Mentre è passato oltre un mese dalla data fissata per l’apertura delle buste della gara per redigere il progetto di fattibilità tecnico-economica dei due termovalorizzatori, alla Regione sul fronte discariche due progetti vanno avanti.
Riguardano entrambi la piattaforma di Bellolampo, la stessa area alla periferia di Palermo in cui verrà costruito uno dei termovalorizzatori, e raccontano come il rapporto tra la Sicilia e le discariche sia lungi dall’essere interrotto.
In ballo, infatti, c’è da una parte la valutazione ambientale del progetto per coprire definitivamente la sesta vasca e dall’altra l’iter per arrivare a costruire l’ottava, o per utilizzare la denominazione scelta da Rap – la partecipata del Comune che gestisce Bellolampo – la settima bis.
La settima bis
Il nuovo spazio che Rap punta a realizzare per abbancare i rifiuti prodotti nei Comuni di Palermo e Ustica e nell’aeroporto Falcone di Borsellino, ricadente nel territorio di Cinisi, nei mesi scorsi ha ottenuto il nulla osta idraulico dall’Autorità di Bacino.
Il progetto prevede la realizzazione di una vasca capace di contenere un milione e mezzo di metri cubi di rifiuti, un quantitativo sufficiente a garantire conferimenti giornalieri da 750 tonnellate per un periodo di cinque anni.
La relazione
“Il nome VII bis nasce dal fatto che, oltre ad essere contigua alla discarica VII vasca, verranno utilizzate alcune delle infrastrutture già realizzate nell’ambito della predetta vasca”, si legge in una relazione descrittiva.
Nello stesso documento si specifica che “è prevista la realizzazione di un impianto che compirà la selezione e valorizzazione rifiuti da raccolta differenziata” nell’ottica del potenziare i risultati dell’estensione del sistema di raccolta porta a porta.
“L’impianto avrà l’obbiettivo di separare e pretrattare le frazioni secche attualmente raccolte come plastiche e metalli, carta e cartone, per consentirne una valorizzazione con reinserimento nel ciclo produttivo tramite cessione ad altre realtà, già presenti sul territorio, aderenti ai consorzi Corepla, Coripet, Cial, Ricrea e Comieco, minimizzando il ricorso ad impianti di smaltimento finale”.
La vasca VII bis verrà realizzata in un’area che è stata usata come zona di cantiere per i lavori di costruzione della settima vasca e che in passato è stata sede di un poligono militare di tiro.
La chiusura della VI
Negli ultimi giorni sul tavolo della commissione tecnica-specialistica della Regione è finito il progetto esecutivo della copertura definitiva della sesta vasca di Bellolampo. La Cts aveva già valutato il progetto definitivo – livello precedente a quello esecutivo – disponendo alcune prescrizioni.
La sesta vasca contiene oltre due milioni di metri cubi di rifiuti, accumulati a partire dal settembre 2013. In origine il progetto prevedeva una capacità di 1,7 milioni poi estesa nel 2019 dopo che la Regione acconsentì all’ampliamento.
L’autorizzazione della Rap
L’autorizzazione in mano a Rap prevede che la sommità del cumulo non superi l’altitudine di 580 metri sul livello del mare. “Dal confronto fra l’ultimo rilievo e la configurazione finale approvata, si osserva che in alcune parti del corpo della discarica la quota attuale della superficie si trova al di sopra di quella approvata mentre in altre zone si trova al di sotto.
Pertanto – si legge nel progetto esecutivo – per rispettare la configurazione finale approvata si procederà, prima della posa della copertura impermeabile definitiva, alla movimentazione di circa 14mila metri cubi di materiale all’interno dell’area stessa, senza alcun apporto di ulteriori nuovi rifiuti”.
Area appianata
Una volta che l’area verrà appianata, i lavori di copertura interesseranno l’apposizione di diversi materiali: “È stata prevista la posa di un primo strato di base di regolarizzazione con materiali inerte dello spessore variabile fra 15 e 30 centrimetri. Su tale strato è posto uno strato drenante di sottotelo dello spessore di 50 centimetri, costituito da ghiaia naturale, confinato superiormente da un telo di geosintetico non tessuto da 300 grammi per metro quadrato, sopra il quale è steso uno strato di argilla compatta mineralizzata di 20 centimetri di spessore e, quindi, un telo di geocomposito bentonitico, costituito dIl a bentonite interposta tra due geotessili in polipropilene, laminati ad una membrana in polietilene”.
Il procedimento
Il procedimento prevede poi che sopra alla membrana venga messo a protezione “un geocomposito drenante” e infine uno strato di terreno vegetale dello spessore di un metro ricoperto “da una biostuoia antierosione”. Fatto ciò sarà possibile avviare il trattamento di idrosemina. “Consentirà di fare attecchire in breve tempo la copertura vegetale”, assicurano i progettisti.

