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Orrore ai danni due migranti, sequestrati e torturati per soldi: scattano gli arresti – VIDEO

Sequestro di persona ai fini di estorsione e torture: questi i reati, entrambi aggravati, di cui sono accusati quattro uomini del Bangladesh e commessi ai danni di migranti connazionali a Vittoria (RG). Le misure di custodia cautelare in carcere è stata eseguita dal personale della Squadra Mobile ragusana su delega della Procura della Repubblica di Catania – Direzione Distrettuale Antimafia.

La misura cautelare è stata eseguita nei confronti di H. N. (classe 2000), A. O (classe 1991), A.R. ( classe 1982) e B.S. (classe 1992). Una quarta persona indiziata risulta irreperibile. Per gli indagati sussiste il principio di presunzione d’innocenza fino a eventuale sentenza definitiva di condanna.

Sequestro di persona e torture ai migranti, l’episodio a Vittoria

Secondo l’accusa, l’indagine – coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dalla Sezione Criminalità Straniera della Squadra Mobile di Ragusa – ha permesso di ricostruire un grave episodio di violenza avvenuto lo scorso settembre a Vittoria. Due migranti originari del Bangladesh, regolari sul territorio, sarebbero stati attirati con l’inganno in un’abitazione rurale di Vittoria con la promessa di un regolare contratto di lavoro.

Quella casa in campagna per loro si è trasformata in una vera e propria prigione. Le vittime sarebbero prima state private dei cellulari, poi separati e rinchiusi in due stanze diverse. Lì sarebbero rimasti con mani e piedi legati, anche con catene, sarebbero stati aggrediti con spranghe in ferro e tubi di metallo e avrebbero perfino subìto un tentativo di strangolamento. Lo scopo degli aguzzini era costringere i malcapitati a contattare i propri familiari per farsi consegnare del denaro per la liberazione. Gli indagati avrebbero anche detto di appartenere a dei gruppi della criminalità organizzata pur di aumentare il terrore delle due vittime e convincerli a velocizzare l’erogazione delle somme richieste.

Chiedevano 20mila euro per la libertà

I malcapitati avrebbero subìto ininterrottamente violenza per 24 ore. Ciascuna delle vittime poteva sentire, pur non sapendo cosa stesse accadendo, le grida di dolore dell’altra. E anche i familiari al telefono avrebbero sentito le urla durante le crudeli aggressioni. Per liberare gli ostaggi, gli aguzzini avrebbero richiesto circa 20mila euro.

Il modus operandi fa pensare a quello adottato normalmente dalle associazioni di trafficanti di esseri umani nei ghettos e nelle connection houses in territorio libico. La vicenda, però, in questo caso è avvenuta in Italia.

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