Home » Razzismo, tre ultras picchiatori arrestati a Marsala

Razzismo, tre ultras picchiatori arrestati a Marsala

Razzismo, tre ultras picchiatori arrestati a Marsala

Sono i primi di un più nutrito commando squadrista. Bastonavano persone di colore perché “accecati da una rabbia bestiale, immotivata”. Le scritte naziste e fasciste in città. L’appartenenza al gruppo “Street boys” e il Daspo. Uno aveva in casa una pistola. I PRECEDENTI

Abbiamo parlato più volte degli episodi di violenza a Marsala (Trapani) con persone di colore immotivatamente massacrate di botte da un commando che agiva nel centro storico durante i weekend andando a caccia di “nivuri” da aggredire.

Anche se per il momento sono soltanto tre le persone arrestate – dagli agenti del commissariato, coadiuvati dai colleghi della Digos della Questura di Trapani e del reparto prevenzione crimine di Palermo, in esecuzione di una misura di custodia cautelare in carcere emessa dal gip su richiesta della Procura – il gruppo era decisamente più cospicuo e gli investigatori stanno cercando altri complici.

Le persone arrestate sono Salvatore Crimi, 18 anni, Antony Licari di 24 e Natale Salvatore Licari, 34 anni. Tutti fanno parte del gruppo ultras del Marsala calcio “Street boys”, già sottoposto a Daspo. Non si esclude che siano collegati con i gruppi organizzati di estrema destra che inneggiano sui muri a nazismo e fascismo.

Nel corso della perquisizione in casa di Salvatore Crimi, la polizia ha trovato una pistola semiautomatica illegale.

Crimi e i due Licari sono accusati, a vario titolo, di violenza privata, minaccia, lesioni personali provocate con mazze e bastoni, usati con “efferatezza e spietatezza e per finalità di discriminazione o di odio etnico razziale”.

Il provvedimento cautelare è giunto al culmine di una complessa attività di indagine su alcune aggressioni avvenute nel centro di Marsala durante l’estate.

Per gli inquirenti sarebbero stati “veri e propri raid punitivi nei confronti di inermi cittadini di colore che subivano senza alcuna apparente ragione le violenze fisiche e verbali del gruppo criminale”.

Il commando colpiva le vittime con pugni, calci e ginocchiate e usava armi improprie procurate al momento come sedie in legno, tavolini, bottiglie di vetro e suppellettili varie, “accecato – scrivono gli inquirenti – da una rabbia bestiale, immotivata, resa ancor più deplorevole dalle frasi che inneggiano all’odio razziale”.

Tra quelli registrati, “siete africani di merda, non dovete più parlare perché siete di colore… noi vi ammazziamo, qui non avete il diritto di stare… e qui siamo a Marsala in quanto africani e nivuri”.

Il commando aggrediva anche i marsalesi che si opponevano ai loro commenti razzisti, come nel caso di un commerciante che aveva preso le difese di una vittima che tentava di sottrarsi agli aggressori.

Intimorite dalla ferocia del commando, nessuna delle vittime ha collaborato alle indagini, alcuni hanno pure rinunciato alle cure mediche.