Abbiamo scritto di Maria Cristina Gallo. La professoressa aveva solo 56 anni. Si era ammalata nel 2023 di tumore, aveva subito un’operazione di isterectomia nell’ospedale di Mazara del Vallo in provincia di Trapani ed attendeva speranzosa il risultato dell’esame istologico. Come accade ad ogni malato in cui speranza e paura si accavallano nella mente e nel cuore di continuo. Esame che ha viaggiato fino a Castelvetrano per arrivare “appena” otto mesi dopo nell’agosto del 2024.
Otto mesi per ottenere un risultato di laboratorio che normalmente non dovrebbe impiegare più di 10/20 giorni. Ma che sanità è questa che uccide anziché curare i siciliani? Per nostra fortuna esistono ancora molte eccellenze, medici, paramedici e reparti che funzionano bene o sufficientemente bene. Ma può accadere nel 2025 che una donna perda la vita per responsabilità varie, poco importa al momento, e di cui si sta occupando la Procura di Trapani alla quale Maria Cristina aveva sporto denuncia. Ne venne fuori un’inchiesta con 19 medici e tecnici indagati, le dimissioni dell’allora direttore generale dell’Asp di Trapani, Ferdinando Croce, diventò virale con risonanza a livello nazionale tanto che il vicepresidente della Camera dei deputati Giorgio Mulè presentò un’interrogazione parlamentare. Lei disse: “Non mi faccio sopraffare dalla rabbia, perché è un sentimento distruttivo. Voglio promuovere il bene, dare senso a tutto questo male”.
Che donna straordinaria era Maria Cristina. Che forza aveva, chiedeva solo giustizia. Ha avuto il coraggio degli eroi che si battono per un valore eterno come la giustizia e ha dato voce ai tanti malati che voce non hanno nel nostro sistema “malato”. Un sistema fatto di arretrati: oltre 3300 esami istologici non refertati tra il 2024 e il 2025 che si sarebbero dovuti smaltire con un piano straordinario entro marzo scorso. Con la promessa di arrivare dopo il piano a fornirli entro 7/10 giorni e noi del QdS verificheremo lo stato dell’arte. Gli standard riferimento sono già di 10 giorni almeno quelli prioritari in altre regioni quali la Lombardia, chissà perché in Sicilia debba esserci un piano straordinario per arrivare al medesimo attuale risultato lombardo. Altro dato interessante per lo screening mammografico e cervice in Italia la copertura è del 50% circa, in Sicilia del 30% e così via. Dati distanti anche sulla prevenzione. La sintesi di Agenas sul programma nazionale esiti ci dice che seppur vi siano dei miglioramenti in vari ambiti, esistono ancora forti differenze inter e intra regionali e diversi gap organizzativi nel settore oncologico.
Dovremmo essere tutti uguali nel nostro sistema sanitario che promette di curare ogni cittadino italiano con gli stessi protocolli, la stessa attenzione al malato a Mazara come a Bergamo. Così non è, non lo è stato per Maria Cristina, non lo è per molti altri pazienti.
La Procura andrà avanti, i responsabili pagheranno? Ci auguriamo che avverrà, con celerità e coscienza della magistratura che farà di certo al meglio il suo lavoro. Ma abbiamo perduto una grande donna. Che non si dimentichi voltando pagina affinché la sua storia e il suo esempio non diventino l’ennesimo inutile caso di MALASANITÀ.

