Ecco le info di cui tutti i lavoratori devono essere a conoscenza
Dopo tanti anni di lavoro e sacrifici sono sempre di più i lavoratori che oggi si chiedono quali sono i casi in cui si possono verificare degli aumenti in busta paga. Uno di questi è sicuramente legato all’anzianità, legata al numero di anni che un dipendente lavora nella stessa azienda. Dopo un certo numero di anni di lavoro, infatti è previsto l’aumento obbligatorio dello stipendio grazie al cosiddetto scatto di anzianità. Tuttavia a disciplinare gli aumenti periodici di anzianità è il contratto collettivo di riferimento (Ccnl), il quale fissa anche i nuovi importi in busta paga. Nello specifico possiamo affermare che i contratti collettivi fissano gli scatti di anzianità ogni 2 o 3 anni, indicando poi un limite che varia da un minimo di 4 scatti in carriera a un massimo di 12.
Quanto tempo bisogna lavorare per far salire lo stipendio, gli anni per lo scatto
Come già spiegato, l’unico criterio per tenere in considerazione gli scatti è legato all’anzianità in una specifica azienda, che decorre dalla data di assunzione del lavoratore e, a eccezione di alcuni periodi non lavorati, concorrono al calcolo tutti gli anni in cui risulta essere in vigore il contratto. È sempre il Ccnl a specificare quali periodi non sono considerati ai fini della maturazione del diritto allo scatto di anzianità, ma solitamente si tratta di assenze ingiustificate e congedi non retribuiti. Nessun problema invece nei periodi di ferie, malattia, maternità e cassa integrazione, considerati validi ai fini del calcolo dell’anzianità di servizio.
Come controllare l’aumento di stipendio
Nel caso in cui tutti i criteri risultino soddisfatti, lo scatto di anzianità viene riconosciuto sulla prima busta paga utile a quella in cui ne è stato maturato il diritto.
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