Reddito di cittadinanza, dai navigator alla riforma. Tutti i “nodi” che accendono il confronto politico - QdS

Reddito di cittadinanza, dai navigator alla riforma. Tutti i “nodi” che accendono il confronto politico

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Reddito di cittadinanza, dai navigator alla riforma. Tutti i “nodi” che accendono il confronto politico

Vittorio Sangiorgi  |
martedì 08 Novembre 2022

Governo Meloni al lavoro su uno dei dossier più caldi del momento: trasformare l’assistenzialismo in politiche attive

ROMA – Quello sul Reddito di cittadinanza è uno dei dossier più caldi sul tavolo del governo Meloni. L’intenzione sembra essere quella di una coroposa rimodulazione della misura, che potrebbe ridurre notevolmente la platea dei percettori. Un’indizio, da questo punto di vista, è arrivato dalla decisione di non rinnovare il contratto dei navigator, scaduto lo scorso 31 ottobre. Il tema sta suscitando, ovviamente, un acceso dibattito tra chi difende la misura e chi ne evidenzia le imperfezioni, sino a richiedere la sua totale abolizione. Proprio sulla questione navigator è intervenuto Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, evidenziando che: “Certo non potevano essere loro a risolvere tutti quei problemi di povertà e di lavoro che l’Italia ha ormai da molti anni. Mi auguro che – prosegue – per loro si aprano nuove porte: ci sono tanti concorsi, e mi auguro che per quelli che vogliono continuare a lavorare nella Pa si possano aprire delle opportunità, tenendo anche conto del servizio che hanno prestato”.

Manfredonia, poi, dice la sua anche sulle intenzioni dell’esecutivo: “Quel che traspare delle idee del governo sulla modifica del Reddito di cittadinanza, nell’approccio è preoccupante: si pensa solo alla riduzione dell’erogazione, senza farci capire bene cosa pensa di questo strumento”. “Le Acli – aggiunge – hanno criticato lo strumento nelle modalità, non nella sua utilità, perché è utile che ci sia questo strumento di sostegno. Mi sembra però che per ora, queste proposte fatte non vadano nella direzione giusta perché partono dal principio che essere poveri è una colpa e che la colpa sia tu non vai a lavorare perché hai il reddito di cittadinanza. Non è così”. Manfredonia non nega i casi di percezione illecita, ed auspica quindi più controlli. “La riforma va fatta, ci deve essere un sostegno concreto alle persone,-ribadisce Manfredonia- ci deve essere un incentivo al lavoro e alla formazione, ma questo non può essere che se non accetti non hai più soldi o te li riduco. Le persone – conclude – devono essere messe in grado di lavoro e questo può essere fatto da chi le conosce: le amministrazioni comunali”.

Si concentra, invece, su altri aspetti, la visione critica di Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, Associazione nazionale dei datori di lavoro domestici. “Molti, sia italiani che stranieri, non vogliono lavorare in chiaro perché percepiscono il reddito di cittadinanza, la Naspi e l’assegno universale. Quindi ci sono situazioni che devono essere prese in carico con la sistemazione del welfare e delle politiche attive, dividendo però le due cose. Non può essere che una politica attiva venga rifiutata perché si perde il welfare”. “Noi – precisa – non abbiamo nessuna misura di incentivazione per la collocazione di cittadini non occupati, neanche il Reddito di cittadinanza. Sin dalla sua istituzione, avevamo chiesto sgravi fiscali anche per le famiglie datrici di lavoro domestico che assumono beneficiari e corsia preferenziale per il settore, che può rappresentare un bacino occupazionale privilegiato da cui attingere per soddisfare le esigenze di chi sottoscrive il patto per il lavoro”. Zini, quindi, guarda all’inserimento nel mondo del lavoro e si rivolge al ministro del Lavoro Calderone, invitandola a considerare, “in una logica di maggiori performance del sistema di ricollocazione, le politiche attive anche il nostro settore”.

“In questa fase non si trovano disponibilità per il cosiddetto lavoro a convivenza. Eppure, sarebbe un settore cui offrire maggiore possibilità di performance sia perché è invaso dal nero, sia perché i lavoratori fragili riescono ad acquisire le professionalità per questo tipo di lavoro”. Ad esprimere la posizione della maggioranza è Alessandro Cattaneo, capogruppo di Forza Italia alla Camera: “Bisogna evitare strumentalizzazioni facili. Noi – siamo stati chiari sul tema: i due terzi del reddito di cittadinanza che danno una risposta al tema della povertà vanno mantenuti e fortemente riorganizzati, evitando truffe e prevedendo anche l’erogazione a livello comunale. Per la parte del sussidio rivolta a percettori idonei a lavorare bisogna invertire completamente il paradigma, correggendo la forzatura targata M5S del combinato disposto che ha affiancato il tema occupazionale a quello assistenziale”.

“Hanno voluto forzare ideologicamente – conclude- un meccanismo che nella realtà non esiste, basti pensare che solo l’1% degli occupati in Italia passa per i Centri per l’impiego. Rendere competitivo il mercato del lavoro nel nostro Paese significa semplificare le assunzioni da parte delle aziende abbattendo il cuneo fiscale e riformando virtuosamente la burocrazia”.

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