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Riforma della giustizia, via libera dal Parlamento: in primavera il referendum costituzionale

Riforma della giustizia, via libera dal Parlamento: in primavera il referendum costituzionale
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Ok dal Senato sulla riforma della giustizia voluta dal governo Meloni e dal centrodestra: in primavera nuovo referendum costituzionale

Giorno di festa per i partiti di maggioranza in prima linea a celebrare il raggiungimento in Senato dell’ultimo traguardo parlamentare della riforma di Giustizia sulla cosiddetta separazione delle carriere. Ma l’iter della riforma, voluta dal ministro Carlo Nordio, non si conclude con il via libera dei senatori e il governo di Giorgia Meloni per portare a casa il risultato dovrà prepararsi al referendum, chiedendo al popolo di approvare o respingere la riforma.

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Perché bisogna andare al referendum

In Italia infatti una legge costituzionale segue un procedimento diverso rispetto ad una legge ordinaria ed il ddl in questione è stato votato sia alla Camera che in Senato dalla maggioranza assoluta dei parlamentari, non dalla maggioranza dei due terzi che rappresenta il quorum necessario per evitare la consultazione popolare attraverso referendum confermativo (art. 138 della Costituzione).

Cosa si legge nell’articolo 138 della Costituzione? “Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione” e “sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi”.

Il referendum costituzionale

Cosa succede adesso? Come si evince dall’articolo 138, senza referendum non c’è riforma, dal momento che la legge costituzionale sulla giustizia non ha raggiunto i due terzi dei voti in Parlamento. Dovranno pertanto essere i cittadini a confermare con il ‘‘ o a respingere con il ‘no‘ la legge costituzionale approvata dalle Camere. E potranno farlo solo se il referendum sarà richiesto entro tre mesi da un quinto dei membri di una Camera, da 500mila elettori o da cinque consigli regionali. Con il via libera di Palazzo Madama, il Governo dovrà quindi prepararsi ad un nuovo round: la campagna referendaria.

Varchi (FdI): “Riforma per i cittadini e per una giustizia più equa e trasparente”

“Con il voto di oggi in Senato sulla separazione delle carriere giunge a termine un provvedimento importantissimo atteso da anni. Finalmente giudici e pubblici ministeri avranno percorsi distinti, affinché il giudicante sia percepito dal cittadino come realmente terzo, imparziale e indipendente. Un cittadino che ha fiducia nella giustizia e nella magistratura è un cittadino che ha fiducia nello Stato. È questo l’obiettivo che Fratelli d’Italia intende perseguire con la riforma della separazione delle carriere: non una riforma contro qualcuno, né contro i magistrati, ma una riforma per i cittadini, per garantire una giustizia più equa, trasparente e davvero giusta”. Così Carolina Varchi, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Giustizia alla Camera.

Renzi (Iv): “Riforma della giustizia non drammatica, né epocale né rischio pieni poteri”

“Io mi domando: uno che sta a casa ed aspetta da anni un processo pensa sia questa la riforma? Dopo di che: sbaglia la destra a parlare di riforma epocale e sbaglia la sinistra a dire ‘aiuto arrivano i pieni poteri!’. Non arrivano né l’uno né l’altro. I pieni poteri sono quando intercettano i giornalisti o quando rimandano a casa i violentatori di bambini, come nel caso Almasri. Ma questa riforma non è drammatica, è l’ennesima arma di distrazione di massa”. Così Matteo Renzi a L’aria che tira su La7.