“Oggi festeggiamo un traguardo importante: i primi mille giorni di governo”. Nonostante l’entusiasmo, è probabile che Renato Schifani si sarebbe augurato di salutare la millesima giornata da presidente della Regione in un momento diverso. Magari non proprio all’indomani delle due relazioni con cui la Corte dei conti ha acceso i riflettori su alcuni punti interrogativi che hanno accompagnato fin qui l’azione della giunta di centrodestra.
Oltre alle tempistiche, l’Ars è andata in ferie la scorsa settimana e Ferragosto è dietro l’angolo per tutti, a irrigidire un po’ l’atmosfera sono state le osservazioni che i magistrati contabili, in quello che è stato il primo atto di un confronto dialettico a più tappe, hanno formulato in merito ai grandi temi che il Governo Schifani ha abbracciato. Gli stessi che ieri hanno portato il presidente della Regione a dire: “Sono stati mesi intensi, di impegno quotidiano e di lavoro di squadra, sempre con un unico obiettivo: far crescere la Sicilia”.
Reti idriche in Sicilia, la relazione della Corte dei Conti
Il riferimento va alla gestione della crisi idrica – dal recupero nelle malandate dighe alla scommessa dei dissalatori, con le reti che però restano un colabrodo che rischia di far perdere non solo l’acqua ma indirettamente anche lo stesso significato delle risorse investite – al nodo dei rifiuti, con i termovalorizzatori presentati come una soluzione a un problema fin qui irrisolvibile anche se la Corte dei conti – e non una frangia di attivisti per l’ambiente – si chiede se sia realmente l’unica percorribile, tenendo conto anche di quello che rappresenta da un punto di vista della spesa pubblica.
Di tempo per dare risposte, il Governo regionale ne avrà e Schifani per il momento ha deciso di rispondere indirettamente rivolgendosi ai siciliani. “Abbiamo affrontato sfide complesse e portato avanti riforme, investimenti e progetti che stanno già dando frutti concreti per la nostra terra – ha scritto in un post su Facebook –. Dalle infrastrutture alla sanità, dal sostegno alle imprese alla valorizzazione del turismo e della cultura, abbiamo costruito basi solide per un futuro migliore. Ma il nostro percorso non si ferma qui. I prossimi giorni, mesi e anni saranno dedicati a nuove sfide, con la stessa determinazione e lo stesso amore per la nostra isola”.
Opposizioni all’attacco: “Regione paralizzata”
Dall’opposizione, intanto, c’è chi invece ha colto l’opportunità per lanciare un attacco alla maggioranza. “La Corte dei conti continua a certificare ciò che i siciliani vivono ogni giorno: una Regione paralizzata, incapace di pianificare, gestire e garantire servizi essenziali – ha commentato il capogruppo del Pd all’Ars, Michele Catanzaro –. La convocazione a settembre di un contraddittorio formale con la Regione e le parti interessate non è affatto una formalità, ma un momento della verità per un governo che ha ignorato per anni le proprie responsabilità”.
Sulla vicenda è intervenuta anche la Cgil. “La relazione della Corte dei conti sulla gestione dell’emergenza idrica in Sicilia certifica un sistema allo sbando. A distanza di oltre vent’anni dalla relazione del generale Jucci la realtà è che nulla di strutturale è stato fatto: stesse criticità, stessi disservizi, stesso abbandono. E a pagarne il conto sono i lavoratori, il sistema produttivo, i cittadini, hanno dichiarato in una nota il segretario regionale Alfio Mannino e il segretario di Flai Cgil Tonino Russo. “La situazione è rimasta immodificata nonostante i segnali di profondo disagio proveniente dai territori e dai vari settori produttivi, nonostante le nostre denunce e le piattaforme rivendicative che hanno sempre unito all’analisi e alla critica le proposte. Occorre definire ruoli, regole e obiettivi – hanno proseguito Mannino e Russo – per una strategia che affronti l’emergenza, ma che, al contempo, ne elimini il carattere strutturale”.
Nel mirino come detto c’è lo stato dell’arte, per nulla invidiabile, del sistema idrico. L’acqua, laddove c’è, per metà si perde e la sensazione è quella che un’inversione di tendenza non è dietro l’angolo, nonostante gli annunci. “Una gestione dei sistemi idrici frammentaria, le reti idriche obsolete, gli impianti fermi, lo stato delle dighe, l’incapacità di trasformare in cantieri le risorse pur esistenti si traducono oggi in continui razionamenti, sofferenza delle campagne e del comparto agricolo, difficoltà per le imprese. L’acqua, che nonostante la crisi climatica c’è, non viene raccolta come potrebbe, viene dispersa per milioni di metri cubi nelle reti colabrodo, non viene distribuita”, hanno concluso Mannino e Russo, ricordando come tutto ciò abbia effetti negativi anche sul fronte dell’occupazione.
Crisi idrica, le dichiarazioni di Acoset
A concentrarsi sulla questione idrica è stato poi anche Antonio Coniglio, direttore generale di Acoset, società pubblica che si occupa del servizio in una parte della provincia di Catania, dove ancora il gestore unico – la società pubblico-privata Sie – non ha ancora acquisito le reti e gli impianti.
“Ho passato qualche ora a leggere il referto della Corte dei conti – ha detto Coniglio –. Ne emerge un quadro impietoso, per certi versi drammatico, che chiama in causa tutti noi. Enti di regolazione, gestori, decisori politici. Innanzitutto un grave vulnus: la frammentazione istituzionale, gli Ato in Sicilia coincidono con le province e non con i bacini idrografici, generando uno scarso coordinamento e una eccessiva suddivisione di competenze. Un sistema senza regia diviso tra Autorità di Bacino, Ati, Consorzi di bonifica, gestori privati, enti energetici, ecc. A questo si sommano le carenze infrastrutturali vecchie e nuove: dighe e adduttori in condizioni critiche (collaudi incompleti, deficit sismici, malfunzionamenti impianti), reti di distribuzione obsolete, perdite idriche oltre la media nazionale, mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria, gestione inefficiente delle risorse, ritardo nell’uso dei fondi (Pnrr e altri), basso livello di riuso delle acque reflue depurate”.
Per Coniglio è il momento di fare una riflessione e fermarsi. Una considerazione che sembra scontrarsi con ciò che invece Sie dice di voler fare: dopo una querelle giudiziaria durata vent’anni la società, di cui peraltro Acoset detiene una piccola quota al pari di altre società partecipate, reclama il diritto di avviare la gestione unica per 29 anni. In ballo c’è un miliardo, e probabilmente anche più, di investimenti ma anche delle tariffe che da più parti vengono indicate molto più alte rispetto a quelle che i cittadini sono stati sin qui abituati a pagare. Sul punto Coniglio è chiaro: “Non basta il leit motiv ‘non aumentiamo le tariffe’. Serve un piano Marshall per fare gli investimenti, enti di governo costruiti su base idrografica, gestioni industriali. Occorrono miliardi di euro da mettere in campo su riparazione delle perdite, riuso, depurazione. Il più grande delitto è ignorare che tirando a campare si tirano le cuoia. Siamo tutti responsabili”.
Foto di Elimende Inagella su Unsplash

