Sequestro beni a Paceco, coinvolto esponente della mafia locale

Gli illeciti nelle attività di un “braccio operativo” di Cosa nostra: scatta il sequestro beni

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Gli illeciti nelle attività di un “braccio operativo” di Cosa nostra: scatta il sequestro beni

Redazione  |
mercoledì 31 Maggio 2023

Carabinieri in azione contro un pregiudicato trapanese, già in passato coinvolto in indagini su mafia e reati vari. Ecco le accuse a suo carico e i dettagli sul sequestro.

I carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Trapani, con il supporto dei colleghi del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Trapani, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni nei confronti di un pregiudicato di Paceco, noto per il suo ruolo di braccio operativo a disposizione di Cosa nostra trapanese.

L’esponente mafioso era stato successivamente arrestato dai carabinieri di Trapani con l’operazione “Scrigno” perché ritenuto elemento di spicco della famiglia mafiosa di Paceco e con l’operazione “Hesperia” dei carabinieri del ROS e di Trapani che, lo scorso settembre, lo avevano sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere in quanto indagato per reati in materia di stupefacenti, sempre aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose.

Lo stesso indagato mafioso era stato raggiunto anche da un ulteriore provvedimento restrittivo per una presunta estorsione aggravata dal metodo mafioso in relazione alla vendita senza incanto di un immobile.

Sequestro beni a Paceco, guai per noto pregiudicato

L’odierna attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trapani, ha trovato origine nelle numerose e complesse attività investigative a carico del pregiudicato mafioso e dei prossimi congiunti. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori sulla base delle risultanze delle numerose attività investigative a carico del soggetto, l’uomo avrebbe gestito a Paceco due attività commerciali di compravendita di frutta e verdura, attribuendone fittiziamente la titolarità a propri congiunti al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali. Nel corso dell’indagine è emerso che la formale titolare dell’attività dimorasse stabilmente in un’altra città, disinteressandosi completamente. Il principale indagato, assieme ai congiunti, è pertanto accusato di trasferimento fraudolento di valori in concorso e di autoriciclaggio.

Durante le operazioni di sequestro, che nella totalità hanno interessato la citata rivendita commerciale, con un valore di affari annuo di oltre 300.000 euro, sono state anche contestate da parte dei carabinieri del Nucleo Ispettorato di Lavoro di Trapani, sanzioni amministrative per un importo totale pari a euro 8500 poiché, tra l’altro, all’interno della predetta ditta risultava un lavoratore non regolarmente assunto.

Le indagini patrimoniali condotte dal comando provinciale di Trapani, si inseriscono in una più ampia attività di contrasto condotta dall’Arma nei confronti di Cosa nostra trapanese, depotenziata negli ultimi anni dai numerosi arresti, da ultimo quello di Matteo Messina Denaro, e provvedimenti patrimoniali eseguiti a carico di affiliati e soggetti contigui alla locale famiglia.

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