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Un anno senza risposte, alla ricerca della verità sulla scomparsa di Michael Frison

Un anno senza risposte, alla ricerca della verità sulla scomparsa di Michael Frison
Michael Frison, scomparso in Sardegna – FB

La madre, l’avvocato Marras che segue il caso, la Manisco World: sono in tanti a ricercare la verità sulla scomparsa del 25enne in Sardegna. Tanti i punti oscuri a distanza di un anno.

Fino a un anno fa Michael Frison – britannico di origini sarde – era un normale ragazzo di 25 anni, profondamente amante della famiglia, con dei valori solidi e circondato dall’affetto dei suoi cari. A luglio 2024, però, quel giovane dal sorriso dolce e dai capelli castani è diventato – suo malgrado – protagonista di un giallo ancora senza risposte: Michael è scomparso nel nulla durante una vacanza in Sardegna, dove si era recato per far visita ai nonni.

Michael Frison, scomparso un anno fa in Sardegna

A ripercorrere le tappe della storia della scomparsa di Michael Frison è l’avvocato criminologo Maria Marras, che ha seguito la vicenda fin dall’inizio. L’ultimo contatto con la madre – Cristina Pittalis – risale al 12 luglio 2024: un messaggio in cui Michael avvisava la donna dell’arrivo suo e di una sua amica – una certa Niomi, conosciuta online – nelle campagne tra Luras e Luogosanto. Lì i due avrebbero fatto campeggio gratuito in cambio di un aiuto con dei lavori edili volontari in uno stazzo, tra l’altro senza indirizzo o numero civico e in una zona molto impervia della Sardegna. Il 25enne sarebbe uscito, presumibilmente per una passeggiata, e sarebbe svanito nel nulla.

Michael Frison si trovava in Sardegna dal 2 luglio. Era andato a trovare i nonni, come faceva quasi ogni anno. E proprio quell’anno sarebbe stato speciale per due ricorrenze da celebrare: i 70 anni dell’amata nonna e i 25 anni di Michael. Aveva trascorso alcuni giorni dai nonni e alcuni da amici di famiglia.

Il rientro nel Regno Unito, dove il 25enne viveva, era previsto per il 13 luglio. Tuttavia, Michael aveva prolungato la vacanza per un imprevisto: “Mentre si trovava in casa di amici – racconta l’avvocato Marras – avrebbe iniziato a ricevere dei messaggi da un’amica, una certa Niomi, che lo informava che sarebbe arrivata lì in Sardegna e che sarebbe rimasta sola per qualche giorno prima di essere raggiunta dal padre. A quel punto Michael, da ragazzo buono qual è, l’ha accolta qualche giorno a casa dei nonni, anche se non sembrava così entusiasta del suo arrivo. Poi i due si sarebbero spostati in un terreno agricolo per un campeggio gratuito: avrebbero avuto vitto e alloggio in cambio di lavoretti nello stazzo. Tra l’altro, dettaglio strano, sono partiti proprio prima dei festeggiamenti del compleanno della nonna di Michael”.

Scomparsa di Michael Frison, le prime fasi della ricerca

La sera del 12 luglio la madre di Michael ha ricevuto l’ultimo messaggio dal figlio. Poi più nulla. Il 14 luglio Cristina Pittalis ha ricevuto un messaggio sulla piattaforma Messenger: Niomi, con il profilo dei proprietari dello stazzo, chiedeva alla donna di chiamarla. Al telefono, poi, le avrebbe rivelato che il figlio Michael era uscito per fare una passeggiata oltre 24 ore prima e non era più tornato.

Da lì per la famiglia del 25enne è iniziato un incubo ancora senza fine. “Nessuno aveva dato l’allarme“, spiega l’avvocato Marras, sottolineando come siano stati la madre e la famiglia di Michael a sollecitare le ricerche e l’intervento delle forze dell’ordine. E questo nonostante Michael si trovasse assieme ad altre persone e nonostante la zona vicina al luogo della scomparsa sia piena di terreni abitati e quindi di potenziali testimoni.

“Poco dopo il messaggio sono partite le ricerche, ma nella zona non si è trovato niente che potesse fare pensare a un passaggio di Michael. Anche i cani cinofili impiegati per le ricerche hanno sentito l’odore di Michael solo fino allo stazzo. Ѐ come se fosse stato prelevato da quella zona e portato altrove”.

Pochi giorni dopo, vicino allo stazzo, un ritrovamento incredibile: gli abiti di Michael – scarpe, pantaloncini e maglietta, ma niente biancheria intima – e una bottiglia d’acqua. Niomi avrebbe riferito – in una delle sue diverse versioni – che Michael sarebbe tornato da una prima passeggiata, in stato confusionale e senza scarpe, per poi uscire di nuovo per andare a prendere le scarpe “scalzo e senz’acqua“. Una versione che suscita non pochi dubbi.

Il giallo e l’ipotesi della psicosetta

Al momento la scomparsa di Michael Frison rimane una storia piena di interrogativi senza risposte. Le ipotesi in campo sono molte e tutte al vaglio degli inquirenti. Tra le possibilità c’è quella del coinvolgimento di una psicosetta: “Per questo – sottolinea l’avvocato Marras – stiamo collaborando con la Manisco World, associazione fondata da Virginia Melissa Adamo a tutela delle vittime di psicosette e che contribuisce alle ricerche e alle indagini su casi di scomparsa. Da loro abbiamo avuto anche delle conferme. Per esempio sugli strani messaggi che riceveva Michael anche prima del suo viaggio in Sardegna. Michael, infatti, prima di partire, riceveva mail dallo strano contenuto alle quali rispondeva sempre in modo poco convinto”.

“Alla Manisco abbiamo chiesto informazioni su queste mail ricevute da Michael, alle quali il giovane rispondeva sempre in modo poco convinto. Dalle indagini private che abbiamo svolto anche in collaborazione con la Manisco, possiamo valutare tra le ipotesi della scomparsa pure quella che dietro la vicenda ci possa essere qualcosa di più grande da valutare, potenzialmente anche di internazionale”, spiega al QdS l’avvocato Marras.

L’ipotesi dell’allontanamento volontario è considerata assolutamente improbabile dalla famiglia: “Michael Frison non ha mai dato segnali di volersi allontanare dalla madre e dal fratellino e non sembrava affatto cambiato nel periodo precedente la scomparsa”. Tra l’altro, i documenti e tutti gli oggetti personali di Michael Frison – compreso il passaporto – sono stati ritrovati e quindi il 25enne non li aveva con sé al momento della scomparsa. Un dettaglio che fa pensare che difficilmente abbia potuto lasciare la Sardegna volontariamente o alla luce del sole.

“Chiediamo cooperazione internazionale”

L’autorità giudiziaria competente sul caso di scomparsa di Michael Frison è quella italiana. Tuttavia, nel Regno Unito l’attenzione sul caso è molto alta. “Abbiamo chiesto in via formale una cooperazione internazionale sul caso, perché per noi è importante che le autorità britanniche facciano indagini nel Regno Unito anche su cosa è successo a Michael prima della scomparsa”, dichiara l’avvocato Marras. Tanti i dettagli da chiarire e per i quali potrebbe essere fondamentale l’attività britannica: la conoscenza online tra Michael e Niomi, le mail strane ricevute prima del viaggio, le risposte poco convinte del 25enne a quei messaggi, la scarsa collaborazione dell’amica e delle persone che sono state con Michael prima della sparizione.

“L’Italia sta facendo delle indagini e il caso è aperto. Lo scorso maggio sono state effettuate le analisi dei Ris sui vestiti, il cui esito non è ancora stato reso noto. E non molto tempo fa, una testimonianza inaspettata ha portato alla luce dei dettagli in merito all’amica del 25enne scomparso e alla sua presenza in Sardegna per “questioni svincolate da Michael”, che per la giovane sarebbe stato solo un appoggio per recarsi in territorio sardo per altre faccende. Se confermata e ritenuta attendibile, tale testimonianza – spiega la legale che si occupa del caso di scomparsa – “aprirebbe ipotesi investigative nuove“.

L’appello della madre di Michael Frison

Da ormai un anno la famiglia del 25enne cerca risposte e affronta l’incubo peggiore: non conoscere la verità. Cristina Pittalis – mamma di Michael Frison – non accusa nessuno, pur avendo comprensibili dubbi: cerca solo “risposte concrete e convincenti” sul mistero che vede protagonista il figlio.

La donna, intervistata dal QdS, chiede anche la massima cooperazione e diffusione della storia di Michael: “Con la Manisco e la rete di volontari che ci supporta, abbiamo divulgato la notizia anche al di fuori dell’Europa, come in Thailandia e perfino in America”, spiega, aggiungendo che – essendo il figlio Michael Frison cittadino britannico, così come l’amica Niomi, resasi irreperibile, ed essendo i proprietari dello stazzo teatro della vicenda stranieri – l’intervento dell’Interpol sarebbe auspicabile e “potrebbe aiutare a capire cosa sia successo”, dando una svolta al caso.

In più post sui social, poi, Cristina Pittalis chiede a chiunque abbia informazioni – anche apparentemente banali – di farsi avanti. E lo chiede, con il dolore che solo una madre può provare in queste situazioni, anche a Niomi e a chiunque abbia trascorso con Michael le ultime ore prima della scomparsa: “L’amica di Michael è andata via dalla Sardegna, per quanto ne so nel pieno delle sue capacità e dopo essere stata raggiunta dal padre, pochi giorni dopo l’accaduto. Poi si è resa irreperibile. Come persona informata sui fatti, avrebbe potuto essere molto utile alle autorità che indagano e potrebbe oggi ricordare dettagli che magari in un momento di shock sono stati rimossi”.

Fonte foto: Facebook, gruppo Michael Frison Missing