Rifiuti, “Ecco le carte che le Srr hanno per realizzare gli impianti” - QdS

Rifiuti, “Ecco le carte che le Srr hanno per realizzare gli impianti”

Antonio Leo

Rifiuti, “Ecco le carte che le Srr hanno per realizzare gli impianti”

martedì 02 Marzo 2021

Intervista al presidente della Commissione Via/Vas, il professore Aurelio Angelini, “Nessun pregiudizio sui termovalorizzatori, li valuteremo nel rispetto della legge”

Negli ultimi mesi la Commissione tecnica specialistica di verifica dell’impatto ambientale – Via Vas è stata nel mirino di associazioni di categoria a causa della bocciatura di alcune proposte progettuali avanzate da veri e propri “colossi” dei rifiuti. Tra questi, uno dei gruppi più grandi in Italia che opera nel settore dei rifiuti e dell’energia la A2A, che a San Filippo del Mela vorrebbe realizzare un impianto di digestione anaerobica per produrre metano dalla frazione organica. Inoltre, tra coloro che hanno attaccato la commissione spicca il presidente regionale Legambiente Zanna, che però si è trovato isolato dalle altre associazioni ambientaliste. L’A2A ha proposto di realizzare un impianto, però, non previsto dal Piano della Società di regolamentazione competente per l’ambito, ossia la Srr della Città metropolitana di Messina, che invece nel proprio piano dei rifiuti punta su altre due strutture pubbliche già finanziate dalla Regione.

Quello della carenza impiantistica, in ogni caso, resta il principale tallone d’Achille del sistema siciliano, ancora basato perlopiù sulle discariche. Per comprendere meglio come funziona nell’Isola il meccanismo di presentazione dei progetti per nuovi impianti, abbiamo intervistato il presidente della Commissione, il professore Aurelio Angelini, peraltro docente di Sociologia per l’ambiente e il territorio all’università di Palermo e alla Kore di Enna e presidente nazionale del Comitato scientifico dell’Unesco per l’educazione allo Sviluppo sostenibile.

Professore, partiamo dall’inizio. Come funziona la procedura di valutazione?
“Da quando siamo entrati in carica, la prima cosa che abbiamo fortemente voluto per una questione di trasparenza, è stata la digitalizzazione di tutta la procedura di valutazione ambientale. Tutte le procedure sono visibili e consultabili sul portale regionale. Il ‘Servizio 1’ del Dipartimento ambientale, struttura deputata a verificare la procedura, fa un’analisi della documentazione presentata e ci invia una comunicazione con la quale si certifica la completezza di essa. Rende a noi visibile da quel momento la documentazione. Una volta che l’abbiamo incamerata, procedo a fare le assegnazioni, cioè le assegno a gruppi istruttori con il compito di lavorare la pratica. Quando i documenti vengono resi pubblici, se ne dà notizia pubblica a partire dall’albo del Comune in cui l’opera si deve fare. In questo modo, tutti i soggetti istituzionali, stakeholder e cittadini compresi, possono prendere parte a questa procedura ‘partecipata’. Finite le consultazioni con i termini di legge, viene fatta la prima conferenza dei servizi che chiama attorno a sé le istituzioni. Dall’Asl ai vigili del fuoco, dal Genio civile al Comune: ognuno deve esprimere un parere in base alle proprie competenze. Finita la Conferenza e pubblicato il verbale, procediamo con il primo parere ‘intermedio’, in cui elenchiamo le eventuali criticità che presenta il progetto al fine di permettere all’impresa di poterci dare spiegazioni o depositare ulteriori documenti che implementino la valutazione ambientale. Qualora la documentazione dovesse essere significativa, si procede alla pubblicazione degli ulteriori elementi, integrati, e si riapre la pubblicazione. A quel punto, conclusa questa nuova consultazione, procediamo al parere conclusivo”.

Il vostro parere è vincolante?
“No, la decisione finale viene assunta dall’Assessorato, a firma di direttore e assessore. Il nostro parere potrebbe anche essere disatteso in tutto o in parte dall’organo amministrativo-politico. È chiaro, però, che nel caso in cui l’Amministrazione dovesse prendere una decisione diversa sarà tenuta a motivarla come tutti gli atti amministrativi”.

Facciamo un passo indietro. Prendiamo il caso di un privato che intenda presentare un progetto per un impianto di rifiuti, a chi deve inoltrarlo? Direttamente a voi oppure occorre un passaggio alla Società di regolamentazione dei rifiuti competente per l’area? Per esempio, nel caso della proposta di A2A per un impianto di biometano nella Valle del Mela, l’avete “bocciata” proprio perché non era prevista nel Piano d’ambito della Srr della Città metropolitana di Messina…
“La Società di regolamentazione, in base a quanto prevede la legge regionale 9/2010, è la struttura che fa la pianificazione dell’impiantistica nel territorio e individua gli impianti per la loro gestione. Va fatta però una distinzione. Da una parte ci sono i rifiuti speciali, per i quali è necessario ricorrere al libero mercato; dall’altra ci sono gli impianti che riguardano i rifiuti urbani e che rientrano nel cosiddetto ‘regime della privativa’. In quest’ultimo caso, il Comune ha un obbligo di legge: quando il cittadino consegna un rifiuto differenziato o indifferenziato, l’Ente deve farsene carico. Per questo alla Srr spetta la pianificazione.”

Quindi un privato prima deve rivolgersi alla Srr se vuole realizzare un impianto?
“No, è al contrario. La Srr deve fare una pianificazione. Nell’esempio a cui si faceva riferimento prima, la Srr di Messina ha individuato due impianti (si tratta di due strutture pubbliche, una a Mili e una Monforte San Giorgio, ndr) da realizzare per poter coprire il proprio fabbisogno. La Regione gli ha dato pure il finanziamento per realizzarli. Dopodiché, quando noi istruiamo una procedura in ordine alla richiesta di un impianto, viene chiesto alla Srr il nullaosta per conoscere se l’impianto è previsto nella pianificazione”.

In altre parole, fare una proposta alla Commissione che non risponde alle previsioni del Piano d’ambito della Srr, significa andare incontro a un esito negativo “certo”?
“Guardi, è come se lei volesse realizzare un’abitazione di cui non c’è traccia nel Piano regolatore. Per la materia dei rifiuti urbani funziona così, per quelli speciali che vanno al libero mercato, la proposta viene valutata per gli effetti ambientali, per quelli urbani no”.

Secondo lei non sarebbe opportuno che le Società di regolamentazione dei rifiuti preferissero l’opzione della gara europea di evidenza pubblica?
“Le Srr hanno in mano diverse carte: ricorrere a fondi regionali ed europei, realizzare gli impianti con risorse proprie, anche per esempio accendendo un mutuo, oppure rivolgersi al libero mercato, pubblicando un bando pubblico di project financing. La Srr ha come obiettivo quello di gestire un certo quantitativo di rifiuto, dovrà verificare nel libero mercato quali privati offrono il miglior prezzo e la migliore tecnologia. Le società private concorrono sapendo quale sarà il loro aggio, il loro margine di impresa e via discorrendo”.

Ma in quest’ultimo caso la Commissione interviene per verificare l’impatto ambientale?
“No, in questo caso sono scelte che fa la Srr, noi non c’entriamo niente con la parte gestionale. Va da sé che l’Srr scriverà che quell’impianto è previsto dalla pianificazione e il soggetto interessato è titolare della gestione dei rifiuti perché l’ha vinta mediante una gara pubblica. Certo si deve trattare di impianti che rispondano al fabbisogno del territorio, senza andare oltre. In ogni caso, la Pianificazione interviene proprio per ridurre a monte errori, vengono scelte le zone più idonee e migliori per minimizzare gli impatti. Anche per noi il Piano è un punto di riferimento dal punto di vista ambientale”.

Nei giorni scorsi è stato approvato all’Ars un emendamento sulla Commissione Via/Vas. La presidente della Commissione Territorio e ambiente, Giusi Savarino, ha detto che servirà a rafforzare l’organo da lei guidato. Cosa ne pensa?
“Ogni iniziativa volta a rafforzare l’attività della Commissione è un fatto positivo. Mi auguro che le intenzioni corrispondano ai contenuti. In ogni caso la scelta spetta al decisore politico, dunque mi astengo dal fare qualunque considerazione su quello che l’autorità politica deciderà di fare”.

Il nostro Quotidiano, da sempre, sostiene la necessità di ricorrere ai termovalorizzatori di ultima generazione per uscire dall’eterna emergenza dei rifiuti che attanaglia l’Isola. Da esperto qual è il suo giudizio su questi impianti?
“Gli inceneritori, chiamati termovalorizzatori, sono previsti dalla legge, quindi i progetti per la loro realizzazione legittimi. Qualora sussistessero le condizioni ordinamentali faremo la nostra valutazione ambientale, in modo indipendente e nel rispetto della legge. Spetta al decisore politico decidere che scelta fare nel rispetto dell’ordinamento giuridico e i pareri che verranno rilasciati dalla commissione verranno redatti in base alle caratteristiche ambientali e di legittimità, senza pregiudizi in modo neutro in base agli impatti e alla pianificazione”.

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