Nove mesi anziché dodici. È la sfida contro il tempo che la Srr Messina Area Metropolitana ha davanti a sé per ciò che riguarda la realizzazione dell’impianto di compostaggio previsto nella zona di Mili, nel capoluogo peloritano.
La gara d’appalto con cui è stata affidato il servizio di progettazione esecutiva e i lavori di realizzazione è arrivata al traguardo lunedì scorso, con l’aggiudicazione ufficializzata da Invitalia, l’agenzia del governo che ha indetto la procedura.
Si parla di un’opera da oltre 28 milioni di euro che punta a dotare il territorio messinese di un sito in cui lavorare i rifiuti organici. Un impianto pubblico in un settore dominato dai privati che intercettano i flussi della spazzatura anche fuori dagli ambiti entro cui – secondo la legge regionale attualmente in vigore – il ciclo dei rifiuti dovrebbe idealmente chiudersi.
Sull’intera iniziativa, tuttavia, incombe il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che da manna dal cielo per il fiume di soldi messo a disposizione rischia di trasformarsi in spada di Damocle con le scadenze – al momento rigorose – che sono dietro l’angolo e che vincolano al completamento delle opere il concreto trasferimento delle somme previste.
Impianto di compostaggio a Messina, i vincitori della gara
A spuntarla sulla concorrenza, andando a firmare un contratto del valore di 28.357.709,97 saranno un gruppo di imprese guidate dal Consorzio stabile Energos. A farne parte sono anche il Consorzio stabile Research ed Emmecci, mentre sul fronte della progettazione opererà la Owac Engineering Company. Come imprese ausiliarie saranno inoltre coinvolte Taddei Spa e Waste To Methane srl.
“Si tratta della prima struttura moderna dedicata alla gestione dei rifiuti sull’intero territorio provinciale, un intervento che rappresenta un significativo passo avanti sia in termini ambientali che economici. Attualmente, infatti, la provincia è costretta a esportare i propri rifiuti con costi molto elevati – si legge in un post pubblicato da Energos su LinkedIn –. L’impianto si configurerà come un sistema integrato di due fra le migliori tecniche disponibili: digestione anaerobica a secco e compostaggio aerobico accelerato in bioreattori (biocelle)”.
L’offerta risultata vincente ha previsto un ribasso del 4,66% sulla somma a base d’asta per quel che riguarda i lavori e del 90% per la parte riguardante lo sviluppo della progettazione esecutiva.
“Obiettivo del progetto – si legge sempre sul post di Energos – ottemperare ai principi di sostenibilità economica e ambientale, in particolare attraverso la valorizzazione delle matrici organiche in ambiente integrato anaerobico aerobico con conseguente riduzione dei costi di smaltimento, oltre che abbattimento dell’inquinamento ambientale, consentendo parallelamente ricavi dalla vendita del biometano prodotto nelle varie fasi di esercizio dell’impianto e un compost di qualità come prodotto finale dell’intero processo di recupero”.
Il tempo
Se questi sono i risultati che si punta a ottenere, un altro aspetto da considerare, come detto, è quello dei tempi di realizzazione.
Il disciplinare di gara parla chiaro: “Tenuto conto che le risorse assegnate sono suscettibili di revoca, ne consegue che sono trasferiti all’appaltatore, limitatamente alla fase di esecuzione, gli obblighi di assicurare il conseguimento di target e milestone stabiliti nel Pnrr di cui all’art. 2 dell’atto d’obbligo sottoscritto da S.R.R. Messina Area Metropolitana”. Nello specifico si dice che bisognerà far sì che “entro e non oltre il 30 giugno 2026” si arrivi al “completamento del cento per cento della realizzazione dell’impianto”.
Leggendo la documentazione allegata alla procedura di gara ci si imbatte però anche in questo passaggio: “Il tempo utile per eseguire complessivamente le attività previste nell’appalto è fissato in giorni 365 naturali consecutivi decorrenti dalla data del verbale di consegna dei servizi di ingegneria”.
Calendario alla mano, bisognerà premere l’acceleratore più di quanto si sarebbe previsto al momento in cui gli atti di gara sono stati redatti.
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