china è faticoso ma non impossibile. Basterebbe guardare ai modelli virtuosi di chi ha ottenuto e ottiene buoni risultati. Ci limitiamo a elencare due esempi.

Questione rifiuti: con l’87,6 per cento di rifiuti differenziati sul totale dei rifiuti urbani prodotti, Treviso si piazza al primo posto della graduatoria realizzata nell’ambito dell’indagine Ecosistema Urbano, mentre a raschiare il fondo della classifica del citato indicatore è la siciliana Catania, con appena l’11,4 per cento di differenziata. Le discariche a cielo aperto sparse per le strade del capoluogo etneo – e non solo – sono sotto gli occhi di tutti.

Sul fronte delle politiche sociali a primeggiare la classifica relativa all’indicatore “Sicurezza sociale” preso in esame da Italia Oggi è Cuneo, che balza in avanti di ben 67 posizioni rispetto allo scorso anno. Agli antipodi si piazza la provincia aretusea.

Allo scopo di farci raccontare le “ricette” che hanno contribuito al raggiungimento del più alto scranno abbiamo interpellato i sindaci dei due Comuni capoluogo dei territori di Treviso e Cuneo.

Treviso e le buone pratiche da condividere

Mario Conte, sindaco di Treviso

Abbiamo chiesto a Mario Conte, primo cittadino del Comune di Treviso, la “ricetta” del successo del territorio da lui amministrato in ambito ambientale.

Sindaco Conte, su un tema molto delicato come quello della raccolta differenziata Treviso è al primo posto della classifica “Ecosistema Urbano”. Un ottimo successo frutto di politiche ambientali adeguate alle problematiche locali. Cosa consiglierebbe al territorio che è arrivato all’esatto opposto della classifica, ovvero Catania?
“Treviso ha promosso negli anni politiche ambientali concrete. Si pensi che abbiamo adottato un piano di riforestazione urbana che ha portato migliaia di alberi ad alto coefficiente di mitigazione ambientale nei quartieri fra Parchi urbani e boschi periurbani (resi fruibili per cittadini e scuole grazie alle aule all’aperto), un bando caldaie, rinnovato negli anni, che ha permesso di sostituire 290 impianti obsoleti. E ancora: le piste ciclabili e la messa in sicurezza dei marciapiedi per favorire la mobilità sostenibile e ad emissioni zero. La raccolta differenziata costituisce sicuramente il fiore all’occhiello grazie all’ottimo lavoro svolto da Contarina sia nella raccolta porta a porta che nella fase successiva, quella del riciclo. Oltre, ovviamente, alla grande collaborazione dei cittadini che hanno una grande sensibilità e della Polizia Locale nella lotta all’eco-vandalismo. L’87% si raggiunge soltanto se tutti vanno nella stessa direzione. Non abbiamo consigli da dare a Siracusa perché ognuno conosce bene le problematiche del territorio di competenza. Al limite possiamo condividere le nostre buone pratiche che, compatibilmente alle necessità e alle specificità territoriali, si possono replicare in altri territori. A Treviso le porte sono sempre aperte per confrontarsi e fornire informazioni utili”.

Guardando più in generale al sistema complessivo dei rifiuti, in che modo viene gestito il residuo indifferenziato? Vi servite di impianti industriali per la trasformazione dei rifiuti in energia?
“Il rifiuto secco non riciclabile prodotto a Treviso viene raccolto porta a porta da Contarina, azienda trevigiana che si occupa della gestione dei rifiuti di 49 comuni della provincia, e poi trasportato in un impianto situato nell’hinterland dove si produce combustibile solido secondario che ha un potere calorifero estremamente elevato che viene utilizzato per produrre energia in impianti industriali”.

C’è qualche modello virtuoso che ha promosso e che potrebbe essere esportato al Sud?
“La raccolta differenziata, così come viene gestita a Treviso, rappresenta un modello virtuoso e i risultati hanno dato a questa gestione rilevanza internazionale, così come il piano di riforestazione urbana o il bando caldaie. Tuttavia, riteniamo che ogni iniziativa debba essere costruita in maniera sartoriale sul proprio territorio in base alle criticità, alle caratteristiche e alle istanze dei cittadini. Sicuramente, investire sulla sostituzione delle caldaie obsolete finanziando l’installazione di quelle nuove può essere una buona iniziativa replicabile al Sud, così come quella di investire sul verde, coinvolgendo nel processo di riforestazione anche i privati, come è stato fatto a Treviso con l’iniziativa ‘Adotta un albero’, grazie alla quale sono stati donati ai cittadini più di quattrocento alberi per la piantumazione di nuove essenze autoctone”.

La ricetta di Cuneo: fare rete contro l’isolamento

Patrizia Manassero, sindaco di Cuneo

Alla sindaca del Comune capoluogo della provincia di Cuneo, Patrizia Manassero, abbiamo chiesto di indicarci la strada imboccata dal territorio cuneese in ambito sociale, con l’obiettivo di suggerire a chi si trova in fondo alla classifica un modello virtuoso da adottare per tentare di risalire la china.

In tema di sicurezza sociale Cuneo è al primo posto della classifica stilata da Italia Oggi. Un ottimo successo frutto di politiche sociali adeguate alle problematiche del territorio. Sindaca Manassero, cosa consiglierebbe al territorio che è arrivato all’esatto opposto della classifica, ovvero Siracusa?
“Quello cuneese è un territorio complesso. La provincia conta all’incirca 550 mila abitanti ed è suddivisa in 247 Comuni, con un frazionamento amministrativo importante in un territorio prevalentemente montano con estese aree periferiche. Il nostro è un territorio che ha lavorato da sempre attraverso un sistema di rete tra Istituzioni e con il fondamentale supporto del terzo settore che ha integrato la copertura dei servizi. La carta vincente è stata proprio lavorare in rete perché questo ha fatto in modo di esaltare una solidarietà tra enti che ci ha consentito di evitare di lasciare il cittadino da solo. Su una rete di servizi essenziali lavorare in sinergia, in modo organizzato ci permette di avere una copertura assistenziale quasi totale del territorio”.

C’è qualche modello virtuoso che ha promosso e che potrebbe essere esportato al Sud?
“Non conosco in modo dettagliato la realtà del Mezzogiorno, ma posso dire in modo convinto che anche nei nostri territori i Comuni, specie quelli montani, hanno difficoltà oggettive ad amministrare: da soli non potrebbero sostenere e affrontare le problematiche sociali. Penso agli anziani o alle famiglie con disabili. Quella di lavorare in rete è un’‘assicurazione’ che ovviamente è una scelta politica perseguita insieme agli altri amministratori locali perché convinti che l’unione faccia la forza. Parlando di politiche sociali, la complessità del nostro territorio cui accennavo comporta un rischio che non possiamo e non dobbiamo sottovalutare, ovvero quello dell’isolamento del singolo. Per evitare questo rischio, in ambito provinciale, si è puntato ad esempio sulla domiciliarità, garantendo alle persone anziane prestazioni a domicilio di infermieri, con l’obiettivo di arrivare nei territori più ‘scoperti’ di servizi essenziali”.

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