Riconoscimento Palestina, la reazione Ue e la posizione dell'Italia

Il riconoscimento della Palestina scatena il “caos” internazionale: Ue divisa, la posizione dell’Italia

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Il riconoscimento della Palestina scatena il “caos” internazionale: Ue divisa, la posizione dell’Italia

Marianna Strano  |
giovedì 23 Maggio 2024

La Corte penale internazionale chiede arresti per "crimini di guerra", il pressing per il riconoscimento della Palestina è sempre più forte ma molti Paesi scelgono la via più "cauta": ecco il quadro.

Ѐ scontro aperto sul riconoscimento dello Stato della Palestina come soluzione per porre fine al conflitto nel cosiddetto Medio Oriente. Mentre la Corte penale internazionale (Cpi) annuncia la richiesta d’ordine d’arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e il capo di Hamas Yahya Sinwar per crimini di guerra e contro l’umanità, tre Stati del Vecchio Continente cambiano la storia della geopolitica internazionale.

Norvegia, Spagna e Irlanda. Questi i tre Stati che – alla ricerca della pace dopo l’attacco a sorpresa generato in un nuovo conflitto israelo-palestinese – hanno annunciato la volontà di riconoscere ufficialmente lo Stato palestinese a partire dal prossimo 28 maggio. Una rivisitazione della già vista soluzione “Due popoli, due Stati”, che ha una storia perfino antecedente alla creazione dello Stato israeliano nel 1948.

E se da un lato, sul fronte della decisione della Cpi, a ostacolare il processo potrebbero esserci il “no” non tanto velato dell’Amministrazione statunitense e il non-riconoscimento della Corte penale internale da parte di Israele, dall’altro lato la risposta alla decisione di Norvegia, Spagna e Irlanda è destinata a riaccendere il dibattito sulle soluzioni diplomatiche alla questione israelo-palestinese e potrebbe inasprire le tensioni già evidenti con il governo Netanyahu.

Riconoscimento Palestina, l’ufficialità il 28 maggio

Il norvegese Jonas Gahr Støre, lo spagnolo Pedro Sánchez e l’irlandese Simon Harris riconosceranno ufficialmente la Palestina come Stato il prossimo 28 maggio. E saranno in compagnia “ristretta”, almeno in territorio europeo: in Europa, infatti, il riconoscimento c’è solo da Bulgaria, Cipro, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Svezia e Ungheria, anche se nel resto del mondo il “sì” allo Stato palestinese arriva da circa 140 Paesi.

Ue divisa

Un effetto a catena è possibile, ma non scontato. La decisione di Norvegia, Spagna e Irlanda è già stata ben accolta dalla Francia, anche se – per il Ministero degli Esteri – “il riconoscimento della Palestina non è un tabù” ma al momento non ci sarebbero le condizioni “perché questa decisione abbia un impatto reale” sulla strage in atto a Gaza e sull’attuazione della soluzione dei due Stati “che vivano uno accanto all’altro, in pace e sicurezza”. Dal Belgio, invece, sul riconoscimento della Palestina c’è molta esitazione: il premier Alexander De Croo ritiene sia meglio – al momento – privilegiare “misure che conducano a un miglioramento immediato della situazione sul terreno”. La ministra degli Esteri Hadja Lahbib pensa che riconoscere la Palestina va “nella direzione della Storia”, ma che dovrebbe essere qualcosa di più di un gesto simbolico. Il timore, quindi, è che non si arrivi alla pace attraverso questa strada diplomatica.

Anche Malta aspetta il “momento giusto” per il riconoscimento della Palestina. Il dubbio non sembra tanto il riconoscimento in sé, quanto sulle tempistiche. Si teme, probabilmente, la potenziale reazione di Israele e anche il fatto che – qualora al riconoscimento della Palestina non seguisse l’apertura di quest’ultima al riconoscimento pieno e concreto di Israele – la mossa diplomatica di Norvegia, Spagna e Irlanda potrebbe portare verso la tanto auspicata pace definitiva.

Usa e Russia, visioni opposte sul riconoscimento della Palestina

USA e Russia sul caso palestinese manifestano ancora una volta opinioni discordanti. Il Cremlino ribadisce il fermo sostegno alla soluzione dei due Stati; la Casa Bianca chiede che la decisione del riconoscimento della Palestina come Stato sia subordinata ad accordi tra le due parti e non sia unilaterale. Gli Usa frenano anche sulla decisione della Cpi: per il presidente Biden, quello che accade a Gaza “non è un genocidio” e Hamas e Israele non possono essere posti sullo stesso livello.

La posizione dell’Italia

Durante il voto Onu per il riconoscimento della Palestina, l’Italia si è astenuta perché – come confermato a “Otto e mezzo” dal ministro degli Esteri Antonio Tajani – “sta alla guida del G7 e la maggioranza dei Paesi che ne fanno parte si è astenuta”. Anche lo Stato italiano, quindi, opta per la prudenza e ritiene che in questo momento un riconoscimento della Palestina possa generare – se “incondizionato” – reazioni negative da quello che, si ricorda, è stato ed è un alleato economico dell’Occidente di non poco conto.

Tajani manifesta la volontà dell’Italia di sposare la soluzione “Due popoli, due Stati”, ma con un approccio più cauto. “Passi che creano tensione non servono, dobbiamo lavorare per la pace e per la soluzione due popoli, due Stati”, ha ribadito il ministro, sostenendo di voler incontrare nei prossimi giorni i rappresentanti dell’Anp per spingerli a ricercare la soluzione negli accordi di pace.

Il riconoscimento della Palestina, la voce degli studenti in Italia

E mentre il massacro a Gaza continua, gli studenti italiani sembrano assumere posizioni sempre più pro-Palestina. Da Pisa a Roma, da Palermo a Catania, gli studenti hanno manifestato a favore dei civili, le vere vittime di un conflitto che viene letto come “a senso unico” e non privo di punti oscuri tali da scrivere una delle pagine più nere della storia internazionale recente.

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