Nuovo commissariamento per l’Ati etnea con il ritorno di Francesca Spedale, convenzione con Sie data per “fatta”. Ma non si escludono nuovi colpi di scena
PALERMO – Se fosse una partita di calcio si parlerebbe di contropiede: pochi tocchi e attaccante davanti al portiere. Se invece si trattasse di tennis, di un improvviso serve and volley per accorciare gli scambi e sorprendere l’avversario. Trattandosi di una storia che va avanti da quasi vent’anni e che si muove su più piani – politico, burocratico, giudiziario – si può semplicemente dire che la notizia dell’imminente risoluzione della disputa riguardante l’affidamento del servizio idrico in provincia di Catania è quantomeno un colpo di scena. Per quanto infatti manchi l’ufficialità, la stipula della convenzione – da 29 anni e da quasi un miliardo e mezzo di lavori – con Sie sembra ormai cosa fatta.
La stipula della convenzione con Sie sembra cosa fatta
All’origine dell’improvvisa accelerazione, dopo tre mesi in cui parte dell’Assemblea territoriale idrica – l’organo in cui siedono i 58 sindaci della provincia – aveva fatto le barricate contro un accordo ritenuto eccessivamente a favore degli interessi del socio privato di Sie, c’è il nuovo commissariamento dell’Ati disposto dalla Regione mercoledì scorso.
A ricevere l’incarico di sostituirsi all’assemblea e chiudere la pratica con Hydro Catania, il socio privato di Sie in cui spiccano le famiglie Cassar, Virlinzi e Zappalà, è stata nuovamente Francesca Spedale, la dirigente che già a gennaio era stata mandata a Catania salvo poi vedere congelato il proprio mandato in seguito alla decisione del presidente Renato Schifani e dell’assessore all’Energia Roberto Di Mauro di concedere tempo ai sindaci per provare a modificare i termini della convenzione. Un tentativo che i dissidenti – i sindaci di Catania, Acireale, Gravina di Catania, Biancavilla, Misterbianco, Tremestieri Etneo e Bronte – hanno portato a termine lo scorso mese, con una serie di emendamenti al testo che a fine 2023 era venuto fuori dalla trattativa tra il presidente dell’Ati Fabio Mancuso e l’amministratore delegato di Sie Sergio Cassar.
La nuova convenzione ha fatto esplodere la protesta dei privati
La nuova bozza di convenzione, tuttavia, si è scontrata contro la netta opposizione dei privati. Ed è sulla scia di questo rifiuto che nel nuovo decreto di nomina di Spedale, firmato stavolta soltanto da Schifani, si fa presente che il 19 marzo l’Ati ha fatto presente che “ad oggi, l’unico testo della convenzione aggiornata, accettato dalla controparte contrattuale e redatto in ottemperanza a quanto disposto con sentenza del Cga, resta quello già sottoscritto dalla Sie in data 16 ottobre 2023 e già proposto all’approvazione dell’Assemblea nel dicembre 2023”.
In sostanza, per la Regione l’unica strada possibile da percorrere – per adempiere ai doveri imposti dal Cga tra il 2021 e il 2022, con due sentenze in cui è stato stabilito il diritto di Sie a diventare gestore unico con una convenzione aggiornata ai tempi odierni – è quella che porta all’accettazione delle condizioni che avevano fatto infuriare i primi cittadini dissidenti. Proteste collegate all’importo dei lavori a esecuzione diretta spettanti a Hydro e alle clausole considerate troppo a favore di Sie: come l’impossibilità di subire penali nella fase di avviamento del servizio, l’assunzione del personale assunto a fine 2021 (e non 2022) dalle società attualmente gestori e il valore della fidejussione da presentare.
Il nuovo incarico assegnato a Spedale, oltre alla stipula della convenzione, prevede anche “l’approvazione delle relazioni conclusive” necessarie alla “definizione del perimetro delle gestioni da trasferire al gestore unico d’ambito (Sie)”. Un atto propedeutico che era rimasto fuori dalle consegne date in un primo momento alla commissaria ad acta e per questo all’origine della decisione, formalizzata a fine marzo, di revocare il decreto di nomina.
Colmata la lacuna, Spedale ha preso ufficialmente in mano la faccenda lo scorso 4 aprile: “Con il presente verbale l’avvocata Francesca Spedale si insedia formalmente presso Assemblea territoriale idrica di Catania – si legge nel documento visionato dal Quotidiano di Sicilia –. Il commissario ad acta rammenta che sarà necessario produrre, ai fini dell’adozione della delibera, il parere di regolarità tecnica attestante la regolarità e la correttezza dell’azione amministrativa e il parere di regolarità contabile, attestante la copertura finanziaria o l’assenza di oneri finanziari diretti o indiretti sulla situazione economico-finanziaria o sul patrimonio dell’ente”.
Un ingresso quello di Spedale che, a differenza di quanto accaduto a gennaio per la scelta del governo Schifani di concedere all’Ati di riaprire la trattativa con Sie, potrebbe rivelarsi all’insegna della risolutezza. Già ieri da più parti trapelavano le voci dell’avvenuta firma della convenzione con Sie e, per quanto fino al primo pomeriggio, stando a quanto risulta a questa testata, agli uffici della Assemblea territoriale idrica non erano pervenute notifiche ufficiali, la pratica è ritenuta ormai chiusa.
Con la firma Sie diventerebbe il gestore unico del servizio idrico
Così fosse, si compirebbe il passo decisivo per portare Sie a diventare il gestore unico del servizio idrico. La società, il cui 51 per cento delle quote è in mano ai Comuni ma che ha nel socio privato il reale motore operativo, da anni si occupa delle reti idriche in diversi comuni del Calatino. Una conduzione che per Cassar e Zappalà non rappresenterebbe certamente il debutto nelle vesti di gestore unico: i due imprenditori, infatti, tramite la Cogen sono soci di AcquaEnna, la società che si occupa del servizio in provincia di Enna da metà anni Duemila. E sempre tramite la stessa Cogen e insieme ad Acea Molise – impresa della galassia Acea Spa – sono gli unici ad avere fatto un’offerta per la gara da un miliardo e duecento milioni di euro per l’affidamento del servizio in provincia di Siracusa.
Ancora una volta, però, prima di dire che i giochi a Catania siano chiusi bisognerà attendere: la lunghissima storia che ruota attorno alla gestione del servizio idrico è stata ricca di ricorsi alla giustizia amministrativa. E tutto fa pensare che anche questa volta non verranno fatte eccezioni. Come se fosse un continuo voler buttare il pallone in tribuna o mettersi a fondo campo a fare il pallettaro, cercando di sfinire l’avversario.