Riflettori puntati sulla scogliera di Catania tra Porto Rossi e Ognina. Si è tenuta in Comune un’interessante riunione tra il dipartimento di Geologica dell’Università e l’amministrazione con il sindaco Enrico Trantino, il vicesindaco Paolo la Greca, l’assessore ai lavori Pubblici Enzo Parisi e il direttore dell’ufficio tecnico di Ingegneria Fabio Finocchiaro.
Presente anche il presidente dell’Ordine dei Geologi siciliani, il professore Mauro Corrao. L’obiettivo è tracciare una mappa delle aree più a rischio erosione della scogliera e avviare i primi interventi dopo il crollo di una parte di piazza del Tricolore.
Scogliera di Catania e rischio erosione, la riunione
Dalla riunione è emerso l’intento dell’amministrazione di procedere alla rinaturalizzazione di quei tratti che negli anni Cinquanta, prima del piano Piccinato, erano stati soggetti a interventi di cementificazione che oggi, a distanza di 70 anni, cominciano a registrare cedimenti pericolosi per l’incolumità pubblica a causa anche della violenza delle recenti mareggiate.
L’orientamento era già emerso da un post del sindaco Enrico Trantino pubblicato subito dopo il crollo sulla piazza già transennata, che aveva preannunciato l’intendimento dell’amministrazione di procedere a un ripristino delle aree naturali laddove sarebbe oggi assurdo ripristinare le solette di cemento. Inoltre, questa rinaturalizzazione delle sciare potrebbe interessare anche altri tratti dell’area, come alcune porzioni di piazza Nettuno.
Per questo motivo, è stato deciso nel corso dell’incontro di avviare una collaborazione tra l’Università e il Comune per individuare qual è il percorso più idoneo per intervenire sulla scogliera.
Il progetto
Al Comune i responsabili del dipartimento universitario, il direttore del dipartimento prof. Rosolino Cirrincione , la prof. Giovanna Pappalardo, ordinaria di Geologia applicata e i prof. Carmelo Monaco e Giorgio De Guidi di Geologia strutturale, hanno presentato un piano dettagliato con studi, fotografie e proiezioni della situazione della scogliera, soprattutto per quanto riguarda le porzioni soggette a realizzazione di grotte e tunnel primari che col passare dei decenni per la forza del mare hanno continuato a espandersi nel sottosuolo per la pressione idrostatica delle onde sino ad arrivare a poca distanza dall’arteria del lungomare.
Il dipartimento ha quindi proposto un rilievo dettagliato delle cavità per capire come intervenire. “La cavità di piazza Tricolore che è crollata – spiega il professore Monaco – penetra nella terraferma in modo inimmaginabile. Per questo, abbiamo proposto un rilievo di tutte le cavità per avere un quadro quanto più dettagliato possibile. È chiaro che il nostro compito si esaurisce qui. Poi è la politica a dover decidere”.
L’intervista al vicesindaco
“I geologi universitari – ha detto il vicesindaco La Greca al termine della riunione – hanno rappresentato al sindaco uno studio realizzato di recente dai professori Monaco, Pappalardo, De Guidi e Cirrincione su un ampio tratto della scogliera che va dalle sciare di Porto Rossi sino a Ognina. È un lavoro importante realizzato lo scorso anno che consentirà di avere un confronto con lo status quo delle aree, prima della grande mareggiata e dopo”.
Ecco le domande poste dal QdS al vicesindaco sulla situazione e sull’approccio dell’Amministrazione.
L’orientamento dell’Amministrazione resta quello della rinaturalizzazione di alcuni tratti delle piazze della scogliera?
“Il tema è questo. Quel sistema di cementificazione di fatto non è più sostenibile. Negli anni Cinquanta venne realizzato il lungomare sulla scogliera. Si tratta di opere precedenti al Piano Piccinato che prevedeva una strada più a monte di quella attuale. Ora è chiaro che quell’idea di versare cemento sugli scogli non è più necessario e utile”.
Ma qual è la condizione di sicurezza del lungomare che ogni anno viene flagellato da mareggiate violente e imponenti?
“Stiamo parlando di una scogliera complicata, ci sono grotte, ingrottamenti… La nostra preoccupazione è quella di capire come muoversi per la sicurezza degli abitanti, degli edifici e del lungomare. Per questo è necessario avere un quadro dettagliato quanto più chiaro possibile ed è importante che sia stato avviato un processo conoscitivo della situazione attuale”.
Chiederete un finanziamento regionale?
“Certo. Si tratta di aree demaniali…”.
Maggiori dettagli sul tema dell’erosione delle coste a Catania e in Sicilia saranno pubblicati nell’inchiesta che uscirà sul Quotidiano di Sicilia, edizione cartacea, nei prossimi giorni.

