Regione, senza bonifci asfissìa finanziaria - QdS

Regione, senza bonifci asfissìa finanziaria

Carlo Alberto Tregua

Regione, senza bonifci asfissìa finanziaria

giovedì 18 Aprile 2019

Lo scorso giovedì abbiamo pubblicato un’inchiesta dalla quale sono emersi dati scioccanti: 430 opere bloccate in Sicilia per 14,7 miliardi, 268 progetti cantierabili per 4,7 miliardi, però fermi, per quasi 259mila posti di lavoro in attesa. Strade, linee ferrate, impianti sportivi ed altro: sono circa 162 le incompiute, un quarto del totale nazionale.
Dati che farebbero vergognare chiunque tranne coloro che hanno in faccia piombo al posto della pelle.

Presidente di Regione, assessori e dirigenti regionali non si rendono conto, ormai, che i siciliani non credono più alle parole e alle promesse perché le prime danno solo fiato alla bocca e le seconde si disperdono nel vento dell’inconcludenza e dell’incapacità, non producendo alcun risultato.
I vertici istituzionali regionali non hanno ancora capito che l’unico rimedio che può dare una svolta alla gravissima situazione economica, alla decrescita e all’aumento della disoccupazione, è proprio l’immissione di liquidità nel mercato.

Ecco perché con le nostre precedenti inchieste e pressanti richieste di informazioni ai responsabili regionali, abbiamo messo al centro il numero e il valore di bonifici per investimenti in infrastrutture e aperture di cantieri, di cui all’elenco prima indicato.

Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Sono passati molti mesi e non riusciamo ad ottenere l’elenco dei bonifici, mese per mese, del 2018, sempre limitatamente agli investimenti. Alla Sicilia, infatti, non interessano il numero e l’importo dei bonifici per la spesa corrente, perché essa non produce ricchezza né occupazione, ma alimenta uno stanco tran tran (Fortuna che c’è), senza prospettive e senza che freni la decrescita.

Non abbiamo mezzi coercitivi nei confronti della Regione (per fortuna), ma l’opinione pubblica e i rappresentanti delle organizzazioni imprenditoriali, sindacali, professionali, ambientaliste, dirigenziali, ecc., dovrebbero unire le loro voci a quelle del QdS per ottenere le informazioni che dimostrino la capacità della Regione di invertire l’attuale andazzo oppure la sua acquiescenza al disastroso scenario.

La malattia è grave e non basta l’aspirina per curarla. La malattia è grave, ma ci sembra che il malato dia la colpa al termometro che gli misura la febbre alta, ovvero dia la colpa ai medici (Qds) che gli diagnosticano la malattia.

Fuor di metafora, il malato è la Regione, malati sono anche molti enti locali, partecipate regionali, partecipate comunali, soggetti che si sono occupati di rifiuti, altri delle aree industriali ed altri ancora della depurazione e dell’ambiente.

Malata è la Regione che non cura gli oltre 400 siti ad alto rischio idrogeologico, che consente a una bellissima Isola di essere deturpata, perché ha una rete ferroviaria inesistente e una rete stradale da Terzo mondo.

Malata è la Regione che si permette di finanziare oltre 90mila dipendenti (Sanità compresa), di cui quasi 15mila diretti. Tra questi vi sono circa 1.400 dirigenti. Nella Regione Lombardia i dipendenti sono poco sopra i duemila e i dirigenti poco sopra i duecento: non serve commento.

In questo teatrino, la parte più tragica la svolge l’Assemblea regionale siciliana con i suoi 70 protagonisti e oltre 185 comprimari fra dipendenti e assistenti parlamentari.

Quel teatrino non sforna opere decenti. Vi è un continuo chiacchiericcio, la strenua difesa dei privilegi, ma il Parlamento non produce quello che sarebbe l’oggetto del proprio dovere: leggi di riforma della Pubblica amministrazione, semplificazione delle normative esistenti e, soprattutto, una ferrea e continua ispezione degli atti di un governo, quello regionale, che in atto è come il coniglio accecato dagli abbaglianti di un’auto.
Ci vuole una scossa che solo l’informazione può dare: quello che i nuovi Mille e il QdS intendono fare a breve.

Non è più tollerabile che decine di miliardi restino negli sportelli di Bruxelles e di Roma e che centinaia di migliaia di siciliani restino disoccupati mentre qualche decina di migliaia continui a vivere molto bene, guazzando nei privilegi.

Ora, l’informazione interverrà senza indugio e senza paura. E’ ora di smetterla di stare fermi.

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