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Razzismo, 24 condanne tra i suprematisti bianchi italiani

redazione web

Razzismo, 24 condanne tra i suprematisti bianchi italiani

martedì 11 Febbraio 2020

La diffusione di odio sul sito Stormfront da parte di organizzazioni razziste legate al Ku klux klan americano e, in Italia, a partiti neofascisti e di destra. Saviano, Riccardi e Nicolini tra le vittime. Pene da uno a tre anni e dieci mesi

Ventiquattro condanne con pene da uno fino a tre anni e dieci mesi di reclusione sono state inflitte dai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Roma nel processo “Stormfront”, il sito in cui veniva diffuso odio da parte di organizzazioni razziste legate ai suprematisti bianchi americani.

Come dimostrato dalla trasmissione Report, le organizzazioni di suprematisti sono legate in Italia a partiti neofascisti e alla Lega Nord.

La sentenza del Tribunale di Roma è arrivata dopo sei ore di Camera di Consiglio.

La diffusione di idee fondate sulla superiorità dei bianchi

Le accuse contestate erano, a seconda delle posizioni, di minacce e diffamazione aggravata “finalizzate all’incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici e religiosi, mediante la diffusione di idee fondate sulla superiorità della razza bianca”.

Nel 1990 la testata Stormfront, che si ispirava alle Sturmabteilung nella Germania nazista, sostenne l’elezione a deputato della Louisiana di David Duke, esponente di spicco del Ku Klux Klan. Nel marzo 1995 Stormfront divenne il sito web dei suprematisti bianchi americani.

Il sito oscurato in Italia dalla Polizia postale

In Italia venne alla ribalta per avere pubblicato una blacklist di ebrei italiani appartenenti al mondo della cultura, della politica, dell’informazione e della televisione: Gad Lerner, Carlo De Benedetti, Roberto Saviano, Franco Bernabè, Susanna Tamaro, David Sassoli, gli Elkann, Enrico Mentana, Corrado Augias, Antoine Bernheim, Maurizio Molinari, Clemente Mimun, Alessandro Haber, Luca Barbareschi, Arnoldo Foà, Franca Valeri e Claudio Amendola.

Nel novembre del 2012 Polizia postale e Digos, dopo aver notificato ordinanze di custodia cautelare in carcere a Daniele Scarpino e tre moderatori del sito – Diego Masi, Luca Ciampaglia e Mirko Viola – per incitamento all’odio razziale e antisemitismo, resero Stormfront inaccessibile dall’Italia.

Informazioni pratiche su come realizzare ordigni

Secondo l’accusa nel corso dell’inchiesta erano “affiorate condotte riprovevoli, penalmente rilevanti, che rientrano nel fenomeno criminale degli ‘hate speech’, con la concreta prospettiva di attuare le condotte d’odio e di istigazione alla violenza tramite il volantinaggio, la traduzione di testi nei quali si propugna una lotta senza quartiere a negri, ebrei, ispanici e zingari e contenenti informazioni pratiche su come realizzare ordigni, fino ad arrivare alla formulazione di un progetto per la realizzazione di una struttura operativa per la realizzazione dei loro scopi in modo concreto”.

In particolare gli imputati, tra il 2011 e il 2012, hanno pubblicato sulla sezione italiana di Stormfront.org, il portale che si autodefinisce “The white nationalism community”, la comunità virtuale del nazionalismo bianco, post contro migranti, ebrei e responsabili istituzionali.

Tra le vittime Riccardi, Saviano e Giusy Nicolini

Fra le parti offese figurano Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio e all’epoca ministro per l’integrazione nel governo Monti, esponenti della comunità ebraica, lo scrittore Roberto Saviano, l’ex sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini, e magistrati e giornalisti che i suprematisti bianchi accusavano di minacciare i loro “valori”.

“Siamo molto soddisfatti – ha commentato Giusy Nicolini, che ha assistito in aula alla lettura della sentenza -, perché è vero che non si combatte solo con la repressione, ma è importante che questi personaggi capiscano che si paga un prezzo. Io ho sempre percepito la pericolosità reale di queste persone. Bisogna riflettere su come arginare l’odio sul web. Fatti come questi non vanno mai sottovalutati”.

Soddisfazione della Comunità ebraica di Roma

“Accogliamo con soddisfazione la sentenza” in cui, si dichiara in una nota la Comunità Ebraica di Roma, “si ribadisce che l’odio antisemita nella rete non è un crimine che può restare impunito. Non esistono zone franche per l’antisemitismo, ma pene severe da scontare”.

L’inchiesta di Report sulla Fabbrica della paura

Il 21 ottobre dello scorso anno la Rai mandò in onda l’inchiesta di Giorgio Mottola dal titolo “La fabbrica della paura” (GUARDA)

“Chissà – affermava in studio il conduttore Sigfrido Ranucci – se la parola ‘sostituzione etnica’ non è altro che un frutto avvelenato spuntato da uno di quei semi che aveva gettato il neo fascista Maurizio Murelli quando ha infiltrato
la Lega perché è culturalmente più debole. Così aveva detto. Salvini aveva sempre respinto al mittente le accuse di posizioni vicine al nazifascismo, ma lunedì scorso Report ha mostrato un sondaggio fino ad allora rimasto segreto dove emergeva che il 45%, dal 45% al 71 % del suo elettorato, non riteneva importante reprimere le idee nazifasciste né temeva un ritorno del nazifascismo”.

(LEGGI)

“Ecco – aveva concluso Ranucci – , questo aveva consentito a Salvini, non certo per nostalgia ma per opportunismo elettorale, ha consentito di dialogare con l’estrema destra. E poco importa se questo poi ha alimentato il nazifascismo o
addirittura l’odio razziale. E poi, per alimentare la fabbrica della paura, una manina misteriosa ha veicolato bufale”.

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