Dal caro benzina al blocco di import ed export. Le sanzioni Ue contro la Russia rischiano di diventare un boomerang. Ecco perché secondo il presidente di Confindustria Sicilia, Alessandro Albanese.
Il conflitto russo-ucraìno, oltre al terribile fardello di morti e profughi, porta con sé gravi e perduranti conseguenze sul piano economico e sociale. Alle inevitabili limitazioni figlie degli scenari bellici si aggiungono le sanzioni imposte dall’Unione europea. Un combinato disposto che rischia di mettere in ginocchio l’economia nazionale e regionale, già prostrata dal periodo pandemico. Ne abbiamo parlato con Alessandro Albanese, presidente di Confindustria Sicilia.
Import bloccato, export a rischio azzeramento
Le contingenze determinate dall’invasione russa hanno avuto riflessi immediati per le imprese siciliane che, nei territori dell’est europeo, hanno da tempo stabilito un fiorente mercato di importazioni ed esportazioni.
Come sottolinea Albanese, infatti: “Si sta paralizzando tutta la filiera produttiva a causa del venir meno dei prodotti energetici, dei carburanti e, soprattutto, del blocco delle importazioni. Non soltanto grano e cerali, fondamentali per un pilastro della nostra economia come l’agroalimentare, ma tutta una serie di prodotti indispensabili per le nostre industrie. Come, ad esempio, le bottiglie di vetro, che importavamo regolarmente dall’Ucraina. A tutto questo, prosegue, si aggiunge l’aumento dei prezzi. Le imprese hanno forse trenta giorni di autonomia, poi si bloccheranno”.
Ma quali sono i beni siciliani maggiormente esportati in quelle aree?: “Principalmente i prodotti agroalimentari e, in parte, anche vino. Senza dimenticare le esportazioni metallurgiche e siderurgiche. Si rischia di azzerare completamente l’export. I nostri imprenditori rischiano di perdere tutto”. Un mercato che vale annualmente circa 2-300 milioni ma, sottolinea il presidente di Confindustria Sicilia, “bisognerà vedere cosa si riesce a salvare e cosa no”.
Sanzioni boomerang
Quello delle sanzioni è indubbiamente un tema scottante, dal momento che i loro effetti stanno già danneggiando la nostra economia. “Il presupposto, chiarisce Albanese, è che ci opponiamo ad un atto tirannico come quello dell’invasione, perché il valore delle di vite umane non si può mai barattare con nulla. Detto questo, però, quando si elevano delle sanzioni bisogna stare attenti che non diventino un boomerang.
Emblematica, da questo punto di vista, è la crisi che si sta creando in un nostro asset importantissimo, quello delle raffinerie. Come noto la Lukoil è di proprietà russa, e lì si stanno bloccando tutti i pagamenti perché le banche italiane, in virtù del blocco imposto, non pagano i fornitori siciliani. Un fatto gravissimo, che va risolto a livello centrale. Abbiamo fatto un appello al presidente della regione Musumeci, che si sta già interessando alla questione”.
Insomma, i rischi nel breve, medio e lungo periodo sono altissimi: “Il primo effetto lo vediamo con i rincari petroliferi, anche a causa di una politica energetica dissennata o meglio a causa della mancanza di una politica energetica negli ultimi 30 anni in Italia. Conseguentemente piccoli gruppi organizzati, sotto le spoglie di ambientalisti, non hanno permesso di fare nulla. Adesso paghiamo prezzi altissimi in questo senso, come si vede nel comparto della logistica dove le imprese stanno per fermarsi o non possono più sobbarcarsi certi costi”.
Vittorio Sangiorgi