Si rischia di andare oltre il termine del 2022, saltano fondi per progetti di soluzioni tecnologiche. Si rischiava di andare oltre il termine del 2022, saltano così fondi per la realizzazione di soluzioni tecnologiche che verranno dirottati “su altre e più efficaci misure”. L’obiettivo era quello di promuovere progetti di ricerca industriale strategica volti al miglioramento delle filiere produttive regionali
I tempi lunghi della burocrazia sono diventati un baratro per l’avviso relativo all’azione 1.2.3. In parole povere, per la ricerca e sviluppo in Sicilia, sono andati persi 116 milioni di euro. Si trattava di un bando a “supporto alla realizzazione di progetti complessi di attività di ricerca e sviluppo su poche aree tematiche di rilievo e all’applicazione di soluzioni tecnologiche funzionali alla realizzazione delle strategie di S3”. L’obiettivo era di promuovere progetti di ricerca industriale strategica volti alla realizzazione di nuovi risultati tecnologici di interesse per le filiere produttive regionali, nella forma di dimostratori di nuovi prodotti o nuove tecnologie abilitanti, da diffondere verso le imprese e valorizzare in termini economici sul mercato.
Il bando avrebbe dovuto finanziare piani di investimento pluriennali articolati in progetti di pronta realizzazione legati a iniziative strategiche, in cui grandi imprese svolgono il ruolo di capofila di un’aggregazione di imprese locali e centri di ricerca, in vista della realizzazione di veri e propri programmi d’investimento. Le agevolazioni dovevano essere concesse sotto forma di contributo in conto capitale, sulla base di una procedura valutativa negoziale. A fronte di una dotazione finanziaria di 116 milioni di euro, sono state presentate 15 manifestazioni di interesse per un ammontare complessivo di quasi 350 milioni di euro. I tempi a questo punto giocano il ruolo chiave che ha portato all’arenarsi dell’avviso: le attività della fase 1, relative alla presentazione dell’istanza preliminare ed alla valutazione di massima, non sono state concluse nei tempi e con le modalità previste dall’avviso. A seguire avrebbe dovuto svolgersi un confronto negoziale pubblico con i capofila che avessero superato i punteggi minimi, da concludersi entro 40 giorni dal ricevimento delle Pec, e quindi si sarebbe dovuto procedere alla presentazione della domanda di contributo ed alla reale valutazione.
Già la fase negoziale ha presentato grandi criticità, legate alla partecipazione di partenariati composti complessivamente da oltre 360 imprese, che hanno determinato rilevanti difficoltà nell’impostazione della medesima fase negoziale. Allo stato attuale, i tempi necessari per la presentazione dei progetti sono pari o superiori ai 100 giorni, e la valutazione svolta dagli esperti, vista l’esperienza maturata con altri avvisi, richiederebbe almeno 110 giorni, cui dovrebbero sommarsi 60 giorni per le verifiche di ricevibilità ed ammissibilità. Anche a causa dell’elevato numero di imprese coinvolte nei partenariati, per l’espletamento delle attività propedeutiche all’emissione dei provvedimento di ammissione a finanziamento sarà necessaria un’ulteriore dilatazione dei tempi. Insomma, se a questi tempi di unisce la durata prevista per la realizzazione degli stessi progetti, pari a 36 mesi, il periodo totale del tempo necessario non è più compatibile con la durata rimanente dell’attuale periodo di programmazione e del Programma Operativo, il cui termine ultimo per il pagamento delle spese ammissibili è fissato al 31 dicembre 2022. A questo si aggiunge il fatto che l’elevata partecipazione al bando, rispetto al numero stimato di potenziali beneficiari, oltre a determinare complesse difficoltà nella gestone della fase negoziale lascia prefigurare problematicità anche nella eventuale successiva fase di gestione amministrativa, di monitoraggio e di rendicontazione e controllo. Decisione finale, quella di spostare i fondi “su altre e più efficaci misure”.