Si concentra sulle “speranze recluse”, sui modelli falliti, sul racconto distorto della migrazione e su un’Europa che ha tanto da fare per riaffermare il “nesso tra sicurezza, giustizia e dignità umana” nella gestione dei flussi migratori il nuovo rapporto Migrantes sui richiedenti asilo in Italia e in Europa, presentato nella giornata del 9 dicembre 2025 a Roma.
Ci sono numeri in calo e altri in crescita. Il risultato è un insieme di cifre che la Fondazione Migrantes definisce “preoccupanti” e l’immagine – corredata e rafforzata da dati, statistiche e stime – di un “mondo in stato di crisi permanente” che continua a generare spostamenti di popolazioni al centro di un dibattito politico apparentemente senza fine e senza confini.
Rapporto Migrantes sui richiedenti asilo, i dati e le ombre
Il report si apre con un dato che a primo impatto può sembrare positivo. Sul fronte dello sradicamento forzato globale, l’Unhcr (l’agenzia dell’Onu per i rifugiati) registra il primo importante calo da oltre un decennio: 117,3 milioni di persone in fuga, 5,9 milioni in meno rispetto alla fine del 2024 (quando si era raggiunta – tra guerre, crisi climatica e tensioni internazionali – la cifra record di 123,2 milioni). C’è però un grosso “ma”, che il rapporto Migrantes non manca di sottolineare: il dato non indica la fine o la riduzione dei fenomeni bellici e/o degli eventi all’origine della fuga, ma è il risultato dell’aumento dei ritorni di rifugiati e sfollati ai loro territori d’origine. Ritorni in Paesi che spesso non sono sicuri e dove le circostanze di reintegrazioni sono sfavorevoli. Si parla – tra gli altri – di Paesi come Afghanistan, Siria, Repubblica Democratica del Congo e Sudan.
Molti dei rifugiati sul territorio europeo sono frutto del conflitto russo-ucraino. Nell’Ue “allargata” (i Paesi dell’Unione più Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein) si ospitano 4.467.000 rifugiati dall’Ucraina (dati alla fine di giugno 2025) con il beneficio della protezione temporanea: sono 60mila in più rispetto al 2024. E molti di loro non sperano neanche più di tornare in patria. Non c’è, però, solo la guerra dietro lo sradicamento. Nel 2024, infatti, il rapporto Migrantes sui richiedenti asilo registra quasi 46 milioni di sfollati per eventi climatici. Ci sono poi discriminazioni, squilibri e povertà. Quest’ultima, per tanti, continua anche dopo il viaggio della speranza verso un luogo migliore: tre rifugiati su quattro, infatti, continuano a essere accolti in Paesi a basso o medio reddito.
Secondo il report “Diritto d’asilo” della Fondazione Migrantes, nel 2024 ha visto una netta riduzione dei minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo nell’Ue (-20% rispetto all’anno precedente). Una tendenza confermata dai dati del primo semestre del 2025 (-35% rispetto allo stesso periodo del 2024). In Italia, ad agosto 2025, i MSNA censiti erano 17.160 (88% maschi, 12% femmine). Oltre 2mila tra loro – solo nel primo semestre del 2025 – si sarebbero allontanati dalla struttura che li ospitava. Un dato che fa riflettere sui problemi dell’accoglienza. E – a tal proposito – la Fondazione Migrantes lancia anche l’allarme sull’applicazione del nuovo Patto europeo anche ai minori stranieri non accompagnati, che per la fragilità della loro condizione avrebbero bisogno non di provvedimenti “eccessivamente generici” ma di misure che tengano conto delle loro vulnerabilità.
Il Mediterraneo, il mare della morte
Anche se i flussi “irregolari” di rifugiati e migranti sono in diminuzione (-21% nei primi otto mesi del 2025 rispetto allo stesso periodo del 2024), le traversate via mare continuano a mietere vittime che spesso rimangono senza nome. Tra gli ultimi casi, la strage di Lampedusa dello scorso agosto e gli almeno 5 dispersi al largo della Sicilia di pochi giorni fa. La rotta del Mediterraneo si conferma come la più letale: la stima (per difetto) riportata nel rapporto Migrantes parla di circa 1.300 tra morti o dispersi nei primi 9 mesi del 2025 (885 solo nel Mediterraneo centrale).
Se l’orrore delle vittime senza nome inghiottite dal mare continua, lo stesso vale per quello dei “lager” libici. Nel 2025, il numero di migranti e rifugiati deportati dai guardiacoste libici “in un sistema collaudato di miseria, arbitrio, vessazioni, taglieggiamenti e violenze” è in crescita: si parla di quasi 20mila fermati in mare solo tra gennaio e settembre (in tutto il 2024 sono stati circa 22mila). In netto calo rispetto al 2023 anche i viaggi nella rotta balcanica. Dietro questi dati, però, come denunciato dall’Ics di Trieste, ci sono fenomeni preoccupanti che vanno dai respingimenti illegali alle frontiere alle azioni delle reti di trafficanti che rimangono nascoste alle autorità.
Il “modello Albania” e la riflessione sulla gestione dei flussi
Il rapporto sui richiedenti asilo (“Diritto d’Asilo” 2025) della Fondazione Migrantes analizza anche la gestione dei flussi migratori a livello nazionale ed europeo. Nello specifico, ampio spazio è dedicato al cosiddetto “modello Albania“, classificato come un protocollo “ai margini della democrazia” e “paradigma delle nuove forme di esternalizzazione del controllo migratorio e della detenzione amministrativa”. Nel rapporto Migrantes, il protocollo Italia-Albania rientra nel “continuum delle politiche europee di esternalizzazione” del diritto d’asilo. Le priorità – spiega il report – sono diventate la sicurezza e la protezione dei confini, anche a costo di accordi con evidenti limiti e a rischio di violazioni umanitarie non indifferenti.
Per questo, alla fine del report, la Fondazione Migrantes invita istituzioni e società civile a ricollocare al centro “diritto internazionale, diritto d’asilo, diplomazia e bene comune”, evitando di normalizzare la crisi e l’emergenza perenne e riportando l’essere umano al centro delle politiche nazionali e internazionali.

