Ritardi della Pa, il Pnrr rischia di essere rispedito al mittente - QdS

Ritardi della Pa, il Pnrr rischia di essere rispedito al mittente

Ritardi della Pa, il Pnrr rischia di essere rispedito al mittente

Carmelo Lazzaro Danzuso  |
venerdì 25 Febbraio 2022

Effetto boomerang. Da strumento per ridurre il divario tra Nord e Sud del Paese il Piano nazionale di ripresa e resilienza rischia di trasformarsi in una clamorosa occasione sprecata

PALERMO – “A queste condizioni, non riusciremo a spendere i soldi del Pnrr”. L’allarme è stato lanciato dal vice presidente e assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, che in occasione del Forum con il QdS, che pubblicheremo nei prossimi giorni, ha sottolineato gli sforzi avviati dalla Regione per evitare che il Piano nazionale di ripresa e resilienza, da strumento per ridurre il gap tra Nord e Sud del Paese si trasformi in un boomerang per spaccare ancora di più il Paese in termini economici e sociali.

La gestione delle risorse concesse dall’Europa all’interno del programma Next Generation EU, stilato per rilanciare il Continente dopo le drammatiche conseguenze della pandemia, si sta rivelando particolarmente problematica proprio in quei territori in cui tali fondi dovrebbero essere utilizzati rapidamente e nel migliore dei modi possibile. Ricordiamo che soltanto per la Sicilia vi sono in ballo circa 20 miliardi di euro.

Il problema è che attualmente, a vari livelli, tutti lamentano una grave mancanza di dialogo tra istituzioni: la Regione ha parlato di una scarsa concertazione con il Governo nazionale, mentre i Comuni hanno a loro volta puntato il dito contro i vertici regionali. “Al momento – hanno affermato i rappresentanti del Consiglio regionale di Anci Sicilia – non esiste alcun confronto tra la Regione e gli Enti locali per sfruttare al meglio le risorse messe a disposizione dal Pnrr”.

Per questo, l’Associazione dei Comuni siciliani ha chiesto di “avviare, in tempi brevi, un percorso di condivisione e di concertazione per fare in modo che le Amministrazioni dell’Isola non perdano le importantissime opportunità di sviluppo offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Si tratta di un’azione che va ben oltre le limitate competenze della cabina di regia relativa alla task force regionale”.

A preoccupare sono soprattutto le numerose criticità cui vanno incontro gli uffici dei Municipi nel definire e approvare i progetti per carenza di personale e di risorse. A ciò si aggiungono anche alcune difficoltà di ordine amministrativo e procedurale: “Solo per fare un esempio – hanno evidenziato da Anci Sicilia – il ministero non considera ammissibili a finanziamento i progetti senza la Valutazione di vulnerabilità sismica. Il certificato relativo alla valutazione viene però rilasciato con tempistiche non compatibili con la possibilità di partecipare agli avvisi”.

Tutto, insomma, procede a ritmo troppo lento. Un andamento incompatibile con le tempistiche richieste dall’Unione europea, visto che tutto dovrebbe concludersi entro il 2026. Servono i progetti per intercettare le risorse del Pnrr, ma ancora una volta la Pubblica amministrazione siciliana paga il prezzo di anni di disastrose politiche economiche e in materia di personale, con professionalità essenziali nella vita degli Enti locali che scarseggiano o mancano completamente dall’organico.

Per comprendere meglio la portata di tale fenomeno è sufficiente richiamare una recente inchiesta pubblicata proprio dal QdS lo scorso 11 dicembre 2021. Nel Comune di Palermo la metà dei dipendenti ha conseguito la licenza media superiore (il diploma per intenderci) e il 15,5 per cento possiede una laurea o una specializzazione post-laurea ma a stupire – negativamente – è un altro dato. La quota di chi si è fermato alla scuola dell’obbligo supera addirittura il 35 per cento: un dipendente su tre in pratica non ha neanche il diploma e anche a Catania e a Messina le percentuali – seppur leggermente più basse – restano comunque lontane da quelle delle città settentrionali di pari dimensione. A Palazzo degli Elefanti è un dipendente su quattro contro il 13 per cento scarso registrato a Verona, a Palazzo Zanca è uno su cinque, poco superiore al 18 per cento di Padova.

Se il quadro nelle grandi città siciliane è quello appena descritto, la situazione si fa ancora più complessa nei centri meno popolosi, dove le professionalità presenti sono ancora meno e dove redigere i progetti secondo i requisiti richiesti dall’Europa è molto più complesso di quello che si potrebbe pensare. Il Governo nazionale ha pensato di correre ai ripari: sono attese a breve le linee guida della Funzione pubblica destinate ai piccoli Comuni, fino a 5.000 abitanti, con i criteri di ammissibilità normativi ed economico-finanziari per candidarsi al Fondo di 30 milioni previsto per ciascuno degli anni dal 2022 al 2026 per le assunzioni a tempo determinato, mentre sul fronte della formazione, il capo dipartimento di Palazzo Vidoni, Marcello Fiori, ha poi annunciato l’avvio del programma per la formazione digitale di base per tutti i dipendenti pubblici ed entro l’estate la partenza delle attività formative sulla transizione ecologica e il Pnrr. C’è poi il capitolo consulenza, su cui si sta lavorando per allargare la platea dei professionisti che possono supportare la Pubblica amministrazione nei processi di elaborazione dei progetti.

Insomma, nonostante finora il dialogo non abbia funzionato nel migliore dei modi, sembra essere evidente l’intenzione di apportare dei correttivi finalizzati a non perdere questa occasione straordinaria chiamata Prnn. L’ultima chance per il Mezzogiorno d’Italia, che dovrà decidere se seguire la linea di sviluppo tracciata dall’Europa o lasciarsi trascinare verso l’Africa.

Prove di collaborazione tra Regione e Anci

PALERMO – Una ricognizione delle richieste di supporto da parte delle Amministrazioni locali per i procedimenti connessi all’attuazione del Pnrr, così da coordinare al meglio il lavoro degli esperti selezionati dalla Regione Siciliana proprio a questo scopo. È l’iniziativa avviata dall’assessorato regionale per le Autonomie locali e la Funzione pubblica e dall’Anci Sicilia, per venire in soccorso di tutti quegli Enti locali che hanno bisogno di aiuto per semplificare e velocizzare le procedure amministrative necessarie ai progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

“Coinvolgere i Comuni in questa delicata fase – ha detto Zambuto – è un segnale importante per partire col piede giusto e sfruttare al meglio le opportunità che le risorse del Pnrr possono offrire. Stiamo lavorando insieme con l’Anci Sicilia ad altre iniziative destinate ad aiutare le amministrazioni locali in questo percorso”.

“Una quota cospicua delle linee di investimento previste dal Pnrr – ha affermato il presidente di Anci Sicilia, Leoluca Orlando – vede un coinvolgimento diretto degli Enti locali, i quali non solo sono chiamati a partecipare agli avvisi presentando progetti ma dovranno anche realizzare, in tempi brevi, le opere pubbliche o le altre attività previste. Sostenere la capacità amministrativa degli enti locali siciliani, favorendo la velocizzazione di procedure complesse propedeutiche alla realizzazione delle opere, attraverso il supporto di una task force di esperti, può rappresentare un elemento strategico per migliorare i servizi offerti ai cittadini e le imprese e per realizzare nuove infrastrutture”.

“Un rafforzamento del coordinamento – ha aggiunto Orlando – tra le Amministrazioni centrali, la Regione siciliana e gli Enti locali è certamente la base da cui partire per raggiungere gli obiettivi sperati e per trasformare la grandissima opportunità di crescita economica e sociale fornita dal Pnrr in un effettivo miglioramento della qualità della vita nell’Isola”.

La parola d’ordine, insomma, è superare le criticità dovute a procedure troppo complesse, i cosiddetti “colli di bottiglia”, che spesso riguardano valutazioni e autorizzazioni ambientali, bonifiche, autorizzazioni nei settori delle rinnovabili, dei rifiuti, dell’edilizia e dell’urbanistica, degli appalti di lavori, in particolare nei beni culturali. Alla Regione sono state assegnate risorse per contrattualizzare 83 esperti di vari profili professionali e il piano territoriale prevede uno sportello di consultazione attiva e supporto al dipartimento regionale Urbanistica, task force territoriali coordinate dal Dipartimento tecnico negli uffici del Genio civile per il supporto dei Comuni e degli altri enti territoriali, task force centrale per le procedure coordinate dall’Ufficio speciale di Progettazione; altre task force ubicate al dipartimento Acque e Rifiuti e al dipartimento dei Beni culturali. Gli esperti non possono svolgere attività di progettazione o di direzione dei lavori, ma sono a disposizione delle amministrazioni comunali, delle Città metropolitane e dei Liberi consorzi in cui si riscontrano “colli di bottiglia” amministrativi.

Le amministrazioni locali dovranno compilare uno specifico modulo che l’Anci Sicilia ha messo a disposizione sul portale www.pnrrsicilia.it. Sulla base di questa ricognizione sarà possibile definire, nell’ambito della cabina di regia istituita al dipartimento regionale della Funzione pubblica e a cui è affidato il coordinamento del piano territoriale, le modalità e la graduazione dei supporti richiesti dagli Enti locali.

Pronti venti milioni di euro destinati alla progettazione

PALERMO – Pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto che assegna i contributi agli Enti locali per la progettazione territoriale. Alla Sicilia andranno oltre 20 milioni di euro così ripartiti: 14.002.081,46 ai Comuni, 3 milioni alle Province, 3 milioni alle Città metropolitane.

“Una misura positiva – hanno commentato Ignazio Giudice, segretario regionale Cgil, e Giovanni Pistorio, segretario generale della Fillea Cgil Sicilia – perché può consentire il superamento delle fragilità degli Enti locali al riguardo della progettazione. Potranno usufruirne anche i Comuni delle aree interne singolarmente o in forma associata che potranno mettere a bando risorse per l’acquisizione di progetti da parte di professionisti e consulenti per accedere ai bandi del Pnrr, dei Fondi strutturali e del Fondo Sviluppo e Coesione. Si potranno fare passi avanti anche in tema di valorizzazione dei beni confiscati alla mafia”.

I progetti riguarderanno l’ambito urbanistico e dell’innovazione sociale. Il Fondo, per un totale di quasi 162 milioni di euro, è ripartito tra sette Città metropolitane, 38 Province e circa 4.800 Comuni fino a 30.000 abitanti delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e Umbria, o ricompresi nella mappatura delle aree interne. In particolare, le Città metropolitane riceveranno ciascuna un milione di euro, mentre alle singole Province sono riservati 500.000 euro. I Comuni fino a 5.000 abitanti possono utilizzare, in tutto o in parte, il contributo anche per affidare incarichi per la redazione di progetti di fattibilità tecnica economica.

I bandi devono essere pubblicati e gli affidamenti disposti per l’intera somma assegnata entro sei mesi dall’entrata in vigore del Dpcm, pena la revoca del contributo. “Gli enti locali – hanno concluso Giudice e Pistorio – si diano dunque da fare per sfruttare questa opportunità che può consentire il superamento dell’impasse legato alla progettazione”.

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