Scuola, al Sud, senza fondi e mezzi, è un disastro - QdS

Scuola, al Sud, senza fondi e mezzi, è un disastro

redazione

Scuola, al Sud, senza fondi e mezzi, è un disastro

lunedì 07 Ottobre 2019

Su quattro alunni "dispersi", tre sono meridionali e in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna il fenomeno riguarda un ragazzo su tre. Le cause vanno imputate alla mancanza di fondi figlia del Federalismo fiscale voluto dalla Lega Nord

Dati allarmanti sulla dispersione scolastica totale riguardano il Sud Italia: in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna questa riguarda infatti un ragazzo su tre.

Solo il Veneto e la Provincia autonoma di Trento riescono a mantenere la quota dei dispersi totali al di sotto del 10% dei giovani, raggiungendo quindi l’obiettivo posto dall’Ue per il 2020.

In tutto il resto del centro nord la quota dei dispersi totali oscilla tra il 15 e il 20% ma in molte regioni del Mezzogiorno i dispersi totali sono più del 25%.

Ma la situazione è disastrosa al Sud, fino a raggiungere il 31,9% in Campania, il 33,1% in Calabria, il 37% in Sicilia e il 37,4% in Sardegna.

I dati sono stati forniti da Roberto Ricci, responsabile nazionale prove Invalsi sull’editoriale “La dispersione scolastica implicita” pubblicato questo mese.

Dallo studio emerge che un giovane su tre tra i diciotto e i ventiquattro anni in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna non possiede le competenze di base nella capacità di lettura, di fare semplici calcoli, per non parlare della comprensione dell’inglese.

La causa di questa situazione andrebbe ricercata nell’impossibilità degli istituti scolastici del Sud di fornire servizi adeguati anche a causa del Federalismo fiscale voluto nel 2010 dalla Lega Nord e che condiziona pesantemente l’economia meridionale. In particolare, il criterio del costo standard comporta un calo dei trasferimenti alle Regioni e mette in difficoltà il Mezzogiorno dove i servizi costano di più.

Un altro dato che sfugge alle statistiche ufficiali tradizionali riguarda il fatto che, già al termine delle scuole medie, la quota di allievi in grossa difficoltà è tutt’altro che trascurabile. Anche in questo caso prevalentemente al Sud, secondo Roberto Ricci.

Infatti, se nella provincia autonoma di Trento la percentuale di studenti in difficoltà alla fine della terza secondaria di primo grado è del 6,3%, del 6,6% in Friuli Venezia Giulia, del 7,2% in Valle d’Aosta e dell’8,1% in Veneto, nella provincia autonoma di Bolzano, nelle Marche e in Lombardia la percentuale sale all’8,3% ma balza al 10,2% in Emilia Romagna, al 10,8% in Umbria, all’11,6% in Toscana, al 12,1% in Liguria. Sale al 13% nel Lazio, al 13,8% in Abruzzo e arriva al 16,5% in Molise, al 18,9% in Puglia, al 19,9% in Basilicata.

Fino ad arrivare al 22,2% in Sardegna, al 25% in Campania, al 27,9% in Sicilia e addirittura al 29,6% in Calabria, la regione che fa registrare la peggiore performance, per una media italiana del 14,4%.

Per allievi in difficoltà si intendono coloro che hanno raggiunto al massimo il livello 2 in Italiano e matematica e che non hanno raggiunto il livello A2 in Inglese (Lettura e ascolto).

Dunque, fa notare Ricci, “in alcune regioni del Paese un allievo su quattro termina la scuola media con livelli di competenza di base del tutto inadeguati, creando così le premesse del fenomeno della dispersione scolastica, comunque la si intenda”.

“E’ del tutto evidente – ha concluso – che un’azione tempestiva di aiuto a questi giovani porterebbe, nel giro di pochi anni, a ridurre sensibilmente i livelli della dispersione scolastica complessiva”.

Ma bisognerebbe ripensare la legge sul Federalismo fiscale.

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