Sequestro a trafficante di opere d'arte vicino a Messina Denaro

Anfore e beni archeologici, maxi sequestro a trafficante “vicino” a Messina Denaro

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Anfore e beni archeologici, maxi sequestro a trafficante “vicino” a Messina Denaro

Redazione  |
venerdì 14 Giugno 2024

Il trafficante di opere d'arte non sarebbe un volto nuovo per gli investigatori e avrebbe stretti contatti con Cosa nostra.

Beni archeologici, tutelati da interesse storico, artistico e archeologico, sono stati sequestrati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Trapani a un trafficante internazionale di opere d’arte, ritenuto dagli inquirenti “collegato al boss Matteo Messina Denaro“.

Si tratta di un nuovo provvedimento nell’ambito delle indagini sulla lunga latitanza del boss, morto lo scorso settembre a causa di un tumore pochi mesi dopo l’arresto, e che rappresenta un potenziale nuovo tassello nella ricostruzione della “rete” del rappresentante di Cosa nostra.

Sequestro a trafficante di opere d’arte vicino a Messina Denaro

Gli operatori hanno posto sotto sequestro svariate anfore di epoca tardo romana e un basamento di marmo riproducente scene mitologiche scolpite su tutti i lati, di età ellenistico-romana, tutti ritenuti di ingente valore. Secondo la Dia, apparterrebbero a un trafficante internazionale di opere d’arte, già gravato da provvedimento di confisca per numerosi beni nella sua disponibilità, in quanto soggetto indiziato di appartenenza a Cosa nostra e in affari anche con la famiglia mafiosa di Castelvetrano (Trapani).

A carico del destinatario del provvedimento “emergono numerosi indizi riguardo alla sua pericolosità, caratterizzata dall’essere un soggetto che trae il proprio sostentamento, dalla propria attività delittuosa e lucrogenetica, di trafficante internazionale di reperti archeologici”, si legge nella nota della Dia.

Il provvedimento

Nel corso degli anni il trafficante di opere d’arte era stato già accusato di aver fornito plurimi contributi al funzionamento e al rafforzamento del sodalizio mafioso e, in merito, erano intervenute le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia. “La misura ablativa, emessa a fronte di una proposta a firma congiunta del Direttore della DIA e del Procuratore della Repubblica di Palermo, ricalca il solco tracciato dai precedenti analoghi provvedimenti scaturiti grazie alle articolate indagini patrimoniali svolte dalla Sezione Operativa della Direzione Investigativa Antimafia di Trapani, la quale ha dimostrato la sproporzione tra le fonti di reddito e gli impieghi del nucleo familiari del destinatario della misura”.

Le opere d’arte saranno affidate per la custodia alla Soprintendenza dei Beni Culturali ed Ambientali per renderle nuovamente fruibili alla collettività.

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