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Terremoto di Santa Lucia, la ricostruzione bloccata dalla burocrazia: dopo 34 anni arrivano i fondi ai privati

Quante cose cambiano in 34 anni? La domanda è banale, la risposta ovvia: tantissime. Si tratta, d’altra parte, di un arco di tempo quasi pari alla metà dell’aspettativa di vita di una persona. Nel 1990, Totò Schillaci faceva sognare l’Italia, l’Unione Sovietica non era ancora ufficialmente dissolta e la musica girava ancora soprattutto nei mangianastri. In Sicilia quello fu anche l’anno del terremoto di santa Lucia, che colpì la parte orientale dell’isola e in particolar modo le province di Siracusa e Catania. Un evento entrato a far parte della memoria collettiva, le cui tracce però non si trovano soltanto nei ricordi di chi c’era, ma anche negli uffici della pubblica amministrazione. E non solo all’interno degli archivi. Un decreto della Regione Siciliana del 2 maggio ha appena stabilito la liquidazione di poco meno di 17mila euro a una donna che il 13 dicembre 1990 subì il danneggiamento della propria abitazione a Lentini.

“Quella della ricostruzione è una storia che il paese ancora si trascina dietro e su cui non è mai stata fatta piena chiarezza”, commenta al Quotidiano di Sicilia l’ex sindaco Saverio Bosco.

Terremoto di Santa Lucia, i contributi per la ricostruzione

Il terremoto di santa Lucia si verificò alle 1.24, con magnitudo 5.6 sulla scala Richter ed epicentro a Carlentini, centro limitrofo a Lentini e al confine tra le province di Siracusa e Catania. Furono 18 le persone che persero la vita, mentre oltre duecento quelle ferite. Un anno dopo, il Parlamento nazionale votarono la legge che finanziava la ricostruzione. “È assegnato alla Regione Siciliana nel sessennio 1991-1996 un contributo straordinario di lire 3870 miliardi”, si legge all’articolo 1. Di quella cifra oltre tremila miliardi erano destinati agli indennizzi degli immobili privati crollati o pesantemente danneggiati dal sisma.

A quella legge, pochi mesi dopo, seguì un’ordinanza nazionale del ministero della Protezione civile per disciplinare “gli interventi di miglioramento strutturale, riparazione e ricostruzione”. Fu l’inizio di un iter che avrebbe interessato la burocrazia a tutti i livelli, dal Comune alla Regione, e che ancora oggi, paradossalmente, non è concluso.

La conferma arriva da un decreto firmato dal dirigente regionale della Protezione civile Salvo Cocina, con cui vengono liquidati poco meno di 17mila euro a una donna residente a Lentini. Si tratta dell’ultima tranche di un importo destinatario di un contributo di 115mila euro riconosciuto alla proprietaria nel 2011.

Il labirinto della burocrazia

Riuscire a risalire al motivo per cui dopo 34 anni ci siano ancora cittadini che aspettano di ricevere le somme spettanti non è impresa facile. “È materia di competenza degli uffici, le suggerisco di rivolgersi ai responsabili”, chiosa Rosario Lo Faro, dal 2021 primo cittadino di Lentini. A guidare il settore della Protezione civile è il geometra Carlo Maci, che però alla richiesta di chiarimenti sottolinea che “per la ricostruzione fu istituito un ufficio apposito di cui non mi sono mai occupato”. Cercando tra gli archivi del Comune e nei documenti presenti in Rete, viene fuori il nome di Bruno Zagami, in servizio all’ufficio Tecnico e già coordinatore delle pratiche inerenti le richieste di contributo post-sisma.

“Me ne sono occupato, ma ormai da tanti anni non è di mia competenza – fa sapere al Qds – La pratica di cui parla risale al periodo in cui ero al vertice dell’ufficio, ma senza avere i documenti è difficile dire perché si arenò. In ogni caso la richiesta di liquidazione dell’ultima tranche è stata fatta dall’attuale coordinatore. Chieda a lui”. Il riferimento in questo caso è a Salvatore D’Anna, architetto al Comune di Lentini.

“Sono il coordinatore delle pratiche relative agli immobili privati da qualche anno – conferma D’Anna – Quando ho ricevuto l’incarico erano poche quelle ancora da esitare. Si contano sulle dita di una mano e finalmente stanno andando verso la conclusione”. Inevitabile chiedere il motivo di tali lungaggini. “Ogni pratica ha una storia a sé, per quello che ho avuto modo di vedere in alcuni casi gli iter si sono bloccati dopo l’intervento dell’autorità giudiziaria e farli ripartire ha richiesto tempo”.

Il tempo bloccato anche nel pubblico

“Quella della ricostruzione è sempre stata una vicenda intricata. A pochi chilometri da qui, a Carlentini, le opere sono state fatte mentre da noi il tempo si è inceppato a più riprese”. A parlare al Quotidiano di Sicilia è Saverio Bosco, sindaco di Lentini tra il 2016 e il 2021. Bosco è stato tra gli amministratori che maggiormente hanno toccato con mano i ritardi nell’ottenimento dei fondi per sanare le ferite ancora visibili in più punti della cittadina. “Il terremoto di santa Lucia causò pesanti danni anche sull’edilizia pubblica, eppure quando mi insediai poco o nulla era stato fatto – racconta – Le faccio un esempio: attualmente si stanno facendo dei lavori al Palazzo di città. Si tratta di un progetto che fu sbloccato ai tempi della mia sindacatura, l’ultima versione risaliva a circa cinque anni prima. Il perché di questi ritardi? È un argomento su cui non è mai stata fatta chiarezza, ma si tratta di un dato di fatto”.

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