Egregio direttore, ero nel mio ufficio al Mit quando ho letto – con grande stupore – il suo commento sul sottoscritto e il mio presunto disimpegno dal dossier infrastrutture.
Non ho mai dichiarato di voler lasciare il mio ruolo attuale per trasferirmi al dicastero dell’Interno. Ho detto, piuttosto, che dopo tre anni di processo assurdo (perché avevo difeso i confini!) sono stato assolto con formula piena. Ergo, chi pensava non potessi tornare al Viminale si sbagliava. Tutto qui. Certo, ho aggiunto che il mio anno da responsabile della sicurezza in Italia è stato entusiasmante. Ciò non toglie una virgola all’impegno (totale, stimolante, certamente difficile) da ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
In poco più di due anni di governo non solo abbiamo riformato il codice degli appalti e il codice della strada, ma abbiamo riavviato opere ferme da decenni in tutta Italia.
Mi perdoni, direttore: ma le sue osservazioni sulle opere mancate nel Mezzogiorno sono stupefacenti se rivolte al sottoscritto, e in particolare per quanto riguarda la Sicilia. Potrei citare la diga di Pietrarossa, che era bloccata da decenni e che abbiamo ripreso in mano. Oppure potrei ricordare i 23 miliardi di cantieri ferroviari nella sua splendida isola di cui 18 già finanziati, che vanno a braccetto con i 35,4 miliardi previsti in Calabria. Serviranno a placare una fame di infrastrutture che dura da decenni: come opere stradali Anas, sempre nella sua Sicilia ci sono 11,5 miliardi tra manutenzioni e nuove opere.
Il tutto senza dimenticare un’opera strategica come il Ponte sullo Stretto, che abbiamo rimesso in piedi nonostante critiche feroci. Sarà uno straordinario propulsore per tutta Italia e soprattutto per Sicilia e Calabria.
Gentile direttore, di questo e altro sono pronto a parlare volentieri.
Matteo Salvini
Carlo Alberto Tregua: “Indirizzi le forze sull’inefficienza della Pa”
Gentile Ministro Salvini,
scusi la mia ignoranza ma non ho capito il senso della sua lettera sopra pubblicata. Evidentemente il mio editoriale numero 5368 (tanti ne ho scritti in 45 anni) è stato frainteso.
In primo luogo ho espresso soddisfazione per la sua assoluzione e ho auspicato che la Procura Generale non faccia appello.
In secondo luogo ho elencato tutte le infrastrutture già in costruzione che continuano a marciare anche perché lei le spinge.
In terzo luogo ho indicato le innumerevoli attività di riparazione del territorio e di altre infrastrutture che abbisognano di urgenti interventi. Esse si trovano in queste condizioni non già per carenza della sua attività, ma come retaggio di decenni di mal governo.
In ultimo ho indicato nell’inefficiente e inceppato funzionamento della pubblica amministrazione uno dei motivi del quadro prima rappresentato, per cui ho auspicato che le sue forze, notevoli, vengano sempre di più indirizzate ad affrontare questi problemi, per i quali lei spende già tante energie.
Avrei voluto delineare il quadro precedente dopo un forum, che ho richiesto da tempo, ma lei non me ne ha dato la possibilità fino ad oggi e, pertanto, reitero la richiesta, perché guardandosi negli occhi e conoscendosi, si capisce meglio la natura di ogni persona.
Resto in attesa di sua conferma, che mi auguro non tardi, mentre va da sé che io continui nel mio doveroso lavoro di spiegare all’opinione pubblica italiana fatti e non opinioni incontrovertibili, in quanto non è mia abitudine – come accade in 45 anni di direzione di questo giornale – preoccuparmi di scrivere la verità, sapendo che quando colpisce non è colpa di chi l’ha scritta, ma della verità stessa.
Carlo Alberto Tregua

