Ricomposto il Comitato regionale faunistico venatorio in Sicilia

Controllo della caccia e della fauna, ricostituito il Comitato regionale faunistico venatorio

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Controllo della caccia e della fauna, ricostituito il Comitato regionale faunistico venatorio

Michele Giuliano  |
venerdì 26 Maggio 2023

Il lavoro del precedente comitato si era concluso per scadenza del mandato. Ecco le responsabilità del gruppo operativo.

Dopo quasi un anno di vuoto, è stato nuovamente costituito il Comitato regionale faunistico venatorio in Sicilia. Il comitato prende decisioni in relazione alle attività di controllo della fauna selvatica, attraverso il contenimento numerico, l’allontanamento o l’abbattimento controllato della fauna selvatica, azioni necessarie per tutelare la salute e la sicurezza pubblica e prevenire danni all’attività agricola e all’economia locale.

Il decreto di costituzione è dell’Assessorato regionale dell’Agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea e comprende l’elenco delle figure che ne fanno parte: il dirigente del servizio competente in materia del Dipartimento dello sviluppo rurale e territoriale, il direttore dell’Istituto sperimentale zootecnico per a Sicilia e il direttore, o suo delegato, dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sicilia. Ancora, ne fanno parte Giovanni Dell’Acqua (dirigente tecnico del dipartimento), Alessandro Fazzari (dirigente amministrativo del dipartimento e segretario); Giuseppe Montalbano, Mauro Cavallaro e Carlo Giannetto, esperti universitari in materia di biologia, tutela dell’ambiente ed economia e politica agraria.

Ricostituito il Comitato regionale faunistico venatorio in Sicilia

Sono stati nominati i rappresentanti delle maggiori associazioni venatorie siciliane e italiane, della Lipu, la Lega italiana protezione uccelli, del Wwf. La composizione del Comitato verrà integrata con i rappresentanti delle associazioni interessate che ad oggi non hanno comunicato alcuna designazione ma che provvederanno in tal senso successivamente.

Il comitato rimane in carica per tre anni, fino al 2026, e ha voce in capitolo per quanto riguarda le misure straordinarie di controllo della fauna selvatica, attuate dalle ripartizioni faunistiche venatorie anche su richiesta dei sindaci dei Comuni interessati, delle Prefetture, dei parchi e degli enti gestori delle riserve.

Le responsabilità, dalla gestione al controllo

Sono tanti i motivi che possono portare a operazioni e interventi di controllo della fauna selvatica, anche nei territori sottoposti a divieto di caccia: per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo e la salvaguardia degli equilibri ambientali, o, ancora, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche, per il contenimento dei danni alle attività produttive e dei contrasti sociali che ne derivano, per pubblica incolumità.

La procedura è semplice: l’Istituto superiore di ricerca ambientale (Ispra) accerta, sulla base delle informazioni ricevute dalle ripartizioni venatorie, l’inefficacia dei metodi ecologici e redige un piano esecutivo avvalendosi delle associazioni ambientaliste e venatorie più rappresentative, nonché di esperti nel settore, che compongono, appunto, il comitato faunistico. I piani di controllo sono quindi approvati dall’Assessorato regionale dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea. I piani sono poi attuati dalle ripartizioni faunistico-venatorie, con il proprio personale munito di porto fucile, con il personale del Corpo forestale regionale, con le guardie addette ai parchi e alle riserve naturali e con le guardie venatorie provinciali. Possono essere coinvolti anche i proprietari e i conduttori dei fondi nei quali si attuano gli interventi e delle guardie volontarie di associazioni venatorie e ambientaliste riconosciute in sede regionale, purché munite di licenza per l’esercizio venatorio.

Ai componenti del comitato è corrisposto un gettone di presenza, mentre per il dipendente regionale che ne fa parte è prevista un’indennità aggiuntiva.

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