Due pazienti paraplegici ritornano a camminare: "È la prima volta"

Due pazienti paraplegici ritornano a camminare: “È la prima volta”. Lo studio dall’Italia

Due pazienti paraplegici ritornano a camminare: “È la prima volta”. Lo studio dall’Italia

Redazione  |
giovedì 09 Gennaio 2025

Tutto ciò, grazie al trattamento eseguito con lo stimolante midollare, ovvero un protocollo innovativo ad alta frequenza per il trattamento delle lesioni al midollo spinale.

Impresa di enorme rilievo per un team di medici e ricercatori dell’Irccs del San Raffaele di Milano che – in collaborazione con UniSR e con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa sono riusciti a far camminare due pazienti paraplegici. Il tutto, grazie al trattamento eseguito con lo stimolante midollare, ovvero un protocollo innovativo ad alta frequenza per il trattamento delle lesioni al midollo spinale.

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Paraplegici tornano a camminare con lo stimolante midollare

Un risultato certamente incredibile, che – con la sua riuscita – ha dimostrato che questa tecnica di stimolazione midollare può ridurre in maniera significativa la spasticità muscolare, migliorando anche le capacità motorie dei pazienti con lesioni al midollo spinale. Lo studio, pubblicato anche sull’importante “Science Translational Medicine”, rappresenta un grande passo verso l’innovazione nel settore e si è concentrato su due pazienti che, nel 2023, grazie all’impianto neurostimolatore hanno recuperato le loro funzioni motorie.

Come spigato, inoltre, il protocollo di stimolazione che è stato applicato ha anche ridotto i riflessi patologici, ma anche le contrazioni muscolari involontarie alla base della spasticità muscolare e, in questo modo, favorendo quindi i movimenti più fluidi e naturali.  

“Il midollo spinale è naturalmente iperreattivo agli stimoli, il che è necessario per favorire i normali riflessi rapidi. Questa  iperreattività è solitamente bilanciata dal cervello, che inibisce i  circuiti motori quando non è richiesta la loro attivazione. Tuttavia, nel caso di lesione al midollo spinale, il paziente perde i messaggi  inibitori provenienti dal cervello che regolano l’iperreattività  spinale – spiega Simone Romeni, il ricercatore primo autore dello studio e attivo presso Ecole Polytechnique Federale di Losanna (Epfl) e l’Irccs Ospedale San Raffaele”. Successivamente, ancora Romeni: “Crediamo dunque che la stimolazione a frequenze dell’ordine dei kiloHertz, applicata nel nostro protocollo, interferisca con questa iperattività spinale patologica, inibendone la trasmissione ai muscoli e riducendo di conseguenza gli  spasmi”. 

Il protocollo di stimolazione spinale

Successivamente, intervenuto anche Silvestro Micera, professore presso Epfl e Scuola Superiore Sant’Anna, tra i coordinatori della ricerca. “Il protocollo di stimolazione spinale sviluppato e testato in questo studio rappresenta un significativo esempio delle straordinarie potenzialità della neuroingegneria applicata alla  neuroriabilitazione. Questo primo risultato, frutto della preziosa collaborazione con i colleghi del San Raffaele, pone le basi per lo sviluppo futuro di nuove soluzioni tecnologiche, mirate a migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità motorie e a  potenziare le opportunità terapeutiche disponibili” – spiega ancora Silvestro Micera (prof.Epfl e Scuola Superiore Sant’Anna e ricercatore nello studio). “Ad oggi i pazienti trattati con il neurostimolatore sono 8. Questa è  una procedura chirurgica sicura ed efficace che offre una nuova  prospettiva nel trattamento dei pazienti con gravi danni al midollo spinale”

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