Lo sciopero generale odierno, indetto dalla Cgil, è “contro una legge di bilancio ingiusta”. Aderiscono i lavoratori del trasporto ferroviario, i vigili del fuoco, il comparto “Istruzione e Ricerca” e dell’area dirigenziale, dei docenti universitari e di tutto il personale della formazione professionale e delle scuole non statali.
Una mobilitazione massiccia con un nuovo scontro tra l’organizzazione sindacale ed il governo. Ma sembra non esserci solo il governo Meloni con la finanziaria nazionale. Anche in Sicilia la mobilitazione si prospetta importante ed entra a pieno titolo tra le ragioni dello sciopero dei lavoratori siciliani la finanziaria regionale incardinata martedì all’Ars. Abbiamo affrontato questo ed altri temi con il segretario regionale della Cgil, Alfio Mannino.
I temi dello sciopero
Segretario, le ragioni dello sciopero di oggi sono legate unicamente alla finanziaria nazionale oppure c’é altro che spinge i lavoratori in piazza?
“Si, le ragioni dello sciopero nascono dalla finanziaria nazionale, ma noi in Sicilia abbiamo arricchito lo sciopero anche con una piattaforma siciliana. Perché oltre alla finanziaria nazionale, che dal nostro punto di vista non da risposte adeguate a lavoratori e lavoratrici, né ai soggetti più deboli e non da risposte al Mezzogiorno, si aggiunge una finanziaria regionale che non affronta le tante emergenze che non affronta le tante emergenze che in modo diretto investono la nostra regione”.
Ci sono aspettative di grande partecipazione?
“Credo che la piazza di oggi sarà una piazza in cui si vedrà assieme – ho la presunzione di dire come non mai – un abbraccio forte tra il mondo del lavoro, le giovani generazioni ed anche quel pezzo di associazionismo democratico che è davvero preoccupato per il futuro di questa nostra terra”.
Per il sindacalista la Finanziaria regionale non affronta la vera emergenza
Cosa non vi convince della finanziaria regionale?
“Innanzitutto non affronta quella che dal nostro punto di vista è la vera emergenza che investe la nostra regione. Noi, come Cgil siciliana avevamo proposto una contro finanziaria qualche settimana fa provando appunto ad affrontare le emergenze. La prima emergenza che noi abbiamo, e che viene troppo sottovalutata, è che ogni anno vanno via dalla Sicilia migliaia di ragazze e ragazzi. In questa finanziaria, una manovra da 1,4 miliardi di euro, non c’é una sola misura che prova a parlare ai ragazzi ed alle ragazze siciliani. Non c’é un euro che rafforzi il diritto allo studio, e voglio ricordare che dalla Regione Siciliana solo qualche giorno fa sono uscite le graduatorie e ci dicono che soltanto un ragazzo su tre è idoneo assegnatario mentre due su tre sono ragazzi idonei non assegnatari”.
Sicilia terra natia inospitale?
“Tutto questo sta determinando un massiccio esodo da parte delle giovani generazioni. Sotto questo aspetto noi avevamo rivendicato risorse, non soltanto per dare risposte ai giovani studenti ma anche per affrontare il tema dello spopolamento delle aree interne. Non c’é una misura in questa legge finanziaria – di 1,4 miliardi, lo voglio ricordare – che da una risposta alla drammaticità della condizione di isolamento delle aree interne”.
Questione che condividete con Anci Sicilia, quindi?
“Non c’é un euro per gli Enti locali, che sono il primo avamposto democratico del nostro Paese, che sono la prima istituzione vicina ai bisogni dei cittadini. Non ci sono euro per rafforzare il sistema sociale, per rinforzare le tutele individuali, non c’é nessuna misura che possa soprattutto rafforzare la possibilità per gli Enti locali di essere sempre più adeguati”.
La norma sul South working
Non la convincono misure come la norma sul South working oppure quella a sostegno delle assunzioni a tempo indeterminato?
“La storia ci dice che se non rafforzi il tuo apparato economico e produttivo, non sono certo gli incentivi quello ci servono, perché bisogna dare risposte più strutturali ai problemi che ci sono. Le aziende non verranno mai ad investire in Sicilia se il costo dell’energia è quello che è e se il livello dell’infrastrutturazione è quello che è. Le aziende investono se tu hai un livello di infrastrutturazione ed un territorio che sia in grado di esaltare le potenzialità economiche. Sul South working, i ragazzi e le ragazze non vengono qui soltanto se hai un luogo dove poter lavorare. Chiaro che bisogna costruire le condizioni per un ripopolamento. La gente non andrà mai a vivere in una comunità montana – penso a Ficarra piuttosto che a Gangi o nelle Madonie – se li non si garantisce il diritto alla salute, all’istruzione, alla mobilità con un trasporto pubblico degno di questo nome. Quindi si deve provare ad affrontare le vere cause che determinano l’esodo”.
Quali sono le istanze che vi vengono maggiormente rappresentate dai lavoratori?
“Ci sono innanzitutto due aspetti, che purtroppo la Sicilia non è soltanto la terra dove il lavoro non c’é ma quel lavoro che c’é è spesso un lavoro precario, sfruttato e sottopagato. Con questa condizione, pur lavorando, le persone sono quindi povere e fragili. Poi ci sono dei costi che naturalmente sopportano. Perché, al di là del fatto che hai bassi salari, se poi si è bloccato l’ascensore sociale ed un lavoratore non riesce a mandare il proprio figlio a scuola, se per una semplice malattia oppure un semplice esame specialistico non puoi trovare una risposta nel diritto alla salute e devi pagare per poterti curare, non c’é dubbio che questo sta determinando una condizione di sfiducia e soprattutto i sentimenti che avverto in ampi strati del mondo del lavoro sono quelli della rabbia, della sfiducia e della rassegnazione”.
Enti locali ed infrastrutture ragioni stesse dello spopolamento?
“Il punto è proprio che bisogna affrontare alcune emergenze. Appunto abbiamo fatto una proposta che provasse a dare risposte a tre emergenze, prima che il governo regionale facesse la sua bozza di finanziaria: Innanzitutto rafforzare il ruolo e la funzione degli enti locali e delle comunità, e si può fare se i comuni hanno risorse per investire sul sociale e per migliorare la condizione delle loro comunità; la seconda cosa è dare una risposta ai giovani affermando il loro diritto allo studio e soprattutto mettendo in campo un piano straordinario di assunzione nella pubblica amministrazione e non solo. Ma c’é anche una terza emergenza, non dimentichiamolo. C’é un’emergenza casa. Perché l’emergenza casa si porta dietro anche una condizione di povertà di migliaia di persone. Anche qui, bisogna dare una risposta sul terreno degli affitti ma anche su quello di chi vuole acquistare una casa, con contributi significativi”.
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