Quando Palermo sognò di diventare Woodstock - QdS

Quando Palermo sognò di diventare Woodstock

redazione

Quando Palermo sognò di diventare Woodstock

giovedì 23 Luglio 2020

La storia del Festival Pop ‘70 raccontata nel libro di Sergio Buonadonna

PALERMO – Nell’estate del 1970 il capoluogo siciliano credette di essere la Woodstock del Mediterraneo. Con Pop ‘70 era diventata il richiamo delle grandi star internazionali. Cinquant’anni dopo le storie, i personaggi, i retroscena di quell’evento straordinario sono raccontati da Sergio Buonadonna con il ritmo incalzante di un romanzo nel libro “Quando Palermo sognò di essere Woodstock” (Navarra editore, 275 pagine, 16 euro).

Regista e creatore di Pop ‘70 era l’impresario siculo-americano Joe Napoli, l’uomo che aveva inventato in Europa il Festival campus. La sua ambizione era quella di regalare alla Sicilia, da cui erano partiti i suoi genitori, un appuntamento indimenticabile. E indimenticabile fu quell’estate stupefacente di mezzo secolo fa, quando Palermo era stretta tra la politica delle clientele, la scalata al Comune di Vito Ciancimino e la mafia che sparava e che a settembre avrebbe rapito Mauro De Mauro. Nel mondo si chiudeva il decennio della rivoluzione culturale, della swinging London e della contestazione giovanile.

Buonadonna era allora un giovanissimo cronista e critico musicale del giornale L’Ora. Per ricreare l’atmosfera delle indimenticabili serate con Duke Ellington, Aretha Franklin, Johnny Halliday, i Colosseum, i Black Sabbath ricorre alla sua memoria e ai ricordi di amici giornalisti e di chi c’era sul prato e dietro le quinte dello stadio della Favorita. Ne viene fuori un intreccio di segreti e di episodi curiosi come quello che ebbe come protagonista Arthur Brown, l’istrionico cantante inglese che si spogliò e fu arrestato da Boris Giuliano. Una storia che il quasi ottantenne Brown torna ora a rievocare con particolari inediti e divertenti.

Accadde tanto altro nei quattro giorni più pazzi che Palermo abbia vissuto. Tra sesso, droga e rock ‘n roll, c’è spazio per la chiamata di Joe Napoli a Mick Jagger: “Vieni in Sicilia a disintossicarti”. Nella descrizione del contesto sociale, artistico e culturale della Palermo del 1970 Buonadonna finisce in casa di Silvana e Cecè Paladino, gli eredi Florio mecenati del rock e del jazz, teatro delle stravaganze di Tony Scott e Keith Emerson. Tutto è impreziosito dalle rivelazioni di Mariolina Cannuli e di Rosanna Fratello, di Bobby Solo, dei Ricchi e Poveri e di Fausto Leali. E poi le prove incandescenti di Giuni Russo, Franco Trincale e del Clan Free, l’emozione e il ricordo dei debuttanti siciliani. Ma anche le avventurose ascese di Filippo Panseca, l’architetto diventato poi amico di Craxi, dei musicisti Claudio Lo Cascio, Enzo Randisi, Ignazio Garsia e la nascita del Brass Group.

Una politica che temeva quella ventata rivoluzionaria con la musica come motore decretò dopo tre anni la fine di Pop ‘70. Molti di quei personaggi non ci sono più. Joe Napoli morì a Palermo nel 1989 e lì è sepolto in una tomba senza nome al cimitero dei Rotoli. La fine della Palermo-Woodstock è anche in questo amaro congedo.

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