Sessanta pullman, circa diecimila persone tra lavoratori aderenti alla Cgil e alla Uil. Palermo mostra la Sicilia in piazza nella giornata in cui l’Italia si ferma per protesta contro la finanziaria del governo Meloni
Circa diecimila lavoratori in piazza a Palermo per la manifestazione delle sigle sindacali Cgil e Uil in occasione dello sciopero indetto contro la manovra finanziaria del governo Meloni. L’evento sciopero generale da parecchio non veniva promosso, forse anche per il timore di svelare una forza ben lontana dalle storiche lotte sindacali. Quello odierno è però una prova di forza egregiamente riuscita, con sessanta pullman che hanno condotto i lavoratori della Sicilia fino a Palermo, oltre ai lavoratori della provincia e quelli della stessa città capoluogo giunti con altri mezzi. Via libertà tappeto di bandiere rosse e azzurre, lavoratori di ogni categoria, tutti – questa volta – uniti per manifestare contro la finanziaria del governo nazionale a discapito di giornate lavorative perse e servizi sospesi. Una grossa fetta dell’Italia oggi si è fermata, e la Sicilia non è stata da meno.
Manovra austera, per Cgil e Uil colpite le classi deboli
“Non un euro per la sanità, non un euro per la scuola, non un euro per la sicurezza; vergognatevi!” è solo uno degli incisi tuonanti che dal palco di Piazza Verdi, ai piedi del Teatro Massimo, esaltavano lo sventolare delle bandiere che della piazza hanno fatto un variopinto tappeto. “La Sicilia è qui, se qualcuno aveva qualche dubbio questa è la dimostrazione”, continua il palco sul quale si trovano il segretario regionale Cgil e il collega Uil, il segretario nazionale della Uil e poi a scendere tutte le figure sindacali di direttivo locale delle nove province siciliane. “Non siamo qui, e non stiamo facendo lo sciopero, perché abbiamo un pregiudizio nei confronti di questo governo: abbiamo un altro giudizio rispetto a chi oggi ha responsabilità di governo”, urla dal palco Alfio Mannino, segretario regionale Cgil.
Lavoratori sempre più poveri
Le ragioni dello sciopero generale sono note ed anche la nostra testata ne ha dato notizia nei giorni scorsi con un’intervista al segretario Cgil Palermo Mario Ridulfo. La finanziaria che bolle nella pentola romana è per i lavoratori, secondo le sigle sindacali i cui lavoratori aderenti oggi hanno le incrociato le braccia, causerà sette anni di austerità al ceto medio e medio basso. Quella contestata, secondo Mannino, è “una legge finanziaria che taglia oltre cinquecento milioni di euro alle università, che ancora una volta non da una giusta risposta ai salari, agli stipendi; voglio qui ricordare che l’Italia è il paese dove negli ultimi dieci anni il potere di acquisto è diminuito di oltre il 7%”.
Meloni e Salvini oggetto delle reazioni più dure dei manifestanti
La manifestazione ha mostrato in vari modi i destinatari dell’invettiva, dal ministro Salvini in posa ed acconciatura del più noto personaggio di Antonio Albanese ma ribattezzato “Precetto Laqualunque” per lo scontro sul diritto allo sciopero ed allo sciopero del settore trasporti, alla premier Giorgia Meloni della quale varie clip video sono state trasmesse sul palco contenenti le promesse elettorali non mantenute. Ma non solo governo, tra le rivendicazioni delle sigle sindacali. Bordate sono arrivate anche all’indirizzo di segretari di altre sigle sindacali.
Attrito tra Cgil-Uil e la Cisl, Mannino: “Responsabili di aver diviso il mondo del lavoro”
“Chi ha deciso di non essere qua – ha detto Mannino dal palco – non solo ha sbagliato perché si è reso responsabile di aver diviso il mondo del lavoro, perché si può avere anche un giudizio diverso rispetto alle scelte che fa il governo ma si abbia rispetto quando i lavoratori di tasca propria si pagano lo sciopero; si abbia rispetto”. Al fianco dell’affrancatura, l’indirizzo dei destinatari era quello di Luigi Sbarra presso Cisl, la sigla che non ha inteso aderire allo sciopero generale e le cui bandiere non erano presenti tra quella che oggi sventolavano in piazza a Palermo come nelle altre grandi città italiane.
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