Raimondo, Gdf Catania: "Un’organizzazione funzionale per aggredire l’economia illegale" - QdS

Raimondo, Gdf Catania: “Un’organizzazione funzionale per aggredire l’economia illegale”

Paola Giordano

Raimondo, Gdf Catania: “Un’organizzazione funzionale per aggredire l’economia illegale”

mercoledì 01 Febbraio 2023

Forum con Antonino Raimondo, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Catania

Intervistato dal direttore Carlo Alberto Tregua, il comandante della Guardia di Finanza di Catania, Antonino Raimondo, risponde alle domande del QdS.

Come siete strutturati sul territorio?
“Catania è un Comando provinciale completo sotto ogni punto di vista. Siamo organizzati in maniera funzionale per ‘aggredire’ al meglio gli obiettivi strategici che dobbiamo perseguire per legge. Dal Comando provinciale di Catania dipendono il Nucleo di Polizia economico-finanziaria, che è l’organismo investigativo di punta della Guardia di Finanza sul territorio e che è strutturato in diversi gruppi. Uno di essi è il Gico, Gruppo investigativo sulla criminalità organizzata, che ha una doppia dipendenza: di tipo gerarchico, dal comandante del Nucleo e dal Comando provinciale, ma anche di carattere funzionale, ovvero dal servizio centrale, lo Scico (Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata, nda), perché il crimine, soprattutto quello organizzato, non ha alcun tipo di confine. Il Gico di Catania ha una competenza che si estende anche alle province di Ragusa e Siracusa, perché per tutti i reati di criminalità organizzata la competenza è della Procura distrettuale”.

Quali sono gli altri organismi?
“Abbiamo due gruppi territoriali. Il I Gruppo si occupa del controllo economico delle aziende di minori dimensioni su Catania capoluogo. Il II Gruppo è dedicato esclusivamente alla vigilanza dei traffici all’interno del porto di Catania, in sinergia con la locale Agenzia delle Dogane. Catania ha un porto molto attivo dove, nella sua dimensione, si svolgono tutte le attività tipiche: è porto passeggeri e quindi segue le dinamiche conseguenti all’arrivo delle navi da crociera; è un porto commerciale, carico di container; è un porto dove vi è un arrivo quotidiano di traghetti e quindi traffico con rotabile”.

A livelli più “periferico” come siete organizzati invece?
“Abbiamo una serie di Compagnie territoriali che hanno il compito di effettuare le attività di istituto (fiscalità, tutela della spesa pubblica, indagini a tutela dell’economia) e che si trovano ad Acireale, Riposto, Paternò e Caltagirone. Abbiamo un’ulteriore quinta Compagnia, Catania Fontanarossa, che ha compiti di vigilanza sugli aspetti doganali e ciò che riguarda i traffici illeciti nell’aeroporto etneo. Anche qui i servizi di istituto della Guardia di Finanza, tipicamente di polizia economico-finanziaria, vengono svolti in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane. La nostra attività, soprattutto in area di arrivo dei passeggeri, ci consente in modo particolare per le aree internazionali di individuare traffici illeciti di valuta. La normativa sul monitoraggio fiscale consente il trasporto di valuta superiore ai 10 mila euro verso Paesi diversi dall’Italia: la somma deve però essere dichiarata all’atto del trasporto e quando ciò non avviene sulla somma eccedente i 10 mila euro, scatta una sanzione di carattere amministrativo piuttosto consistente, ovvero il sequestro”.

E per le merci contraffatte, qual è la situazione?
“Soprattutto in aeroporto non assistiamo a contraffazione di basso cabotaggio ma a trasporto di merce contraffatta di alta qualità, come orologi di altissima manifattura ovvero capi di abbigliamento. Individuare questo tipo di merce significa togliere un business non indifferente, che interessa in maniera non marginale questo territorio”.

Ha a disposizione altri reparti?
“In maniera trasversale, su tutto il territorio, abbiamo la compagnia Pronto impiego, i famosi Baschi verdi, coloro che in maniera più diretta svolgono le attività a supporto di tutti i reparti territoriali per il controllo economico del territorio: sono le pattuglie che normalmente si vedono in giro, fanno i controlli su strada e in più danno il supporto in tema di ordine e sicurezza pubblica”.

Dalla Chiesa prima e Falcone dopo ci hanno insegnato che per sconfiggere la mafia è necessario seguire la “via del denaro”. Questo oggi vale ancor più di ieri…
“Follow the money, seguire il denaro. Quella di Polizia tributaria è stata la nostra attività primaria. E da oltre 20 anni si è evoluta in Polizia Economico-Finanziaria”.

L’altra importante attività di cui vi occupate è quella del controllo sui contributi pubblici…
Gli obiettivi strategici della Guardia di Finanza sono essenzialmente quattro. Il primo è quello del contrasto all’evasione fiscale e a tutte le frodi in campo fiscale. Il secondo è quello della tutela della spesa pubblica. Se con il primo obiettivo le nostre risorse sono assegnate per seguire e tutelare la fiscalità dello Stato, quindi tutta l’area delle entrate, il secondo obiettivo è quello della tutela delle uscite ovvero della spesa nazionale, regionale e locale”.

Quali sono gli altri due obiettivi strategici?
“Il terzo obiettivo è quello del contrasto all’economia illegale e del contrasto patrimoniale alla criminalità organizzata, ovvero in maniera strutturale tutto ciò che va a tutelare l’economia sana di un territorio. Pensiamo al mondo della contraffazione, alla tutela del made in Italy, alla tutela della circolazione dei mezzi di pagamento, dell’euro. Il quarto obiettivo è infine quello comune alle altre Forze di polizia a competenza generale, ovvero il concorso al mantenimento dell’ordine pubblico, che forniamo con le consorelle Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri”.

Formazione e valorizzazione delle persone
per rimanere sempre al passo con i tempi

Sul piano del personale, avete vuoti organici?
“No, su Catania a livello provinciale non abbiamo alcun tipo di vuoto, siamo in una posizione assolutamente solida. L’esigenza di mettere sempre al centro di un’organizzazione le persone e quindi di saperle ben valorizzare, anche grazie a un percorso di crescita professionale continua, fa la differenza. Oltre al centro di addestramento regionale, che è l’anello a noi più vicino, c’è la nostra scuola di polizia economico-finanziaria che eroga corsi centralizzati e che, con un approccio quanto più dinamico possibile, organizza corsi a più livelli: da quelli centralizzati, in presenza, a quelli di carattere periferico in e-learning. Il nostro è un processo di ‘formazione continua’ perché senza aggiornamento professionale non riusciremmo a stare al passo con i tempi”.

Anche perché i vostri avversari sono professionalmente agguerriti e tecnologicamente sempre più sofisticati.
“È la società che cambia. Le nostre attività partono da una base informativa cognitiva quanto più solida possibile: è l’unico modo per operare in maniera chirurgica su tutte le iniziative, siano esse di carattere fiscale o di polizia giudiziaria. Oggi a chi ha una funzione di comando all’interno della nostra amministrazione si chiede di essere leader all’interno della propria dimensione organizzativa, ma anche manager di risorse umane ed economiche in funzione delle esigenze logistiche e operative dei Reparti operanti sul territorio”.

Su questo fronte dovreste essere facilitati: il generale Lorusso spiegava che avete la possibilità di accedere a circa 140 banche dati.

“Certo e peraltro abbiamo un accesso unico grazie alla Dorsale informatica, un applicativo creato in house che ci consente, con un unico inserimento, automaticamente, di verificare cosa vi è su tutte le circa 140 banche dati e quindi di operare in maniera quanto più efficiente e selettiva. Non possiamo infatti permetterci il lusso di fare attività in maniera casuale. Le attività devono essere ben pianificate e programmate”.

Centro di addestramento tarato sulle esigenze locali

Come può funzionare un’organizzazione così complessa come la vostra?
“Funziona intanto se, da un punto di vista pienamente organizzativo, è ben strutturata e poi se tutti i processi di lavoro vengono svolti in maniera adeguata. L’amministrazione di cui mi onoro da ormai più di 32 anni di far parte mantiene una costante attenzione alla formazione e all’aggiornamento. Il nostro è un processo di ‘formazione continua’ per tutti. Ciò nasce già all’interno dei nostri corsi di formazione, che hanno una durata già solo per la categoria finanzieri di dieci mesi, per la categoria ispettori addirittura di tre anni e per quella degli ufficiali di cinque presso la nostra Accademia di Bergamo. Chiaramente non ci limitiamo all’attività di addestramento iniziale”.

Come funziona questo percorso di aggiornamento?
“In ogni Regione vi è un centro di addestramento che si occupa di erogare corsi di formazione sulle esigenze locali che possono essere manifestate: abbiamo necessità di fare dei corsi di lingua araba perché su questo territorio abbiamo una presenza particolare? È un’esigenza formativa che segnaliamo al nostro Comando regionale, il quale ha al suo interno il centro di addestramento che si preoccupa di organizzare dei corsi di lingua araba in sede locale nell’ottica di una sempre attenta ricerca dell’efficienza gestionale”.

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