Referendum, su cosa? - QdS

Referendum, su cosa?

Referendum, su cosa?

Stefano Modena  |
giovedì 09 Giugno 2022

È l'ora di una riflessione sull’uso di uno strumento importante

La Repubblica italiana nacque dalla consultazione referendaria del 2 giugno 1946 in cui votarono 25 milioni di cittadini, una partecipazione che superò l’89% degli aventi diritto. Un momento epocale, tanto per la portata storica del quesito, Monarchia o Repubblica, quanto perché, per la prima volta in Italia, votavano anche le donne.

Il referendum restò poi inattivo per quasi 30 anni, fino a quando nel 1974 fu nuovamente convocato per dirimere un’altra questione fondamentale, quella sul divorzio. Anche in questo caso la partecipazione fu altissima e sfiorò l’88%. Da quel momento il referendum fu utilizzato in modo continuo, ben 17 volte in 42 anni, con una media di meno di due anni e mezzo tra ogni convocazione.

I quesiti sottoposti agli elettori tra il 1974 e il 2016 con i referendum abrogativi sono stati complessivamente 67. Alcuni di questi sono stati dirimenti negli assetti sociali dell’Italia, come quello sull’aborto, altri hanno determinato aspetti fondamentali della vita economica, come quello sul nucleare, sempre di più, però, si sono focalizzati su aspetti particolaristici, come quello sulla servitù coattiva di elettrodotto o addirittura astrusi, su tutti quello sull’abrogazione della possibilità di collegamento tra liste e di attribuzione del premio di maggioranza ad una coalizione di liste.

Delle 9 consultazioni tenutesi tra il 1974 e il 1997 solo una, quella sulla caccia, non ha raggiunto il quorum necessario a renderle valide. Da allora degli 8 referendum successivi solo uno ha superato il 50%. Secondo i sondaggi anche in questo caso la percentuale di votanti si aggirerà intorno al 30%, nonostante l’abbinamento con alcune elezioni amministrative locali, lasciando l’esito privo di effetti.

Ascolteremo comunque chi si approprierà dei Sì, dei No e delle astensioni, facendoli confluire nell’ambito dei propri consensi.

È l’ora di una riflessione sull’uso di uno strumento importante, che è stato delegittimato nel tempo dal suo impiego sempre più distorto.

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