Le interviste a quattro commercianti di Palermo in preda alla rabbia per gli aumenti di utenze e materie prime: "Adesso lo Stato ci deve aiutare"
Un giro fra i negozi riflette esattamente lo stato d’animo dei commercianti per gli ultimi rincari di luce e gas. Un vero e proprio stillicidio, con aumenti anche del 300%. Molte attività sono già al collasso e tra gli intervistati c’è chi ammette di andare avanti, ormai, per dignità. Ma continuando così, aggiungono in molti, non resta altro da fare che calare le saracinesche.
Facendo un giro tra i commercianti a Palermo, c’è chi invoca l’intervento del Governo e c’è chi si appella a vecchie tariffe e a vecchi decreti. Ma il denominatore comune è la preoccupazione per il futuro, per le proprie aziende e per le famiglie dei propri lavoratori. Il rincaro è alto e non solo per i commercianti, così come afferma Nina Ciresi, titolare di due supermercati Sisa. “La gente è arrivata ad un bivio: scegliere di mangiare o di pagare le bollette. Il potere di acquisto per le famiglie si è totalmente abbassato”.
“Se la gente ha difficoltà a comprare il pane, 80 centesimi uno, – dice Antonio Morana, della pescheria Europa – figuriamoci se ha i soldi per comprare il pesce”.
“Se dovessimo aumentare il pane per equipararlo alle nostre bollette – spiega Sergio Spatola del panificio La Baguetteria – dovremmo venderlo almeno 10 euro al chilo”.
“Adesso è lo Stato che ci deve aiutare – dichiara Francesca Dragotta del panificio Tosti -. Magari facendoci uno sconto in bolletta, ma soprattutto non tagliandoci la luce. Se lo facessero non avremmo più i soldi per pagare le utenze ma nemmeno quelli per pagare tasse e dipendenti”.