Giuseppe – detto Beppe – Montana, Antonino Cassarà (detto Ninni) e Roberto Antiochia: tre nomi legati dall’appartenenza alle forze dell’ordine, ma anche al comune brutale destino di vittime di mafia. Dai loro omicidi – quello del commissario Montana a Santa Flavia il 28 luglio 1985 e quello del vicequestore Cassarà e dell’agente Antiochia a Palermo pochi giorni dopo (il 6 agosto) – sono trascorsi 40 anni.
Quaranta anni pieni di dubbi e purtroppo di altre vittime di Cosa nostra – si ricordino, giusto a titolo di esempio, le vittime delle stragi di Capaci e via d’Amelio del 1992 -, che ancora oggi, lontana dalla veste killer indossata nei decenni passati, continua a rimanere uno dei mali più grandi della Sicilia.
Il ricordo di Beppe Montana, Ninni Cassarà e Roberto Antiochia
Tra i primi a omaggiare queste tre vittime di mafia in occasione del 40esimo anniversario degli omicidi c’è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in una nota dichiara: “Nel quarantesimo anniversario dell’assassinio del Commissario Giuseppe Montana, che precedette di pochi giorni l’agguato mortale al Vicequestore Antonino Cassarà e all’Agente Roberto Antiochia, la Repubblica si inchina nel loro ricordo. Sono stati servitori dei valori della nostra comunità. Investigatori intelligenti e tenaci, hanno inflitto alla mafia colpi durissimi, contribuendo all’arresto di latitanti pericolosi, alla conoscenza delle strutture criminali, al lavoro istruttorio di magistrati coraggiosi, dei quali furono collaboratori preziosi”.
L’eredità
Di Beppe Montana, Ninni Cassarà e Roberto Antiochia Mattarella ricorda il grande contributo alla lotta alla mafia, la cui memoria è fondamentale anche in un momento storico in cui Cosa nostra appare meno sanguinaria e più interessata al “business”.
Montana fu tra i costruttori della sezione “catturandi” di Palermo e – fianco a fianco con Rocco Chinnici – ha lottato contro i nomi noti di Cosa nostra, mettendo a segno con il suo team, appena pochi giorni prima del suo brutale assassinio, un maxi blitz contro gli uomini di Michele Greco. Il presidente della Regione Renato Schifani lo ricorda con queste parole: “Ricordiamo con profonda commozione Beppe Montana, giovane e valoroso commissario della Squadra mobile di Palermo, assassinato dalla mafia a Porticello il 28 luglio 1985. Il suo coraggio e il suo impegno nella lotta a Cosa Nostra restano un esempio per tutti – Il suo nome vive nella memoria della Sicilia onesta. Onorarlo significa rinnovare ogni giorno il nostro impegno per la legalità. Alla sua famiglia va il mio pensiero più sincero e la gratitudine dell’intera comunità isolana”.
Il nome di Ninni Cassarà è legato principalmente alle indagini e ai rapporti che porteranno all’istituzione del maxi processo contro le cosche mafiose. L’agente Antiochia, da fedele servitore dello Stato, è morto tentando di fare da scudo a Cassarà, con il quale lavorava proprio alle indagini sull’omicidio di Montana.
Uccisi perché temuti
“Montana e Cassarà, insieme all’Agente della scorta Antiochia, simboli dell’impegno dello Stato, vennero uccisi perché la mafia li temeva. Le loro testimonianze di vita sono trasmesse ai più giovani perché possano crescere quei valori di legalità e giustizia che soli possono darci un futuro degno”, ricorda il presidente Mattarella, che ricorda l’importanza della memoria delle vittime di mafia per contrastare la criminalità organizzata e il male che hanno imposto alla società per decenni.
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Foto di Rock Staar su Unsplash

