Sanità, Sicilia bocciata per assistenza e prevenzione

Sanità, Sicilia bocciata per assistenza e prevenzione. Lucchesi (CGIL): “Il crollo avverrà con Autonomia differenziata”

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Sanità, Sicilia bocciata per assistenza e prevenzione. Lucchesi (CGIL): “Il crollo avverrà con Autonomia differenziata”

Hermes Carbone  |
venerdì 26 Luglio 2024

I dati diffusi dal Ministero della Salute sullo stato della sanità siciliana. Le note positive e quelle stonate.

Parametri assistenziali non sufficienti e obiettivi di prevenzione non rispettati dalla popolazione. È una bocciatura in piena regola quella che arriva attraverso i dati diffusi dal Ministero della Salute sullo stato della sanità siciliana. Tra le note positive: migliorano le performance di erogazione del servizio sanitario e le cure negli ospedali. Più in generale, la Sicilia risulta comunque non rispettare i parametri Lea, ovvero i livelli essenziali di assistenza minima nei confronti della popolazione. Stando al ministero, risultano essere ancora insufficienti i dati sulla prevenzione collettiva come i vaccini e si indietreggia nell’Isola anche per i servizi dei distretti come i test di screening.

Si tratta di una fotografia chiara che evidenzia i deficit già mostrati dalla Sicilia nel corso degli ultimi rilevamenti riguardanti l’ambito della sanità. Come evidenziato proprio dalle pagine del QdS nel corso degli ultimi mesi, le condizioni di salute e l’offerta sanitaria presente nelle città metropolitane è alquanto disastrosa, secondo ISTAT, che ha pubblicato un’analisi comparata spazio-temporale fra città metropolitane e rispettive articolazioni territoriali tesa a rappresentare scenari di salute della popolazione e caratteristiche dell’offerta sanitaria.  

Messina e Palermo – dietro solo a Napoli – sono risultate le peggiori province italiane per morti evitabili e in deficit anche per offerta ospedaliera in termini di posti letto e il ricorso all’ospedalizzazione, con particolare riferimento ad alcune gravi patologie. La sanità in Sicilia presenta notevoli criticità che tenderanno ad ampliare quel gap Nord – Sud con l’ulteriore campagna di tagli (circa 200 milioni di euro, ndr) imposta dal Governo nazionale e attuata da quello regionale.
Tagli che si verificano in una Regione nella quale la spesa sanitaria grava sul bilancio familiare più che altrove in Italia. Il fenomeno, definito come “out of pocket” all’interno del report elaborato da Adoc ed Eures, evidenzia gli importanti aumenti di spesa sostenuti direttamente dai cittadini per l’assistenza sanitaria. Sempre per chi può permettersi di spendere quei soldi. Stando sempre alle statistiche diffuse da Istat, in base all’ultimo rilevamento effettuato (2022, ndr), gli italiani che hanno rinunciato all’accesso alle cure mediche sono stati oltre 4 milioni: un dato elevatissimo influenzato da problemi economici e lungaggini nelle liste d’attesa. Quelle che adesso l’assessorato alla salute della regione Sicilia vuole abbattere attraverso lo stanziamento di nuovi fondi.

Alcune statistiche

“I dati del ministero rimarcano ancor di più la differenza tra Nord e Sud del Paese: guardando i dati, si vede come tra le prime dieci regioni non ve ne sia una meridionale. Il Sud è in alto mare. Questa situazione rischia di aumentare l’emigrazione sanitaria che costa alle tasche della Regione circa 180 milioni di euro ogni anno”. A spiegarlo ai microfoni del QdS è Francesco Lucchesi, della segreteria della CGIL Sicilia.  
Il Nuovo Sistema di Garanzia (NSG) valuta l’efficacia dei servizi sanitari regionali su tre aree: prevenzione, assistenza distrettuale e ospedaliera. Per quanto la Sicilia abbia mostrato progressi nell’area ospedaliera, con un punteggio salito a 78,4 nel 2022, resta ancora indietro in prevenzione (47,18) e assistenza distrettuale (58,04). La copertura vaccinale per i bambini a 24 mesi è estremamente bassa, con un punteggio pari a zero: un segnale di come i siciliani si fidino poco delle indicazioni provenienti dal ministero. Anche gli screening per tumori come mammella e colon-retto sono insufficienti, con un punteggio di 36,2.

Nell’assistenza distrettuale, la Sicilia mostra lacune gravi, con tempi di risposta dei mezzi di soccorso troppo lunghi e insufficiente supporto per gli anziani non autosufficienti. Solo il 33,7% degli anziani riceve infatti adeguate cure residenziali: un dato ben al di sotto della soglia di sufficienza.

La spiegazione di Lucchesi

“In questa fotografia significativamente compromessa della Sicilia – spiega Lucchesi – vanno anche evidenziate le prospettive future dell’Autonomia differenziata che metterà ancora più in ginocchio la popolazione. E poi i medici che, inseriti in un contesto precario e disorganizzato, preferiscono accettare offerte dal settore privato oppure dalle regioni settentrionali che, avendo maggiori risorse economiche, potranno alzare gli stipendi di medici e infermieri, a differenza di quello che non saremo nelle condizioni di fare noi”.

L’unica sezione a far registrare significatici miglioramenti, nonostante le molteplici criticità tracciate da Istat e ministero, è quella che fa riferimento al capitolo dell’assistenza ospedaliera. Gli interventi chirurgici per fratture del femore e tumori maligni della mammella raggiungono punteggi soddisfacenti. Ancora elevato risulta essere il tasso di parti cesarei per le mamme siciliane.

Quella della CGIL non è una critica preconcetta nei confronti dell’Autonomia differenziata, ma una analisi prettamente numerica che evidenzia come “il disegno di legge non stanzi un euro per uniformare i livelli essenziali di assistenza a carattere omogeneo in tutto il territorio italiano. Per questa ragione – conclude Lucchesi – cominceremo in questo fine settimana la raccolta firme per un referendum, abrogativo contro il disegno di legge dell’Autonomia differenziata”.

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