Nel 2023, la Sicilia e i Comuni coinvolti nella produzione di gas e olio combustibile hanno ricevuto appena 30 milioni di euro in royalties, una cifra sorprendentemente bassa rispetto ai 63 milioni dell’anno precedente. Questo calo segna un minimo storico, in netto contrasto con i picchi degli anni passati, come quello del 2014, quando si arrivò a incassare 78 milioni. Le royalties rappresentano un compenso riconosciuto a Regione e Comuni per la concessione all’utilizzo dei giacimenti presenti sul territorio, secondo quanto previsto dalla legge regionale n. 14 del 3 luglio 2000. I dati sono stati resi noti dall’assessorato regionale dell’Energia e dei servizi di pubblica utilità.
Una rete di concessioni nel sottosuolo siciliano
Nel sottosuolo dell’Isola sono attive cinque concessioni per l’estrazione di idrocarburi liquidi, cioè greggio, che comprendono oltre cento pozzi in produzione. A queste si aggiungono otto concessioni per il metano, con una cinquantina di pozzi attivi, e una concessione per la produzione di biossido di carbonio, che include sedici pozzi e una mofeta, una sorgente naturale di origine vulcanica. Nonostante l’attività estrattiva sia ancora piuttosto diffusa, le entrate si sono ridotte notevolmente, in parte per effetto del prezzo medio di vendita del prodotto, che condiziona direttamente l’ammontare delle royalties.
Una legge unica in Italia
La Sicilia è l’unica Regione a statuto speciale ad avere una normativa propria sulla ricerca e la coltivazione di idrocarburi. Dal 2001 a oggi, l’aliquota sulle royalties è aumentata: inizialmente fissata al 7%, è salita al 10% nel 2010 e al 20% a partire dal 2013. A differenza di altre normative, non sono previste esenzioni di produzione né riduzioni sul valore da versare. Le somme raccolte vengono suddivise per legge: due terzi vanno ai Comuni direttamente interessati dalla presenza degli impianti, mentre un terzo è destinato alla Regione Siciliana.
Gela, Licata e Butera entrano nel sistema
Un’altra novità del 2023 riguarda l’inclusione di tre nuovi Comuni – Gela, Licata e Butera – tra i beneficiari delle royalties. Il loro ingresso è stato reso possibile da una norma voluta dal governo regionale, connessa al progetto estrattivo Argo-Cassiopea, che prevede attività nel tratto di mare antistante questa fascia della costa meridionale siciliana. Si tratta di un’area strategica, in cui verranno estratti fino a 10 miliardi di metri cubi di gas naturale, destinati a essere lavorati a Gela.
Argo-Cassiopea, il maxi-progetto senza impatto visivo
Il progetto Argo-Cassiopea è uno dei più ambiziosi nel panorama energetico italiano. Interamente offshore, si sviluppa tra Licata, Gela e Ragusa e prevede l’estrazione di gas composto per il 99% da metano. L’attività avverrà completamente sott’acqua, senza emissioni e senza strutture visibili a mare. Il gas verrà poi trasportato tramite una condotta sottomarina lunga sessanta chilometri fino al nuovo impianto di trattamento all’interno dell’area della raffineria di Gela. Una volta a regime, la produzione di Argo-Cassiopea sarà oltre sette volte superiore a quella attuale dell’intera isola, coprendo da sola più del 30% del fabbisogno regionale.
Un passato legato agli idrocarburi
L’industria degli idrocarburi in Sicilia affonda le radici nella metà del Novecento. Le prime trivellazioni iniziarono nel 1949 nel Ragusano, dove da secoli si conoscevano manifestazioni superficiali di bitume e petrolio. Il punto di svolta arrivò nel 1953 con la scoperta del giacimento di Ragusa da parte della Gulf, allora il più grande giacimento petrolifero dell’Europa occidentale. In poco tempo venne messo in produzione e collegato con un oleodotto alla raffineria di Augusta. Da allora la Sicilia è diventata una delle principali aree di estrazione del Paese, arrivando oggi a produrre circa il 20% del greggio italiano e il 3,6% del gas.
Il ruolo delle royalties oggi
Le royalties rappresentano una compensazione per il disagio ambientale e sociale che le attività estrattive comportano per le comunità locali. Sono fondi destinati soprattutto a interventi di mitigazione ambientale e di riequilibrio territoriale. Tuttavia, l’andamento altalenante degli ultimi anni, con il crollo del 2023, pone interrogativi sul futuro di questo meccanismo, su cui molte amministrazioni comunali fanno affidamento per finanziare servizi e progetti locali.

