Ammatuna: “Migranti, impostare una politica europea in Africa”

Pozzallo, il sindaco Ammatuna: “La soluzione alla questione migranti? Una politica europea in Africa”

Pozzallo, il sindaco Ammatuna: “La soluzione alla questione migranti? Una politica europea in Africa”

Pierpaolo Galota  |
sabato 07 Ottobre 2023

Il primo cittadino del comune ragusano al QdS: “Nuove strutture per richiedenti asilo? Una goccia nell’oceano”. “Mettere da parte gli egoismi dei singoli Stati Ue e pianificare interventi di aiuto”

Il tema dei migranti resta uno dei più caldi, sia nel nostro Paese che a livello europeo. Un dibattito accesso che ha visto una lunga interlocuzione diversi gli avvenimenti di queste settimane: l’avvio della prima struttura per richiedenti asilo, la sconfessione del decreto Cutro da parte di un giudice di Catania, il vertice sui migranti della Comunità politica europea e la riforma europea per la gestione dei richiedenti asilo.

Il Governo italiano ha prorogato lo stato di emergenza, di ulteriori 6 mesi, a causa dell’incremento dei flussi di migranti che arrivano sulle coste italiane attraverso le rotte del Mediterraneo. Al Quotidiano di Sicilia ha parlato Roberto Ammatuna, sindaco di Pozzallo, da tempo impegnato sull’accoglienza di migranti.

Migranti in Sicilia, come si sta agendo a Pozzallo

La nuova struttura per richiedenti asilo è operativa da qualche settimana.
“Intanto c’è da fare una distinzione tra struttura per i rimpatri veloci, come quella realizzata a Pozzallo la prima in Italia, avviata ai sensi del decreto Cutro, e i Cpr (Centri di permanenza e rimpatrio). Hanno due funzioni differenti. All’interno dei Cpr si può sostare fino a massimo di 18 mesi, mentre nel centro di rimpatrio veloce la permanenza è di massimo 28 giorni. I nuovi centri di rimpatrio veloce sono delle strutture, che a mio avviso, non risolvono il problema dei rimpatri perché vi sono altri tipi di strumenti che si possono adottare per la procedura di rientro. Credo che questa nuova struttura non inciderà sulla problematica connessa al fenomeno migratorio. Con questo tipo di centri si rimpatrieranno un numero inferiore di migranti, a fronte dei numerosi arrivi che ormai sfiorano i 150.000 migranti. La nuova struttura per i richiedenti asilo risulta essere la classica goccia in un oceano. Piuttosto credo che andrebbero fatti più investimenti sull’integrazione, così come hanno fatto altri Stati Europei come ad esempio la Germania. Senza dubbio l’approccio dell’esecutivo potrà anche essere giusto, ma non bisogna fermarsi soltanto a questo perché il fenomeno migratorio oggi ha bisogno di ben altre politiche di intervento”.

Cinquemila euro per restarea piede libero, come vede questa norma?
“Questa norma mi sembra qualcosa di incredibile, nel senso che anche io che sono perfettamente integrato posso fare fatica a fare una fideiussione bancaria. Per questo non vedo assolutamente il migrante che sbarca nei nostri mari in grado di avere con sé 5.000 € e di essere pronto a formalizzare e ufficializzare le procedure necessarie per evitare la permanenza in questi centri. A me sembra qualcosa di assolutamente inattuabile, credo sia una misura propagandistica che non risolverà in alcun modo il problema”.

Il ruolo fondamentale delle istituzioni, anche in Europa

L’Europa che ruolo deve avere nella gestione della situazione migranti?
“Papa Francesco nella Conferenza di Marsiglia (22-23 settembre) ha citato Giorgio La Pira come un precursore di una politica di integrazione dei migranti. La Pira fu il primo che cercò di avere una visione futura: di quello che era il problema del rapporto fra il Nord e il Sud del mondo. Nel tempo ha organizzato i Colloqui Mediterranei, ha compiuto numerosi viaggi da Sindaco di Firenze, cercò di stabilire un rapporto e un dialogo con i Paesi Africani e del Medio Oriente. Ritengo che se noi avessimo approfondito il pensiero e la linea d’azione di Giorgio La Pira molti problemi nel fenomeno migratorio oggi non gli avremmo avuti. A Pozzallo noi siamo lapiriani, siamo una terra con una radicata cultura marittima sempre pronti ad accogliere e in grado di interloquire con paesi diversi dal nostro. Oggi più che mai credo che La Pira deve essere un uomo da riscoprire e da studiare, perché ci può aiutare con il suo pensiero a impostare una nuova politica di supporto al fenomeno migratorio che non riguarda solamente il nostro Paese ma l’intera Europa. In questo politica l’Europa deve svolgere un ruolo attivo e da protagonista. Le faccio un esempio nel 2050 la sola Nigeria avrà un numero di abitanti superiori a quello dell’intero continente europeo, e in questo momento in Africa abbiamo due condizioni che sono contraddittorie fra loro. Il continente africano dal punto di vista del sottosuolo è il più ricco a livello i materie prime, ma nello stesso tempo gli abitanti di queste terre sono i più poveri del mondo. La politica colonialistica europea ha depredato le risorse e ha condannato al sottosviluppo quella terra. Questa terra oggi è preda di altri due colonialismi: cinese e russo e questo lo dimostrano anche i recenti colpi di stato. Occorre quindi che gli Stati europei intervengano per aiutare i popoli africani, mettendo da parte gli egoismi. È necessario impostare una politica europea nel continente africano di sviluppo e di aiuto, in cui venga messo da parte il sovranismo altrimenti rischieremo flussi migratori sempre più grandi perché sono popolazioni in crescita. Ritengo che il futuro dell’Unione Europea dipenderà molto dalle scelte che intenderà attuare nei prossimi anni in Africa”.

Dalla Germania fondi alle Ong italiana: secondo lei i tedeschi stanno provando scaricare il problema sull’Italia?
“Penso che non si possa impedire ad uno Stato di aiutare delle organizzazioni umanitarie il cui scopo è salvare delle vite. Credo che i tedeschi finanzino anche altre Ong in altri paesi europei e del mondo. L’aiuto più consistente è quello che viene dato alla Comunità di Sant’Egidio, la cui mission non è fare dei giochi sporchi. Si tratta di un contributo importante per l’istituzione dei corridoi umanitari che tutti reclamano, ma che nessuno riesce ad attuare tranne la Comunità di Sant’Egidio. Quindi ben vengano questi finanziamenti tedeschi. Credo che il governo italiano dovrebbe seguire l’esempio tedesco garantendo finanziamenti consistenti alla Comunità di Sant’Egidio o altre organizzazioni. Non ci vedo, dunque, niente di male a finanziare delle organizzazioni non governative che operano nel mondo per salvare vite umane: è un fatto di grande civiltà. Questo non può e non deve essere l’occasione di una rottura diplomatica o di peggioramenti dei rapporti con uno Stato fondamentale della politica Europea”.

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