Rincari, il carrello della spesa rischia di diventare insostenibile - QdS

Rincari, il carrello della spesa rischia di diventare insostenibile

redazione

Rincari, il carrello della spesa rischia di diventare insostenibile

mercoledì 05 Ottobre 2022

L’analisi della Coldiretti a partire dai dati sull’inflazione relativi al mese di settembre raccolti dall’Istituto nazionale di statistica. Il costo dell’olio di semi è aumentato del +60,5%

ROMA – In cima alla classifica dei rincari alimentari con un +60,5% ci sono gli oli di semi, soprattutto quello di girasole, che risente della guerra in Ucraina che è uno dei principali produttori, mentre al secondo posto c’è il burro in crescita del 38,1% e al terzo la margarina (+26,5%). A stilare una la top ten degli aumenti, diffusa dall’Adnkronos è la Coldiretti, sulla base dei dati Istat relativi all’inflazione a settembre.

A seguire, forte rincaro anche per il riso con un +26,4%, spinto anche dal crollo della produzione nazionale a causa della siccità, e il latte Uht (+24,5%), davanti a farina (+24,2%) e pasta (+21,6%) proprio nel momento in cui nelle campagne si registrano speculazioni sul prezzo del grano con forti e ingiustificati cali dei compensi riconosciuti agli agricoltori. Ma, secondo Coldiretti, crescono del 18,4% e del 18,2% anche lo zucchero e i gelati, con la verdura fresca a chiudere la top ten degli aumenti a +16,7%, peraltro con un impatto pesante sui consumi di ortofrutta degli italiani.

Tra i rincari più preoccupanti quello della pasta

Tra i rincari, i più preoccupanti appaiono quelli legati alla pasta. Secondo la Coldiretti, infatti, nel 2022 le famiglie italiane spenderanno solo per la pasta quasi 800 milioni di euro in più rispetto all’anno precedente a causa dei rincari record scatenati dalla guerra in Ucraina e delle distorsioni all’interno delle filiere che impoveriscono le tasche dei cittadini e danneggiano gli agricoltori.

L’analisi della Coldiretti su dati Istat fotografa gli effetti dell’aumento dei prezzi su base annua del 21,6% a settembre per il prodotto alimentare più presente sulle tavole degli italiani.

Un conto che – sottolinea la Coldiretti – “grava soprattutto sulle famiglie più povere dove la pasta ha una incidenza più elevata sulla spesa quotidiana”.

Se a Milano un chilo di pasta di semola può costare fino a 3,18 euro, a Roma si viaggia sui 3,20 euro, a Bologna siamo a 3,26 euro, a Palermo 2,48 euro al chilo, a Napoli 3,18 euro, secondo elaborazioni Coldiretti su dati dell’Osservatorio prezzi del Ministero dello Sviluppo economico.

Il costo del grano sul prezzo della pasta è marginale

Peraltro l’incidenza del costo del grano sul prezzo di penne e spaghetti è marginale: un chilo di grano viene pagato oggi agli agricoltori intorno ai 47 centesimi al di sotto dei costi di produzione che sono schizzati alle stelle. A livello nazionale si è infatti verificato il crollo dei raccolti fino al -30% con gli agricoltori che hanno dovuto anche affrontare rincari delle spese di produzione che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio con incrementi medi dei costi correnti del 68% secondo elaborazioni Coldiretti su dati del Crea.

“Con la forte dipendenza dall’estero la guerra ha dunque moltiplicato – sottolinea la Coldiretti – manovre speculative e pratiche sleali sui prodotti alimentari aggravando una situazione che vede il nostro Paese dipendente dalle importazioni straniere già per il 44% del grano duro per la pasta.

“Occorre ridurre la dipendenza dall’estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “serve anche investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica”.

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