Nella storica e prestigiosa cornice della libreria "Cavallotto" è stato presentato "Quando morì Maramao", ultima fatica letteraria della scrittrice, attrice e docente Maribella Piana
Un romanzo ambientato nella Catania degli anni ’30, proprio in mezzo alle due Guerre Mondiali che hanno sconvolto gli equilibri del mondo intero. Una Catania diversa da quella del giorno d’oggi, con l’attenzione rivolta con tono emozionante e nostalgico ai luoghi simbolo della città etnea e il focus puntato sui giovani di allora in un contesto socio-politico in continuo mutamento tra il decadimento dell’aristocrazia e l’emergere della classe borghese. Nella storica e prestigiosa cornice della libreria “Cavallotto” è stato presentato “Quando morì Maramao”, ultima fatica letteraria della scrittrice e docente Maribella Piana, autrice tra gli altri di testi quali “I ragazzi della Piazza”, “Cielomare” e “La Malaeredità”.
L’intervista del QdS a Maribella Piana
A margine della presentazione, i microfoni del Quotidiano di Sicilia hanno potuto intercettare sensazioni e pensieri di Maribella Piana, artista poliedrica e inoltre attrice sia teatrale che televisiva con apparizioni in serie di successo come “Makari”, “Il Commissario Montalbano” ed “Il Capo dei Capi”.
– Prof. Maribella Piana, perchè il titolo “Quando morì Maramao”? Da cosa ha preso spunto?
“La mia opera s’intitola “Quando morì Maramao” a tributo di una canzonetta divertente dell’epoca, una di quelle composizioni folli e creative di un tempo che adesso non ci sono più. Adesso, infatti, o sono tristissime o sono melense – dichiara l’autrice – Ho scelto questa canzone perchè connota il periodo in cui è ambientata l’opera: è la colonna sonora perfetta perchè la canticchiavano tutti”.
– L’opera è ambientata in un Catania di quasi un secolo fa, con il racconto nostalgico e allo stesso tempo emozionante di quei luoghi tutt’oggi simbolo della città…
“Il catanese è fatto per uscire, il catanese a casa non ci sta. Il cittadino esce la mattina a prendere la granita, il pomeriggio a bere il caffè con gli amici, esce la sera per divertirsi. Catania è una città che vive fuori, perchè il fuori è bello, accattivante ed accogliente. C’è la meravigliosa via Etnea, c’è la Villa Bellini: ci sono un sacco di locali, anche se io piango la chiusura di tanti teatri e cinema di un tempo”.
– Nel libro i protagonisti sono i giovani di quel tempo: che differenza c’è rispetto ai ragazzi di adesso?
“I giovani di allora erano reduci da un periodo di grande crisi, sofferenza e di grandi paure. Probabilmente, anche se brutto da dire, la sofferenza e la mancanza ti spingono ad agire per riappropriarti di quello che ti spetta e che ti tocca. Non posso recriminare sul fatto che i miei figli e nipoti abbiano tutto quello che desiderano perchè gliel’abbiamo dato noi: questo, però, diminuisce oggi la spinta a desiderare“.
– Qual è il messaggio che intende lanciare con “Quando morì Maramao”?
“Io in genere sono contraria a lanciare un determinato messaggio – risponde – Piuttosto auspico sempre che dai miei libri resti qualcosa su cui poter riflettere. Dalla lettura di questo libro in particolare rimane il fatto di poter soffermarsi su problemi e questioni che abbiamo trascurato. Nel comporre l’opera mi sono immedesimata in uomini e donne del tempo ed ho pensato “cos’avrei fatto io in quel periodo ed al posto loro: avrei rischiato la vita per salvare un ebreo ad esempio?”. Un’opera del genere ti costringe a metterti davanti ad una realtà a cui prima, nel corso della vita, non avevi magari pensato”.
– Da scrittrice di successo, invece, che consiglio si sente di dare a chi vuole intraprendere questo tipo di percorso e cimentarsi nella scrittura?
“Leggere e basta ! Si dice che siamo un popolo di scrittori e non di lettori – prosegue Maribella Piana – Ribadisco sempre che scrivo anche per salvare e custodire la nostra bellissima lingua: di essa, però, non si può impadronirsene solamente a scuola. Solo la lettura può conferirci la ricchezza: abbiamo un patrimonio di vocaboli e costruzioni infinito. Ci sono mille modi per esprimere un sentimento: se invece continuiamo a limitarci solo a dire “ti amo” ‘ama finutu’ (ride n.d.r.)”.
– In vista del futuro, ha già in cantiere nuovi progetti letterari? Può anticiparci qualcosa?
“Si, una volta concluso il periodo di “Quando morì Maramao” vorrei concentrarmi sugli anni che hanno segnato la mia adolescenza, ovvero gli anni ’60. Certamente non posso affrontare l’oggi, perchè l’oggi è troppo triste d’affrontare e io non voglio scrivere di cose tristi“.
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