Rifiuti in strada, export inevitabile. Il viaggio lo pagheranno i siciliani - QdS

Rifiuti in strada, export inevitabile. Il viaggio lo pagheranno i siciliani

Gabriele DAmico

Rifiuti in strada, export inevitabile. Il viaggio lo pagheranno i siciliani

venerdì 05 Novembre 2021

A Catania è di nuovo emergenza con le strade stracolme di spazzatura a causa dei limiti al conferimento nella discarica di Lentini, fallito il piano per “tamponare” la crisi

Montagne di rifiuti nelle strade, città trasformate in discariche a cielo aperto. È il risultato dell’implosione del sistema di smaltimento dei rifiuti siciliano. Un sistema che fa ancora troppo affidamento su discariche private spesso riconducibili a uomini estremamente noti alla cronaca giudiziaria, invece di puntare a differenziare e valorizzare i rifiuti. Secondo gli ultimi dati diramati dalla Regione siciliana, infatti, il 58% della spazzatura prodotta nella regione non viene differenziato e finisce nelle discariche. Un volume di rifiuti enorme che, anche se in continua riduzione, i siti di smaltimento adesso non possono più accogliere. Lo evidenzia anche un recente rapporto di Utilitalia: alle discariche siciliane rimangono meno di due anni prima della saturazione definitiva.

NON C’È PIÙ POSTO PER LA SPAZZATURA

“Un prodotto che dovrebbe essere una risorsa in virtù dell’economia circolare da noi sta diventando soltanto pesantezza”. Con queste parole, l’assessore all’Ambiente del Comune di Catania, Fabio Cantarella, descrive perfettamente ciò che sta accadendo in Sicilia. Con la crisi generata dalla saturazione della discarica di Lentini (sito di proprietà della Sicula Trasporti che serve circa 150 comuni) l’intera Sicilia orientale ormai da oltre sei mesi non sa più dove mettere i rifiuti che spesso, venendo rifiutati dall’azienda, rimangono in mezzo alle strade o sui camion. La situazione più preoccupante è stata registrata a Catania, dove per ben due volte oltre 1000 tonnellate di indifferenziata sono rimaste a marcire sul territorio per svariati giorni. La prima volta risale a fine settembre, la seconda è ancora in corso e, essendo acuita anche dal maltempo che si è abbattuto sulla città, rischia di trasformarsi in una vera e propria emergenza sanitaria.

La discarica di Lentini – ha spiegato al QdS Fabio Cantarella – ha inizialmente ridotto i conferimenti. Noi come città abbiamo un fabbisogno di 500 tonnellate al giorno e loro ci fanno conferire un giorno 200, un giorno 300, un giorno 400 e ogni giorno si accumula un certo quantitativo di rifiuti sul territorio. Ora hanno aperto un po’ più le maglie. Se dovessero continuare così nel giro di tre o quattro giorni potremmo conferire tutto quello che si è accumulato sul territorio”.

Un altro caso eclatante è quello che sta vivendo Barcellona Pozzo di Gotto, nel messinese. Secondo la presidente della Srr di Messina, Dafne Musolino, i rifiuti prodotti in questo Comune non vengono più smaltiti a Sicula, bensì nella discarica di Trapani. La causa di questa anomalia che determina un costante flusso di camion pieni di rifiuti tra le due città (circa 600 km tra andata e ritorno, quanto la distanza in auto tra Roma e Milano) è da individuare, secondo Musolino, in “una decisione del dipartimento Acqua e rifiuti: le anomalie di questo sistema gestito da Palermo”.

Una decisione che si unisce alle soluzioni all’emergenza poco oculate vagliate in questi sei mesi dal dipartimento Acqua e rifiuti della Regione. Soluzioni che non hanno fatto altro che rimandare ciò che era certo già all’inizio di questa crisi: i rifiuti dei Comuni che conferiscono attualmente a Lentini (quelli delle province di Messina, Catania e Siracusa) saranno esportati. I costi saranno esorbitanti, sia dal punto di vista ambientale che da quello economico.

Il sistema di smaltimento della Sicilia orientale, infatti, secondo un’ordinanza a firma del presidente Musumeci, prevede che l’indifferenziato, una volta trattato nel Tmb della Sicula trasporti, sia trasportato nelle discariche di Gela, Misterbianco e Siculiana andando contro a quanto stabilito dal piano rifiuti approvato dalla stessa Giunta Musumeci (il rifiuto va conferito nella stessa provincia in cui viene prodotto). Tuttavia, questa “soluzione” di brevissimo respiro dal 15 novembre non potrà più essere sostenuta. “L’amministratore giudiziario della Sicula Trasporti – ci ha spiegato Francesco Laudani, presidente della Srr Catania Area Metropolitana – mi ha detto che devono ridurre piano piano il quantitativo di rifiuti che accolgono. Anche perché il 15 novembre scadono i 60 giorni che l’assessore Baglieri aveva chiesto in base all’ordinanza del presidente della Regione”.

Export dei rifiuti ormai inevitabile

A seguito di una riunione tra i vertici dell’assessorato regionale dei Servizi di pubblica utilità e delle Srr di Catania, Messina e Siracusa tenutasi la scorsa settimana, è stato ufficialmente deciso l’invio dei rifiuti fuori dalla Regione. “Il dirigente del Dar, Calogero Foti, – ha spiegato al QdS Dafne Musolino, presidente della Srr messinese – ci ha garantito il conferimento del 35% dei rifiuti prodotti dai Comuni. L’eccedenza ci si deve organizzare per spedirla fuori. La Regione ci ha assicurato che questa quota di indifferenziato sarà sempre garantita. Si sono presi questo impegno non so sulla base di quale certezza”.

Tuttavia, tra Regione e Srr già ci sono i primi scontri per capire come calcolare questa quota del 35% “che – continua la Musolino – verrà calcolato sull’ultima scheda Orso che è stata validata dal dipartimento. Noi abbiamo chiesto che venga tenuta in considerazione quella che verrà convalidata a novembre e non quella validata a giugno perché i Comuni non possono dichiarare quello che non hanno”.

Altra criticità emersa da questa riunione è quella che riguarda l’affidamento del servizio di trasporto fuori dall’Isola. Secondo la Regione, la negoziazione e l’affidamento dovrebbero essere a carico delle Srr anche se il piano rifiuti stabilisce che i conferimenti devono essere organizzati dal Dar. Nonostante questa incongruenza le Srr hanno accettato di prendersi carico di questo appalto. “Si parla di fare un unico bando per tutte le Srr – ha dichiarato al QdS Francesco Laudani – che conferiscono a Sicula. Ma ancora è da vedere perché noi come Srr Catania metropolitana abbiamo il problema più grosso che è quello della città di Catania. Quindi dobbiamo vedere se farlo insieme oppure se andare avanti da soli, anche perché avevamo preparato tutti gli atti necessari per la gara”.

Atti che avevano visto anche il coinvolgimento della Sicula trasporti che si è proposta per effettuare il servizio. “Sicula ci propone il conferimento nel suo Tmb – continua Laudani – e poi la spedizione invece di effettuarla nelle singole discariche la effettua fuori dalla Regione. È da capire se è la gara è necessaria o se, a seguito dell’affidamento con decreto dei rifiuti alla Sicula, si può andare avanti in questo modo”. Nel caso in cui si optasse per la prima soluzione illustrata da Laudani, sarebbe la Srr di Messina ad essere delegata per pubblicare il bando per affidare il servizio di trasporto extraregionale.

“Noi faremo un avviso conoscitivo – spiega Musolino – rivolto a tutti gli operatori del mercato e chiederemo quali sono le condizioni del servizio sulla base delle quantità di rifiuto indifferenziato prodotto dalle Srr”. In ogni caso, anche se le Srr andranno in ordine sparso, a decidere, alla fine, sarà la Regione. Il 15 novembre con molta probabilità i Comuni si potrebbero trovare a non poter più conferire a Lentini e a non poter inviare i rifiuti fuori a causa della lentezza burocratica.

Le Srr, infatti, avrebbero solo dieci giorni per pubblicare la gara, richiedere i documenti necessari ai partecipanti, firmare il contratto con la ditta vincitrice. Un iter che solitamente impiega mesi o, in alcuni casi particolari, anche anni a essere espletato. “Possibilmente chiederemo alla Regione – conferma al QdS Laudani – di avere un’altra proroga per poter continuare a conferire perché ho dei dubbi che noi giorno 15 riusciremo ad avere tutto pronto”.

All’orizzonte una tari ancora più salata

L’invio dei rifiuti fuori dai confini regionali, ormai dato per certo dall’assessorato guidato da Daniela Baglieri, oltre a pesare enormemente sui bilanci comunali, renderebbe inevitabile l’innalzamento della tassa sui rifiuti (la Tari) per i cittadini siciliani. Cittadini già enormemente vessati per un servizio che tuttavia è altamente inefficiente. Secondo un rapporto di Cittadinazattiva, nell’Isola si paga una delle Tari più alte d’Italia: nel 2020, in Sicilia Orientale, si è pagato, in media, 504 euro a famiglia. Secondo uno studio più recente condotto dalla Uil, Trapani sarebbe la città con la tassa sui rifiuti più cara dell’intera Penisola: 494 euro a famiglia. E non scherzano nemmeno Messina (450€ a famiglia), Catania (403) e Palermo (282). Per far fronte a questi costi causati dalla mala gestione dei rifiuti del Governo Musumeci, la Regione ha messo a disposizione dei Comuni più virtuosi con la raccolta differenziata 45 milioni di euro. Una cifra enormemente insufficiente per far fronte al massiccio trasporto dei rifiuti fuori dai confini isolani. In un avviso del Dar risalente al 13 aprile scorso, infatti, si fa riferimento alla quantità di indifferenziato da esportare: 75mila tonnellate al mese per 12 mesi. Considerato che si stima un incremento del costo di conferimento di almeno 200 euro a tonnellata, in un anno spenderemo circa 200 milioni in più rispetto a quanto spendiamo attualmente.

RIFIUTI IN “VACANZA” A CARO PREZZO, PAGANO I CITTADINI

Per dare un’idea, secondo un recente rapporto di Utilitalia, il “turismo” dei rifiuti, costa all’intera Penisola oltre 140 milioni di euro, di cui 75 aggiuntivi sulla Tari e 70 sotto forma di multe per violazione delle direttive dell’Unione europea. Proprio per affrontare queste maggiori spese, secondo ambienti estremamente vicini all’assessorato regionale dei Rifiuti, la Giunta Musumeci è al lavoro per cercare altri fondi. Ma a meno di dieci giorni dalla data in cui 150 Comuni non potrebbero più conferire nella discarica di Lentini ancora non sono stati effettuati finanziamenti. Insomma, i 200 milioni in più da pagare è molto probabile che saranno presi, in larga parte, dalle tasche dei cittadini.

L’unica certezza finanziaria su cui i sindaci potranno fare affidamento sono i suindicati 45 milioni a cui è possibile accedere solamente se si mostrano miglioramenti nel servizio di raccolta differenziata. Di conseguenza in molti Comuni è corsa all’estensione del porta a porta anche per cercare di ridurre la quota di indifferenziato al 35% del rifiuto prodotto, quantità per cui è ancora garantito uno spazio nelle discariche regionali. “I comuni che non arrivano al 65% di differenziata – spiega Laudani – e che hanno un’indifferenziata superiore al 35% del rifiuto prodotto dovranno inviare fuori la differenza. In un certo senso si cerca di premiare i comuni virtuosi. Sono dichiarazioni fatte in alcune note da parte del dipartimento e dell’assessore che dicono che i comuni che hanno un minimo del 65% di differenziata non avranno questi problemi”.

A Messina in pochi mesi, afferma l’assessore Musolino, è stato raggiunto il 60% di differenziata (stando a questi dati sarebbe l’unica Città metropolitana con una percentuale più che dignitosa). A Catania, in cui invece la raccolta si attesa a poco più del 10 per cento, dal primo novembre è iniziato il nuovo servizio porta a porta, da cui sono rimasti esclusi solo il quartiere di Picanello e alcune zone del centro, che potrebbe comportare un forte innalzamento delle percentuali di differenziata.

“Se si invieranno i rifiuti fuori dalla Sicilia – spiega Dafne Musolino – i comuni saranno costretti a far fronte a un aumento delle spese significativo dal quale la Regione non può lavarsene le mani. Anche perché a marzo di quest’anno Musumeci, quando dovette ammettere, riunendo tutte le Srr, il fallimento della sua politica gestionale, disse che la Regione avrebbe messo dei fondi aiutando i comuni a sostenere questa spesa. Quindi io continuo a richiamarlo al rispetto dei suoi impegni”.

Da Catania a Messina, gli impianti che la burocrazia regionale ostacola

Intanto la Regione ha prorogato ancora una volta l’avviso per realizzare due termovalorizzatori: tempo fino al 31 dicembre

MESSINA – La carenza impiantistica della Sicilia è un nodo fondamentale che Musumeci dovrà cercare di sciogliere in questi ultimi mesi del suo mandato. Infatti, la durata dell’invio dei rifiuti fuori dall’Isola dipende proprio dalla realizzazione di questi impianti. In particolare, dei termovalorizzatori, che non potranno essere realizzati in un solo anno. La manifestazione di interesse emanata dal Dar per l’individuazione delle aziende disponibili a progettare, costruire e gestire almeno due termovalorizzatori in Sicilia (a cui dovrà fare seguito un vero e proprio bando) continua il suo flop.

Dopo la prima proroga, infatti, ne è arrivata un’altra. Il motivo è sempre lo stesso: circa 15 aziende hanno chiesto uno slittamento dei termini (dal 2 novembre al 31 dicembre) per la poca chiarezza dell’avviso. Parallelamente a questi due termovalorizzatori, due progetti sono attualmente al vaglio della Commissione Via/Vas. Uno, presentato dalla Sicula Trasporti, si trova ancora nelle fasi inziali dell’iter. L’altro, presentato dall’azienda Enersi, si trova in una fase più avanzata: secondo il presidente della Commissione Via/Vas, Aurelio Angelini, la valutazione di impatto ambientale potrebbe essere rilasciata tra la primavera e l’estate del 2022; poi toccherebbe alla realizzazione che potrebbe durare fino a cinque anni. Insomma, difficilmente l’indifferenziato potrà essere a breve valorizzato nell’Isola e di conseguenza potrebbe continuare ad essere esportato nei termovalorizzatori del Nord. Proprio per questo la soluzione ideale sarebbe quella di aumentare quanto più possibile la quota di differenziata in tutta la Regione. Ma anche questo aumento dovrebbe fare i conti con un’impiantistica poco adeguata, in quanto anche il Governo Musumeci, in linea con quelli precedenti, ha spinto troppo poco sui nuovi impianti, trovandosi poi costretto ad ampliare le discariche (vedi settima vasca a Bellolampo, due nuove vasche nella discarica di Trapani e l’ampliamento di quella di Gela).

Paradosso nel paradosso, a volte la Regione si è anche messa di traverso impedendo un iter lineare per la realizzazione degli impianti. “La Srr messina metropolitana – denuncia al QdS Dafne Musolino – con il proprio personale e con le risorse economiche del Comune ha consegnato la progettazione definitiva dell’impianto dell’umido di Mili alla Regione, al Commissario ad Acta, che ha preteso di dover presentare lui il progetto per il rilascio del Paur. Questa pretesa si è tradotta in un esercizio muscolare. Noi abbiamo presentato tutto il 4 maggio e da allora il commissario non è stato capace nemmeno di avviare l’istruttoria. L’ho messo in mora più volte (è da agosto che gli mando diffide in cui gli dico sistematicamente di procedere) e non va avanti”.

Una vicenda simile riguarda l’impianto di digestione anaerobica per il trattamento dell’umido che dovrebbe sorgere a Pantano D’Arci. Da oltre due anni il Comune di Catania ha avviato l’iter per la sua realizzazione, ma ancora una volta dalla Regione nessun segno di vita. Eppure, con l’ampliamento del porta a porta a Catania quest’impianto sarebbe di fondamentale importanza, dato che in passato (con il 9% di differenziata) è capitato che la piattaforma della Raco ha rifiutato più volte l’umido etneo che, di conseguenza, è finito in discarica. Fatto su cui stanno indagando anche le Forze dell’ordine.

Sempre a Messina, un altro impianto “mai nato” è quello di Pace del Mela. Quest’opera è stata bocciata dalla Commissione Via/Vas in quanto non prevista nel piano d’ambito della Srr. Fatto smentito dall’azienda che avrebbe dovuto realizzare il progetto (A2A) ma avallato da una sentenza del Tar. A tutti questi impianti bloccati a causa della lentezza burocratica, dei rimpalli di competenza tra Srr, Regione e Commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, si aggiunge la mancata progettazione dei nuovi (si fa per dire) impianti che dovrebbero essere inclusi nei piani d’ambito che le Srr avrebbero dovuto consegnare entro giugno al dipartimento Acqua e rifiuti, ma ancora non sono stati aggiornati.

PARLA IL PRESIDENTE DELLA SRR METROPOLITANA DI PALERMO

Bellolampo attende la settima vasca, “Noi contrari ai termovalorizzatori”

A Palermo i rifiuti rimangono sulle strade per un problema organizzativo del servizio di raccolta. Secondo il presidente della Srr palermitana, Natale Tubiolo, infatti, non ci sono problemi legati a Bellolampo: la discarica continua ad accogliere tranquillamente i rifiuti. “Il servizio si svolge ma probabilmente ci sono dei rallentamenti dovuti a diversi fattori. Una situazione che si trascina da tempo”. Nessun rischio saturazione, dunque, per il sito di smaltimento: i lavori sulla settima vasca sono cominciati e la prima parte dovrebbe essere già pronta nel mese di aprile 2022. La sesta è quasi esausta ma il Dar sta per autorizzare la cosiddetta 3/bis. “C’è in corso una richiesta di autorizzazione che dovrebbe uscire a breve. Utilizzando la 3bis si può arrivare senza problemi al mese di aprile”.

Un paio di mesi fa Catania si è trovata in piena emergenza rifiuti e Bellolampo ha accolto circa 1500 tonnellate di indifferenziato. È una situazione che potrebbe ripetersi?
“Preciso che la Rap ha dato l’autorizzazione senza avere il nostro benestare che evidentemente non ci vuole. Noi l’abbiamo saputo per il decreto emesso dal dipartimento Acqua e rifiuti. Rap ha dato l’autorizzazione al comune di Catania e non la Srr. Non so se sarà autorizzato un ulteriore conferimento straordinario ma ad oggi non mi risulta. In ogni caso, abbiamo scritto a Rap dicendo che questo modo di agire non è conforme alla norma. Ovviamente noi non siamo contro Catania, ci mancherebbe, l’emergenza etnea va valutata per quella che è. Il fatto che Rap abbia autorizzato un conferimento straordinario non ci vede contrari dal punto di vista del merito della questione. Del metodo sicuramente si”.

Quella di Catania è un’emergenza che deriva dalla saturazione della discarica di Lentini. Lei non crede che questi conferimenti straordinari che Bellolampo autorizza possano fare saturare anche tale struttura prima dei tempi previsti andando a creare un’emergenza a catena anche su Palermo?
“Credo che il buon senso dell’amministratore di Rap dovrebbe tener conto di questa cosa. Penso che l’autorizzazione data tenga conto anche di questa eventualità. Ciò significa che la Rap ha lo spazio per poter accogliere questi rifiuti in più. Non voglio pensare altrimenti”.

A che punto è il piano d’ambito della vostra Srr? Sarà previsto un luogo per la costruzione dei termovalorizzatori?
“Noi siamo contro i termovalorizzatori perché rispettosi del codice dell’ambiente. Siamo convinti che il rifiuto che viene prodotto nell’ambito deve essere conferito nell’ambito. Per cui puntiamo molto sulla settima vasca e sul nuovo Tmb a Bellolampo. Realizzando questi impianti siamo tranquilli dal punto di vista del conferimento: i nostri comuni possono conferire nel polo della Srr di Palermo. Tra l’altro, il piano d’ambito noi lo abbiamo adeguato nel 2019 e lo stiamo riadeguando al piano regionale dei rifiuti perché la norma ce lo impone. Le annuncio pure che, con il comune di Palermo e con gli altri comuni, stiamo predisponendo un piano stralcio per aderire e chiedere i finanziamenti appartenenti al Pnrr. Il ministro per la transizione ecologica ha emanato una serie di bandi a cui vogliamo partecipare per realizzare un impianto per i Rae, uno per lo smaltimento dei pannolini e uno per le alghe. Tutte opere che vorremmo realizzare attingendo dai fondi del Pnrr. Nei giorni scorsi abbiamo avuto anche una riunione con l’assessore Marino per verificare la situazione di Palermo e ciò che Palermo intende realizzare su Bellolampo. Successivamente avremo una riunione con tutti gli altri comuni per realizzare alcuni impianti nelle zone di Bagheria e di Carini. Questo l’impegno che ci stiamo prendendo e cercheremo di ottenere quanti più fondi possibili per poter realizzare questi impianti di cui vi è un’estrema necessità per evitare che ci sia un carico su Bellolampo che possa appesantire ulteriormente la discarica”.

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