Rimane in bilico la riforma delle pensioni nei piani del Governo nazionale. La modifica del sistema pensionistico italiano potrebbe subire dei grossi ritardi e c’è il rischio che possa slittare anche l’introduzione della nuova Quota 41 a partire dall’anno 2024 che permetterebbe di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età.
A fare scattare il campanello d’allarme sono le indicazioni contenute all’interno del Def, il Documento di economia e finanza che l’esecutivo presenterà nelle prossime ore in Consiglio dei ministri.
Preoccupa, infatti, l’assenza di risorse disponibili che potrebbero essere destinati alla previdenza. Secondo le stime più recenti, l’introduzione di Quota 41 comporterebbe una spesa economica compresa tra i 2 e i 4 miliardi di euro. Un esborso che, secondo il Ministero dell’Economia guidato da Giancarlo Giorgetti, sembrerebbe essere insostenibile.
A incidere, inoltre, è ancora una volta l’aumento dell’inflazione annuale. Con livelli elevati, infatti, è plausibile una nuova rivalutazione delle pensioni anche per il 2024. Alla luce di queste conclusioni, non è da escludere che la modifica delle pensioni possa subire un lungo rinvio, almeno fino al 2025.
Nel frattempo, nel tentativo di tamponare questa “falla”, il Governo potrebbe optare per il prolungamento di Quota 103 per il prossimo anno. L’attuale meccanismo prevede la possibilità ai lavoratori di andare in pensione con 41 anni di contributi ma con 62 anni di età.