Sanità, servizio 118 in affanno durante le feste - QdS

Sanità, servizio 118 in affanno durante le feste

Raffaella Pessina

Sanità, servizio 118 in affanno durante le feste

martedì 03 Gennaio 2023

Arriva l’interrogazione parlamentare all’Ars dei deputati regionali Abbate e Pace (Nuova Dc). Manca il personale e serve una riorganizzazione delle sedi operative sul territorio

PALERMO- Il governo regionale dovrà agire il prima possibile per affrontare in modo strutturale e risolutivo l’emergenza sanità in Sicilia, in particolare quella relativa al 118 e ai PTE.
I deputati regionali della DC Ignazio Abbate e Carmelo Pace hanno annunciato la presentazione di una interrogazione parlamentare proprio in merito al servizio 118 e alla mancanza di personale: “Da una breve indagine che ho condotto – commenta Abbate – sono venuto a conoscenza dei veri numeri di un servizio salvavita come quello del 118. Il 90% del personale infermieristico e il 50% medico è a prestazione aggiuntiva ovvero su base volontaria. Medici e infermieri che lavorano negli ospedali, possono scegliere se continuare o meno il servizio sulle ambulanze del 118 o nei PTE. È chiaro che questo non sia un meccanismo accettabile né tollerabile. Ringraziamo sempre la base di volontariato ma, appunto, essa deve rimanere una base non certo costituire la maggioranza del personale. è necessario integrare queste figure con altri medici e infermieri interamente dedicati al servizio”.

Con questa interrogazione i due deputati chiederanno all’assessore al ramo non solo una relazione sulla gestione del 118 ma rivolgeranno un appello per una revisione complessiva dell’organizzazione per una più razionale offerta sanitaria. Ma l’emergenza non si ferma a questo, visto che aumentano sempre più i casi di aggressione da parte di utenti nei confronti di medici ed infermieri come gli ultimi episodi, accaduti a Militello Val di Catania e a Siracusa e per questo i sindacati tornano a richiamare l’attenzione delle istituzioni. “Anno nuovo, emergenze vecchie. Il tema della sicurezza è assolutamente una priorità, non più rinviabile – commenta la Fp Cgil Sicilia – per assicurare l’incolumità degli operatori sanitari, presi di mira durante lo svolgimento della loro attività. Condanniamo in modo netto e categorico l’aggressione – proseguono – e auspichiamo che si trovino, come da noi ripetutamente invocato, adeguate soluzioni per consentire a medici e infermieri di lavorare in sicurezza e serenità per aiutare chi si presenta nelle strutture per ricevere assistenza e cure”.

Il governatore Schifani nel suo discorso di auguri aveva detto di credere nella sanità di territorio che può alleggerire gli ospedali “ma per fare questo bisogna dotarla di strutture e personale tecnico e c’è tutto da costruire”. Il fenomeno delle aggressioni non è circoscritto solo nella nostra regione, perché casi analoghi si sono verificati ad esempio in Campania, come denunciato da Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up: “Bastano pochi minuti di ritardo nell’arrivo della vettura – ha dichiarato De Palma – ed ecco che, quando la richiesta di primo intervento è legata a situazioni di estrema gravità, l’infermiere di turno del 118 si ritrova davanti un vero e proprio inferno. Quello delle aggressioni fisiche, delle minacce verbali, finanche delle pistole”. Il problema è diffuso ovunque e durante la pandemia è peggiorato. L’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato che tra l’8 e il 38% degli operatori sanitari subiscono o subiranno violenze fisiche nel corso della propria carriera. E le vittime, in Italia, sono donne nel 70% dei casi. Benché ufficialmente si contino circa 2.500 episodi all’anno, la reale dimensione del problema non è conosciuta. Secondo uno studio condotto dall’Istituto superiore della sanità (Iss) “molti episodi di violenza, soprattutto verbale e psicologica, ma anche fisica, non vengono denunciati dagli operatori. Il livello di tale sottonotifica viene stimata fino al 70%”. Tradotto: i casi reali potrebbero essere più del doppio rispetto a quelli ufficiali.

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