Se Atene piange, Sparta non ride - QdS

Se Atene piange, Sparta non ride

Pino Grimaldi

Se Atene piange, Sparta non ride

sabato 05 Novembre 2022

Il primo martedì che segue il primo lunedì del mese di Novembre negli USA è giorno elettorale, per Costituzione.
E così, il giorno 8 Novembre il popolo è chiamato alle urne in tutti i 50 Stati per eleggere la Camera dei Rappresentanti ed un terzo del numero dei Senatori (33) oltre a 36 Governatori di Stati che hanno tale posizione in scadenza e 27 Segretari di Stato: in parole povere rinnovare la mappa del potere politico ed amministrativo di quasi tutta la Nazione.

Il Presidente Biden al suo secondo anno di presidenza si dice tranquillo ed afferma che avrà maggioranza alla Camera, al Senato e conquistando anche quella di Governatori e Segretari di Stato; questi ultimi più importanti di quanto si pensi, essendo coloro che dichiarano la validità o meno di ogni elezione e danno le cifre definitive dei risultati. La legge elettorale Usa è una delle più strambe perché è varia in molti Stati e perché consente agli elettori di votare per posta dal 20° giorno antecedente le elezioni (ad oggi più di 25 milioni hanno già votato) anche se le schede vengono scrutinate ad elezione conclusa.

L’attuale maggioranza democratica è risicata al Senato e molto più alla Camera con molti collegi elettorali che secondo i suffragi passerebbe ai repubblicani. Che a loro volta con la scelta di personalità di alto livello negli uninominali del Senato sono certi di avere maggioranza completa al Capitol, dimostrando, come dicono, che la vittoria di Biden fu rubata a Trump che con i suoi accoliti continua a sostenere questa tesi, ma che pur mantenendo nel Paese quasi metà dell’elettorato, si trova implicato in casi giudiziari: l’assalto al Capitol il 6 Gennaio 2021, e di evasione fiscale che Donald nega drasticamente.

La situazione a prescindere dal continuo conflitto tra i due attori delle presidenziali del 2020, non è tra le migliori: per i democratici ritenuti responsabili dell’inasprimento dei rapporti tra Cina e America, della guerra in Ukraina e della economia che ha visto negli ultimi giorni la Federal Reserve aumentare il costo del denaro, inflazione attorno al 10%, possibile recessione nel 2023. E il “sentimento” degli Americani non è tra i migliori nel vedere che India, Cina e Russia remano contro la leadership democratica Usa accusata di far guerre “all over the world” rischiando un attacco nucleare che a partire dalla Corea del Nord a finire alla Russia viene minacciato quotidianamente. Si aggiunge che Biden è il presidente con indice di gradimento meno alto dell’ultimo secolo, quasi balbettante anche quando fa la voce grossa, ed un Vice la Harris che non lo collabora, e si ha chiaro un quadro di criticità quale da tempo oltre Oceano non si vedeva.

Se in Europa la guerra Russo-Ukraina sta determinando problemi energetici – con tutto quel che significa – non indifferenti, oltre Atlantico non si ride di certo.
Proprio come accadde tra Atene e Sparta.

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