Il racconto “devoto” attraverso gli occhi della tradizione e della commozione. Le interviste ai responsabili del comitato dei festeggiamenti
Il suono festoso delle campane, i fuochi d’artificio e la commozione dei tanti fedeli sono solo alcuni degli elementi che contraddistinguono questo intenso 24 giugno sul fronte religioso. Anche a Catania, nel quartiere di San Giovanni di Galermo e ad Aci Trezza, si festeggia San Giovanni Battista.
I devoti possono tornare ad “abbracciare” il loro santo patrono dopo anni caratterizzati dalla distanza, quest’ultima dettata dall’avvento del Covid. Infatti, grazie all’allentamento delle restrizioni, questo è il primo anno in cui la festa di San Giovanni può essere vissuta nel pieno della tradizione andando anche in giro per le strade. Se l’emozione era tanta persino nei momenti più bui della pandemia, adesso la stessa sarà incrementata da questo ritorno alla normalità.
Tradizione è la parola chiave
Non è solo la fede che rimanda a questa festa, ma si tratta anche di un presente che si fonde col passato e col ricordo, che può assumere le più svariate sfumature toccando le corde della sensibilità di ciascuno.
Per capire come viene vissuto il culto di San Giovanni sono stati intervistati Orazio Gangemi e Vito Rapisarda (rispettivamente governatore della Confraternita “San Giovanni Battista” a San Giovanni di Galermo e presidente del Comitato dei festeggiamenti) e Giovanni Valastro (governatore della Commissione per i festeggiamenti di San Giovanni Battista ad Aci Trezza).
Quali sono le sensazioni su questo ritorno alla normalità?
Gangemi e Rapisarda: “Un sospiro di sollievo. Possiamo riprendere tutto tornando alla normalità con le nostre antiche ma, soprattutto, belle tradizioni. Questi due anni sono stati particolarmente difficili poiché hanno segnato dolore e sofferenza nelle famiglie a causa delle perdite o delle difficoltà dettate dalla pandemia. Ma, pensando al presente, possiamo finalmente godere del volto e dell’effigie del nostro Santo Patrono. A quest’ultimo, in modo particolare, noi fedeli ci siamo rivolti per la sua intercessione in un periodo così buio. La sua vicinanza ci ha parzialmente risollevati e ci ha spinto ad andare avanti nonostante gli ostacoli”.
Mentre Valastro risponde: “Non ci sembra neanche vero se pensiamo a ciò che abbiamo vissuto negli ultimi due anni e, in particolar modo, nel 2020. Oltre al fatto che, ancora oggi, questo virus continua a circolare imperterrito. Certamente l’allentamento delle misure di prevenzione, per come le abbiamo conosciute, rappresenta una vera conquista che ci potrà consentire di tornare a festeggiare riproponendo con la giusta attenzione le nostre belle tradizioni. Questo è un grande motivo di gioia che non vediamo l’ora di condividere con i nostri concittadini, con i tanti devoti che il nostro protettore chiama a sé ogni anno e con i turisti e visitatori che ci verranno a trovare ad Aci Trezza nei giorni di festa”.
Cosa è cambiato rispetto al passato?
Gangemi e Rapisarda dichiarano: “Abbiamo maturato una maggiore attenzione verso quelle che sono l’incolumità e la sicurezza delle persone. Il tutto in modo particolare per quanto attiene i giusti protocolli di sanificazione e, dove possibile, di distanziamento sociale. Per il resto, la festa ritorna alla normalità con gli appuntamenti canonici previsti dalla tradizione, arricchita anche da alcune manifestazioni sportive e culturali che nel segno del Santo Patrono vogliono essere occasione di unità e socializzazione dopo questi anni di pausa. Il bello sta proprio in una tradizione che sopravvive al tempo mantenendo negli anni tutto immutato. L’avvenire è segno di nuove opportunità ma in questo caso ci dà speranza che le mode del momento non sono riuscite a scalfire gli antichi valori della festa”.
A ciò Valastro invece replica: “Con la Commissione tutta abbiamo fortemente voluto riprendere da dove avevamo lasciato, ovvero dall’organizzazione dei festeggiamenti come era stata immaginata per il 2020. Come sempre a febbraio iniziamo a riunirci per organizzare la nostra festa e quell’anno avevamo già iniziato a contattare i fornitori, stilare una bozza di programma e concretizzare le attività da realizzare. Poi è arrivato il blocco totale ed oggi ripartiamo finalmente con tutti gli elementi della tradizione che hanno sempre caratterizzato le celebrazioni e le manifestazioni in onore del nostro santo patrono, senza alcun cambiamento”.
In qualità di Commissione dei festeggiamenti su quali aspetti della festa vi concentrate maggiormente?
Gangemi e Rapisarda: “Curiamo in modo particolare tutti gli ambiti della festa. Ma bisogna anche ammettere che una attenzione specifica la merita il giro del fercolo per le vie del quartiere, le commoventi uscite di mezzogiorno e quella serale. Per quanto attiene la Confraternita, è indubbiamente importante la solenne processione penitenziale di giorno 23 giugno, dunque alla vigilia della festa: dalla Chiesa Madre i confrati con i costumi tradizionali si dirigono – accompagnati dalla parrocchia e dalle autorità civili e militari – verso la chiesetta di Sant’Antonio Abate da dove inizia la Processione Penitenziale. Importante al rientro in Chiesa Madre è la benedizione con la reliquia del Santo Patrono”.
Valastro: “Come Commissione ci siamo da sempre impegnati affinché, attorno alle celebrazioni liturgiche ed eucaristiche, oltre che ai momenti di intensa fede, ogni anno possano essere sempre presenti gli elementi tipici e tradizionali delle nostre feste popolari e patronali. Grazie all’immancabile generosità dei nostri concittadini, dei devoti, delle attività commerciali, degli sponsor e delle istituzioni, riusciamo a rendere ancor più bella la nostra festa con i suoi elementi principali: le artistiche luminarie, i concerti bandistici e gli spettacoli pirotecnici. Un trittico che, come organizzatori, cerchiamo di mantenere sempre di assoluta qualità (affidandoci soprattutto a fornitori locali) e che si fonde appieno con il perno centrale che è il nostro tradizionale programma”.
I momenti più importanti della festa
Secondo Valastro ad Aci Trezza: “Non c’è alcun dubbio che il momento culminante della nostra festa, in cui l’intera comunità trezzota si raduna in un’anima sola ai piedi dell’altare della chiesa madre, è la svelata dell’antico simulacro, che avviene il 24 giugno alle 10 in punto. Le porte della “cammaredda” si aprono e i devoti, con il cuore colmo di gioia e gli occhi lucidi per la commozione, dopo un anno rivedono il volto del loro protettore. Altro aspetto pulsante dei festeggiamenti in onore di San Giovanni Battista è certamente la tradizionale pantomima “U pisci a mari”.
Una vera e propria festa nella festa, parodia della pesca del pesce spada nello Stretto di Messina, che si svolge nel pomeriggio di giorno 24. E poi, come non dimenticare le due trionfali uscite del simulacro del 24 e del 25 giugno, per l’avvio della processione che attraversa rispettivamente prima la parte sud e poi quella nord del paese, concludendosi con le spettacolari “corse” del fercolo fino al sagrato della chiesa. Particolarmente sentite, poi, sono le celebrazioni ed i momenti di preghiera.
Su tutte spiccano il solenne pontificale, presieduto dopo la svelata dal nostro Vescovo, le messe del Triduo di preparazione e la processione della vigilia, quando la reliquia di San Giovanni Battista e la bandiera con l’effige del santo attraversa le vie del paese”.
L’attenzione della gente verso questa festa è mutata?
Secondo il governatore e il presidente della Commissione di San Giovanni di Galermo: “L’attenzione più o meno si mantiene costante nel tempo. Purtroppo, a malincuore, non si può evitare una riflessione: anche se gradualmente, le persone più anziane appartenenti al ceppo storico del paese vengono meno durante gli anni e questo rattrista parecchio trattandosi di una festa improntata all’antica tradizione. Ma ciò deve servire da monito affinché il contributo delle persone scomparse possa continuare a vivere e non essere dimenticato. Bisogna anche dire che la festa attrae a sé tanti forestieri e quindi si tratta di un evento che, ad ogni modo, ha sempre possibilità di popolarsi. Facendo una stima generale, possiamo considerare che in linea di massima la partecipazione è più o meno quella degli altri anni”.
Valastro dichiara: “I tempi cambiano e questo non lo possiamo di certo negare. E con essi si trasforma anche il modo dei trezzoti di intendere e vivere la festa. Pensiamo ad esempio al fatto che purtroppo oggi una fetta consistente di nostri concittadini abita fuori paese o, addirittura, in altre parti della Sicilia oppure in diverse zone d’Italia. Qualcuno si è dovuto spostare all’estero, per studio o per lavoro. La festa diventa, quindi, un evento magico in cui tanti tornano ad Acitrezza per l’occasione ed è come riunire una grande famiglia sotto l’immagine di San Giovanni Battista. E poi ci sono i giovani che in questa epoca vivono dinamiche diverse rispetto a quello che sono queste tradizioni. Di certo non c’è più la grande partecipazione di una volta, ma l’aver operato a salvaguardia di una tradizione popolare come è la nostra festa patronale ci ha consentito di poter mantener comunque sostanzialmente immutata l’attenzione dei devoti e dei fedeli”.
Guardando al futuro
Orazio Gangemi e Vito Rapisarda concludono: “Per il futuro speriamo sempre di poter trasferire alle nuove generazioni questa passione. Anche se non si tratta solo di passione. Bisogna essere capaci di saper tramandare da padre in figlio il sentimento della devozione e del fervore religioso come noi siamo stati abituati a fare con i nostri cari. Questo è il nodo centrale di tutto, se non si riesce in questa missione non si può avere speranza che la tradizione continui a vivere ancora per lungo tempo. Quel che è certo è che noi ce la mettiamo tutta e i nostri sforzi, volendo essere fiduciosi, pensiamo che verranno ripagati anche nell’avvenire”.
Valastro: “La prospettiva più importante per noi è quella di tutelare e far crescere una tradizione così antica, tramandandola ai più soprattutto ai giovani. Con loro vogliamo continuare a portare avanti la nostra festa che, oltre ad essere un autentico momento di fede e devozione, rappresenta una parte rilevante dell’identità trezzota. E’ anche un evento che coinvolge l’aspetto turistico e culturale, motivo per cui continueremo l’impegno a potenziare le iniziative che possono far diventare la festa di San Giovanni Battista una delle manifestazioni di richiamo più importanti per il territorio regionale. Questa è per noi la prospettiva e siamo convinti che grazie ai giovani potremo raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati”.
I limiti dettati dalla burocrazia
Oltre ai consueti aspetti della festa, il governatore della Commissione festeggiamenti di Aci Trezza si focalizza su un ulteriore aspetto: “Organizzare una festa patronale come la nostra sicuramente non è mai semplice, ma oggi è diventato davvero complicato per via della sempre più asfissiante burocrazia e dei costi, anche a livello di tassazione, da affrontare. Come ho detto le feste sono l’espressione della tradizione locale e la manifestazione dell’identità di un paese, che vanno non solo tutelate ma soprattutto incentivate. Il nostro auspicio, come Commissione festeggiamenti, è quello di poter contare su un maggiore supporto da parte delle istituzioni per una più marcata semplificazione delle procedure ed un abbattimento dei costi, che ci possano consentire di non far morire questi pezzi di storia locale che, invece, vogliono continuare a guardare verso il futuro”.
Il programma della festa
A San Giovanni di Galermo
Sebbene vi sia un programma molto ricco di iniziative già nelle settimane precedenti alla festa, è chiaro che merita particolare attenzione questo 24 giugno. Gli abitanti di Galermo vengono svegliati all’alba dalle campane e dallo sparo di cannoni a salve già nelle prime ore del mattino. I sangiovannesi sono particolarmente legati al momento in cui si saluta San Giovanni: alle ore 6 nella Chiesa Madre avviene l’apertura della “cameretta” e la “svelata” dell’artistico Simulacro. Il tutto accompagnato dalla prima messa alla quale seguiranno quella delle 7,30, 8,30 e ore 10. Altro momento toccante consiste nella famosa uscita del Santo Patrono sul fercolo a mezzogiorno in punto, come vuole la tradizione, dove a salutarlo sono non soltanto i devoti ma anche i fuochi d’artificio, il lancio di carte multicolori e la musica dei corpi bandistici. Alle ore 18,30 e 19,30 seguiranno altre due messe per poi concludere in bellezza alle ore 20,45 con l’uscita solenne del Santo Patrono con sparo di moschetteria e mortaretti. Da qui il fercolo, accompagnato dai fedeli, farà il giro delle vie del quartiere per poi fare rientro in Chiesa Madre verso mezzanotte con la tradizionale “velata” a chiusura della festa.
Ad Aci Trezza
Anche in questo caso vi è un ricco calendario che comprende i giorni precedenti alla festa. Per quanto concerne il 24, alle ore 8 lo scampanio e lo sparo di colpi a cannone annuncia l’inizio di una intensa giornata di festeggiamenti. Allo stesso orario vi è la prima messa, mentre la svelata del Simulacro del Santo Patrono avviene per le ore 10, seguita dal pontificale delle 10,30 e da un’altra messa alle 12,15. Caratteristico di Aci Trezza è l’arrivo del fercolo nella piazza principale alle 16,30, dove mezz’ora dopo parte dal quartiere “Urnazza” la parata folkloristica de “U pisci a mari”: tradizionale pantomima trezzota che alle 17,30 viene rappresentata in mare. Nuova trionfale uscita alle 19 in piazza Verga da cui segue la processione col fercolo che tornerà nello stesso posto alle 23,30 per lo spettacolo pirotecnico di chiusura. Il rientro in chiesa è previsto per mezzanotte. La festa continua anche giorno 25 con delle nuove messe (ore 8, 10 e 11,30). Alle 19 si aspetta l’uscita del simulacro del Santo Patrono nella piazza Verga a cui prendono parte anche i devoti di San Giovanni di Galermo per un omaggio floreale al santo. Anche in questo caso ci si avvia per la processione a cui segue una messa delle 19,30, una sosta alla Marina con spettacolo pirotecnico alle 23 per poi concludere con il rientro in chiesa del simulacro e la chiusura della cappella alle 23,45.
Chiara Gangemi