Questione migranti e la campagna elettorale, solo grazie al voto si torna ad affrontare la crisi - QdS

Questione migranti e la campagna elettorale, solo grazie al voto si torna ad affrontare la crisi

Carmelo Lazzaro Danzuso

Questione migranti e la campagna elettorale, solo grazie al voto si torna ad affrontare la crisi

giovedì 11 Agosto 2022

Qualcuno sembra preferire non parlare dell’argomento, ma gli arrivi sono già il 30% in più rispetto al 2021

PALERMO – La frenesia di questa atipica campagna elettorale di agosto ha fatto concentrare i partiti, almeno fino a ora, più sugli accordi che sui programmi. Si è parlato tanto di possibili premier, di alleanze definite e poi rotte, di tradimenti. Molto meno si è discusso di obiettivi, di strategie per far crescere il Paese, del modo in cui si vorrebbero trovare le risposte per le difficoltà vissute dalle famiglie e dalle imprese.

Di un tema, però, si è parlato con maggiore insistenza e, almeno su questo fronte, sono venute fuori alcune posizioni nette da parte degli schieramenti politici: stiamo parlando della questione migranti. Un’emergenza di cui si è discusso di meno per la coincidenza di altre crisi contestuali – vedi Covid e guerra in Ucraina – ma che non si è mai fermata, come dimostrano i dati sui viaggi della speranza e sugli sbarchi nelle coste italiane e in particolare della Sicilia.

Le cifre diffuse dal ministero dell’Interno

Le cifre diffuse dal ministero dell’Interno, che nei giorni scorsi ha diramato un report per fare il punto della situazione alla fine di luglio, sono impressionanti e allarmanti. E dimostrano come l’ondata di arrivi – in particolare dalle coste africane – non si sia mai placato. Da gennaio 2022 alla fine dello scorso luglio, infatti, sono arrivate sulle nostre coste 41.170 persone, contro le 29.126 dello stesso periodo del 2021 e le 14.012 dei primi sette mesi del 2020. In pratica, si tratta di circa il 30% in più rispetto allo scorso anno e di circa il 66% in più rispetto a due anni fa.

Da sottolineare, inoltre, come il dato dei primi sette mesi di quest’anno abbia già abbondantemente superato quello definitivo (quindi sui dodici mesi) del 2020, fermatosi a quota 34.154 persone giunte sulle coste italiane. Non è stato ancora raggiunto – ma visto l’andamento è probabile che verrà addirittura superato – il totale del 2021, che si è attestato a quota 67.477 migranti.

Gli arrivi sul territorio italiano non si sono mai fermati

Come dicevamo, gli arrivi sul territorio italiano non si sono mai fermati e la questione non poteva non finire al centro della campagna elettorale. Tra chi ha puntato forte sul tema c’è ovviamente Matteo Salvini, che ha sempre fatto degli sbarchi uno dei cavalli di battaglia della Lega. La sua recente visita a Lampedusa ha toccato anche l’hotspot dell’Isola: “Fino a poche ore fa – ha detto il leader leghista subito dopo il sopralluogo nella struttura – aveva ospitato più di 1.500 persone nonostante una capienza di poco superiore a trecento. Lo spettacolo è disumano: gente ammassata per terra, su materassi sudici, con un caldo che sfiora i quaranta gradi e condizioni sanitarie pessime. È il risultato della fallimentare gestione della sinistra: porti aperti e nessuna intenzione di far valere le ragioni dell’Italia a livello internazionale. A nulla è servito, per ridimensionare questi errori madornali, il vergognoso tentativo di nascondere i problemi di Lampedusa come fatto dalla Lamorgese nelle ultime ore: centinaia di immigrati trasferiti nel cuore della notte e porto ripulito frettolosamente dai barconi”.

In realtà qualche giorno prima dell’arrivo di Salvini sull’isola, il sindaco Filippo Mannino aveva incontrato a Roma il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, per affrontare alcune questioni legate alla funzionalità dell’Amministrazione locale dell’isola. “Una particolare attenzione – hanno sottolineato dal Viminale – è stata rivolta all’impatto sulla comunità territoriale legato al sovraffollamento dell’hotspot causato dagli sbarchi di migranti irregolari nei mesi estivi. È stato confermato il massimo sforzo per consentire l’accelerazione dei trasferimenti dei migranti dall’isola”. Insomma, quello che Salvini ha denunciato come un “vergognoso tentativo di nascondere i problemi” potrebbe essere stato semplicemente il frutto di un accordo fatto qualche giorno prima a Roma.

Giorgia Meloni ha avanzato la proposta del blocco navale

Una cosa, comunque, è certa: ci voleva la campagna elettorale per tornare ad affrontare la questione migranti. Il problema è che sono diverse le idee su come affrontare l’argomento, anche all’interno di schieramenti alleati. Se la Lega di Matteo Salvini ha più volte rilanciato l’esigenza di chiudere i porti, come avvenuto durante il primo Governo Conte, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha avanzato la proposta del blocco navale: “Una missione europea in accordo con le autorità del Nord Africa, per bloccare le partenze verso l’Italia, fermare la tratta di esseri umani e impedire le morti in mare”.

La ricetta del Pd

Diversa, ma in questo caso era logico aspettarselo, anche la ricetta del Pd che con il segretario Enrico Letta ha suggerito di uscire dai trattati europei sul tema dell’immigrazione: “Sembrerà forte detto da me – ha detto in una recente intervista alla Rai – ma noi dobbiamo uscire dai trattati europei, perché i trattati europei, su questo punto obbligano all’unanimità. Allora io dico: facciamo un accordo fra i Paesi, senza l’Ungheria. Insieme agli altri organizziamo una forma di accoglienza diffusa e i rapporti coi Paesi terzi, altrimenti non saremo mai in grado di gestire l’emergenza”.

La linea del sindaco Filippo Mannino è stata sempre la stessa

Un’emergenza che in questi anni hanno pagato sulla loro pelle soprattutto le comunità di frontiera come quella di Lampedusa. E anche per questa ragione la linea del sindaco Filippo Mannino sulla questione è stata sempre la stessa, come ribadito a Lamorgese prima e a Salvini poi: “Accelerare sui trasferimenti dei migranti in altre località, così da dare un’accoglienza dignitosa a chi arriva via mare e contestualmente non creare inevitabilmente disservizi sul territorio”.

E proprio sulla ridistribuzione dei migranti è opportuno fare un’ultima sottolineatura, utilizzando ancora una volta i dati del ministero dell’Interno. A livello nazionale, infatti, delle 95.336 persone giunte sul nostro territorio, alla fine di luglio – tra hotspot, centri di accoglienza e centri Sai (Sistema accoglienza integrazione) – 10.751 sono stati collocati in Lombardia, 9.772 in Emilia Romagna e 9.577 in Sicilia. Queste tre regioni da sole assorbono oltre il 31% degli stranieri arrivati in Italia clandestinamente.

C’è tanto su cui lavorare e ci si augura che l’argomento rimanga prioritario anche dopo il voto del 25 settembre. Ci si augura soprattutto che esso venga affrontato pensando ovviamente alle ripercussioni sul nostro Paese, ma anche alla sicurezza di queste persone che abbandonano la propria vita alla ricerca di un destino migliore, evitando le tragedie che troppo spesso, negli ultimi anni, sono balzate agli onori della cronaca.

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